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Solo la legalità potrà salvare la Calabria

Che Roma nel suo complesso fosse il centro del malaffare era abbastanza risaputo. Che il sito municipale fosse così invaso, come il procuratore Pignatone sta dimostrando, erano però in pochi ad immag…

Pubblicato il: 24/12/2014 – 9:32
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Che Roma nel suo complesso fosse il centro del malaffare era abbastanza risaputo. Che il sito municipale fosse così invaso, come il procuratore Pignatone sta dimostrando, erano però in pochi ad immaginarlo. 

La ‘ndrangheta dilaga dappertutto. Ciò che stupisce è il coinvolgimento malaffaristico delle cooperative in quanto tali. Non tutte per fortuna. In mezzo all’oceano di quelle sane emergono quelle dominate dai malavitosi e/o governate da politici senza scrupoli. 

Le prime inorgogliscono i soci in quanto eredi della migliore tradizione del movimento operaio e cooperativo italiano, autentiche espressioni di concretezza e mutualità, dove l’insieme dei componenti, con pari diritti e doveri, si ritrovano e perseguono fini comuni.

Le altre offendono la morale, calunniano la storia, mortificano le lotte operaie di ieri e di oggi. In queste emerge un esercizio funzionale e strumentale volto solo all’arricchimento indebito di alcuni “ideatori” e “organizzatori” collusi che irrompono sul mercato attraverso vesti giuridiche, per l’appunto quelle delle cooperative, tali da rendere presentabili strumenti di guerra spesso in uso a sudice “battone” della politica, produttive di utili altrimenti impensabili. 

La delinquenza, sia in senso stretto che in senso lato, non conosce limiti. Supera facilmente barriere fino a ieri insormontabili. Ha scoperto l’utilizzo strumentale del movimento cooperativistico funzionale a garantire ulteriori privilegi e guadagni illeciti quanto facili, con il rischio di far passare la forma cooperativa per la peggiore impresa. Le magagne, le collusioni producono sempre effetti devastanti. E così il più sano soggetto imprenditoriale che ha contribuito alla crescita dell’Italia per i valori di solidarietà e mutualità deve ora risorgere dalle ceneri. 

Non solo. Indegno è anche il modo di esercitare l’impresa nei rapporti con i subordinati. Quanti sono infatti gli imprenditori che pretendono dalla mano d’opera impiegata la restituzione di parte del salario in moneta contante? In quanti usano il movimento come esca per soddisfare la richiesta di lavoro dei disoccupati per tenerli assoggettati, sino a disporne quasi totalmente? Quante sono in Calabria le  cooperative inquinate? E, tra queste, quante sono quelle che svolgono di fatto il novellato caporalato? 

Bisogna fare chiarezza in tal senso e trovare correttivi. Una parvenza di verginità non può spianare la strada per conseguire appalti e trasformare in “normalità” l’uso di strumenti contrattuali indebiti. Il controllo costante diventa fattore primario per contrapporsi a che gli intrallazzatori e i manovratori, più o meno occulti, non occupino la pubblica amministrazione.

La strada è in salita e c’è molto da lavorare. La politica deve ritornare a svolgere il suo ruolo. Non più schiava di potentati familiari e di squallidi personaggi al loro servizio. Il vuoto di partecipazione nelle regionali di Emilia e Calabria è conseguenza della sfiducia dei cittadini nelle istituzioni. Alcuni successi alle trascorse elezioni comunali sono la dimostrazione dell’uso peggiore che si fa del lavoro mediato attraverso le cooperative che trovano, spesso senza titolo, spazio occupazionale. 

Dunque, attraverso l’improprio uso delle cooperative si sta venendo a creare un particolare e pericoloso insieme. Una confusione strategica degli interessi mafiosi con quelli della peggiore politica, che fonda il suo consenso sull’asservimento di coscienze povere, sempre alla ricerca di qualche euro per vivere. L’incertezza del domani apre le porte ai nuovi ricatti e alla subalternità senza rimedio. 

A fronte di questo, vi è il dramma dei giovani. Non ce la fanno a resistere in una Calabria dove dominano sotterfugi, malaffare, intimidazione. Solo la legalità a tutti i livelli, il lavoro, la cultura possono aprire nuovi orizzonti. 

Dunque, un monito e un augurio al nuovo governatore Mario Oliverio. Roma docet

Occorre stare attenti ai travestimenti e alle facili alleanze. Spesso nascondono insidie per la civiltà e il progresso dei quali la Calabria ha bisogno per crescere. Bisogna puntare sui diritti che costituiscono l’essenza stessa della democrazia. Principalmente, su quelli che garantiscono lavoro, sanità, cura del territorio e servizi sociali. In difetto, tutto continuerà come prima!

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