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Quando Chizzoniti "legittimò" i giornalisti del Consiglio

REGGIO CALABRIA Se stretta ci deve essere in materia di nomine di consulenti esperti, questa deve riguardare tutte le figure che coadiuvano i consiglieri regionali. Il botta e risposte tra il segreta…

Pubblicato il: 18/02/2015 – 11:03
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Quando Chizzoniti "legittimò" i giornalisti del Consiglio

REGGIO CALABRIA Se stretta ci deve essere in materia di nomine di consulenti esperti, questa deve riguardare tutte le figure che coadiuvano i consiglieri regionali. Il botta e risposte tra il segretario generale di Palazzo Campanella, Carlo Calabrò, e il segretario generale del Confail, Claudio Giannini in materia di assegnazione di incarichi professionali e rispetto della relazione del ministero dell’Economia e finanza lascia molteplici punti interrogativi. Soprattutto per quanto attiene la materia delle consulenze giornalistiche. E in particolar modo la posizione dei giornalisti alle dipendenze del consiglio regionale. Stando alle parole dell’esponente sindacale, Calabrò avrebbe chiesto un’attenta valutazione del personale da scegliere in ausilio dei nuovi inquilini di Palazzo Campanella senza però avere lo stesso zelo nei riguardi dei dirigenti e dei giornalisti alle dipendenze del consiglio regionale. «Perché non manda a casa dirigenti e giornalisti senza titoli che costano milioni di euro annui?», si interrogava Giannini che paventava il rischio, per il segretario generale, di danno erariale per il mancato adeguamento ai rilievi della relazione del Mef.

Un appunto che, tuttavia, per quanto concerne la posizione dei giornalisti dell’ufficio stampa di Palazzo Campanella, potrebbe risultare ingiustificato. Almeno stante alle controdeduzioni presentate in materia dal consiglio regionale sia da un’apposita seduta pubblica svoltasi, sullo specifico argomento, dalla Commissione di Controllo e Vigilanza del consiglio regionale presieduta dall’avvocato Aurelio Chizzoniti. «Dalla lettura e dalla rilettura della relazione del Mef sulla Regione Calabria – sosteneva l’allora presidente della commissione di Vigilanza – saltano agli occhi elementi opinabili ed in qualche caso indifendibili, ma, per quanto riguarda il capitolo sugli uffici stampa del consiglio e della giunta regionali e per i giornalisti che vi lavorano, sono evidenti macroscopici, madornali errori sui quali è compito, anche di questa Commissione, far piena luce, allontanando pettegolezzi ed illazioni». Una posizione espressa da Chizzoniti proprio in occasione dell’apertura dei lavori della seduta pubblica della commissione “Vigilanza e Controllo”.
In quell’occasione la commissione aveva audito diverse persone e acquisito molto materiale per comprendere appieno la vicenda. E le conclusioni erano state durissime: Il presidente Chizzoniti aveva definito l’attività svolta dagli ispettori del Mef densa di «superficialità». Su tutti l’ispettore Mosella avrebbe «erroneamente considerato – scriveva Chizzoniti – una “temporanea assunzione” di “soggetti esterni” la delibera con cui nel 2005 sono stati nominati, rispettivamente capo e vice capo dell’ufficio stampa, i giornalisti Gianfranco Manfredi e Romano Pitaro che, invece, risultano documentalmente, nella stessa delibera, “in servizio presso l’ufficio stampa del consiglio regionale” addirittura da 28 anni Manfredi e 25 Pitaro». E anche in tema di contribuzione la Commissione aveva accertato che «ai giornalisti degli Uffici stampa della Regione, infatti, si è accertato – aveva chiarito l’ex presidente Chizzoniti – che vengono corrisposti, fin dal 1975, esclusivamente gli stipendi previsti dal contratto nazionale della categoria». Per poi concludere plasticamente: «Non ci sentiamo difensori d’ufficio perché la toga degli indifendibili noi non la indossiamo! Ma, sulla scorta delle notizie e dei documenti acquisiti, vogliamo tutelare professionalità preziose, alcune delle quali da decenni al servizio dell’istituzione e della sua trasparenza».

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