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Cara Bindi, qui la musica non è cambiata

È paradossale apprendere che la commissione parlamentare Antimafia avrebbe voluto convocare la dottoressa Lanzetta per chiarire alcune dichiarazioni rese, da ministro, in un’intervista al “Corriere…

Pubblicato il: 25/02/2015 – 21:05

È paradossale apprendere che la commissione parlamentare Antimafia avrebbe voluto convocare la dottoressa Lanzetta per chiarire alcune dichiarazioni rese, da ministro, in un’intervista al “Corriere della Sera”, in merito agli atti intimidatori subiti quando era sindaco, e non già sulle gravi motivazioni che hanno indotto la stessa a prendere le distanze dalla giunta regionale. La presidente Bindi che parla di «contraddizioni», evidentemente, non ricorda l’intervista in questione; allo stesso modo, oggi, dimentica alcune dichiarazioni che, nel mese di giugno 2013, lei stessa, da deputato in quota Pd per la provincia di Reggio, aveva reso in un’intervista sulla situazione del partito in Calabria; parole, quelle dell’onorevole Bindi, che facevano, tra l’altro, eco a quelle dell’ex ministro Barca: «Pd in Calabria in mano ai capibastone? Barca non critica, ma fotografa». Ricordo che le parole di Rosy Bindi, allora, suscitarono la sensibilità e la reazione di molti esponenti regionali del mio partito, nonostante ella si fosse premurata di precisare che la dichiarazione, sebbene brutale, era una fotografia impietosa sul Pd calabrese e sulla politica che, non solo in Calabria, ma in generale al Sud, è «da sempre legata più alle persone che ai partiti, una caratteristica che rappresenta anche un problema». Ancora Bindi spiegava che il partito andava rifatto in Calabria, «dove capi e capetti si auto legittimano» e dove «le pratiche clientelari sono l’anticamera della criminalità». A distanza di poco più di un anno, all’onorevole Bindi faccio presente che, nonostante i congressi, la musica in Calabria è sempre la stessa, considerato che i veri direttori d’orchestra non sono affatto cambiati e che il tutto procede, indisturbato, sotto un regime di “restaurazione”, né più né meno di quanto affermato dall’ex ministro Lanzetta giorni addietro e che, a sua volta, fotografa lo stesso “panorama” di circa un anno fa. Ha ragione Lanzetta quando asserisce che in Calabria «c’è qualcosa di peggio della paura che è la fatica di vivere ogni giorno». È sentendo quotidianamente questa fatica che si può rappresentare una provincia in cui si ottengono migliaia di voti e che merita, quanto meno, un’attenzione più approfondita. Se è vero che l’onorevole Bindi «ha troppo rispetto dei democratici calabresi per occuparsi del Pd locale», come lei stessa ha dichiarato in passato, si occupi, allora, delle necessità dei tanti cittadini della provincia di Reggio che l’hanno sostenuta; provi ad aiutarci a diffondere, qui e ora, una logica diversa, non quella della sopraffazione, ma quella della libertà; domandi la presidente a chi di dovere come mai nessun consigliere regionale calabrese sembra disposto a presiedere la commissione regionale Antimafia, al momento, l’unica non istituita, assieme a quella di vigilanza. Che la presidente Bindi, nella sua duplice veste di deputato eletto in provincia di Reggio Calabria e di presidente dell’Antimafia, venga d’ora in avanti a farci visita, non soltanto per comunicarci di «possibili commissioni d’accesso in arrivo», ma per contribuire attivamente all’apertura di circoli del Pd nelle zone abbandonate dell’entroterra aspro montano; come a Platì, ad esempio, un comune marginalizzato e continuamente represso, destinatario non solo di decreti di scioglimento per infiltrazioni mafiose ma, anche, di una miriade di false promesse, dispensate qua e là dai vertici provinciali e regionali del mio partito che, prima delle elezioni, si sono dilettati a promettere chi un seggio per le primarie, chi un circolo del Pd, chi la propria visita una volta eletto, senza poi realizzare nulla di tutto questo. Il comune di Platì, a maggio, sarà chiamato a rinnovare la propria amministrazione comunale e lo stato dell’arte ci descrive una situazione allarmante: nessun presidio politico presente, solo il rischio dell’ennesimo commissariamento, l’inesistenza della democrazia che denunciammo già a febbraio 2012 con il giudice Romano De Grazia, circostanza in cui, ancora una volta, precisammo che il 416-ter senza la legge Lazzati, nel suo testo originario, non fornisce alla magistratura quel “bisturi” normativo necessario per recidere il connubio mafia-politica al momento elettorale ed incastrare così i candidati che si fanno sponsorizzare dai sorvegliati speciali. Ci risulta che queste osservazioni siano state messe in evidenza e rappresentate in commissione Antimafia dai magistrati calabresi della Dda di Catanzaro, Vincenzo Luberto e Pierpaolo Bruni, nonché dal senatore Francesco Molinari. La delusione più grande è constatare che il mio partito dimostri ancora disinteresse verso un territorio che tanto ha dato in termini di consenso elettorale e nulla ha ricevuto in termini di rappresentanza e di garanzia istituzionale. Occuparsi della “banda ultra larga” è importante ma, al presidente Oliverio dico che, nella Locride, esistono realtà in piena emergenza, denunciate da più parti, dove mancano infrastrutture e servizi primari, dove non esiste ancora l’elettrificazione della rete ferroviaria, dove il dissesto idrogeologico continua a far danni, dove si registra la “latitanza” della politica, dove non sono più accettabili giustificazioni e ritardi ulteriori. Che la politica si occupi di risolvere i veri problemi della Calabria, non servirsene per perpetuare il proprio potere.

*Dirigente Pd Calabria

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