Tombino divelto davanti all'abitazione del pm Bruni
CROTONE Un tombino divelto davanti all’abitazione del pm Pierpaolo Bruni, a Crotone, ha destato nuovamente preoccupazione tra le forze dell’ordine e non solo. E questa volta non è stato possibile ric…

CROTONE Un tombino divelto davanti all’abitazione del pm Pierpaolo Bruni, a Crotone, ha destato nuovamente preoccupazione tra le forze dell’ordine e non solo. E questa volta non è stato possibile ricostruire quanto accaduto perché da quasi dieci giorni il sistema di videosorveglianza, posto nei pressi dell’abitazione del magistrato, non esiste più. La decisione della prefettura è arrivata una settimana prima della notizia – resa nota da un detenuto – della preparazione di un nuovo attentato ai danni del pm della Dda di Catanzaro.
Sabato mattina una signora che abita lì vicino ha notato il tombino divelto con un pesante coperchio in ghisa spostato verso l’alto. Si è allarmata e ha chiamato la polizia. Sul posto sono giunti personale delle Volanti, della Scientifica e della Mobile di Crotone che hanno avviato tutti gli accertamenti del caso per capire che cosa fosse successo. E non dovrebbe essere facile ricostruire quanto accaduto proprio per l’assenza di quel servizio di videosorveglianza.
Le telecamere di sorveglianza erano sotto l’abitazione del magistrato dal 2007. Ma un anno e mezzo fa la prefettura ha abbassato il livello di protezione per Bruni che è passato dal secondo livello (che prevedeva due auto di scorta, tre uomini e un autista) al terzo (un’auto, un uomo di scorta e un autista, a loro si aggiunge a volte un altro uomo). Nell’ambito del depotenziamento della tutela al magistrato è rientrato, appunto, anche lo smantellamento delle telecamere di sorveglianza, che è avvenuta però da poco tempo. Circa dieci giorni fa alcune gru alte quindici metri hanno rimosso il sistema di controllo. E una settimana dopo un detenuto del carcere di Siano avrebbe parlato con un funzionario della polizia penitenziaria riferendo di un attentato in “programma” per Bruni. Il detenuto sarebbe entrato nei dettagli: la superstrada 107 che collega Cosenza a Crotone sarebbe stata scelta quale luogo per compiere un attentato nei confronti del pm antimafia. Il magistrato, che ha coordinato inchieste contro i clan crotonesi, vibonesi e cosentini, è solito percorrere quell’arteria a bordo di una Bmw 320 blindata di colore grigio, protetto solo da un autista e da una guardia del corpo. Oltre a indicare il punto esatto dell’attentato – ovvero una galleria in cui è attivo un circuito di videosorveglianza – il detenuto avrebbe inoltre rivelato che Bruni è pedinato da tempo.
Lo scorso marzo sono state proprio quelle telecamere a ricostruire quanto accaduto alla Panda di proprietà del padre del magistrato. Due persone a bordo di un’altra Panda, nel cuore della notte, sono andati sotto l’abitazione della famiglia Bruni e hanno messo in moto l’automobile del padre del sostituto procuratore. La Panda, usata da quelle persone, è stata poi trovata bruciata in una campagna di Crotone. E’ stato possibile ricostruire tutto ciò grazie a quelle telecamere.
Nei giorni scorsi nuovi danneggiamenti si sono verificati nei pressi della casa del magistrato: è stato distrutto il vetro di un palazzo vicino e un’automobile è stata danneggiata. Da sabato all’elenco si aggiunge anche il tombino divelto. Si tratta di episodi che potrebbero avere diverse spiegazioni, ma che senza quelle immagini del circuito di videosorveglianza è molto difficile ricostruire.
Intanto, il sostituto procuratore continua a spostarsi con una sola automobile e a vivere “blindato”. In questo periodo spesso arriva nel tribunale di Cosenza – dove si stanno svolgendo processi contro i clan del Cosentino – accompagnato da un solo uomo della scorta e dal suo autista.
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it