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Corruzione, Masciari: «Inasprire le pene»

ROMA «Sono anni che continuo a ripeterlo che la ‘ndrangheta è radicata in ogni angolo geografico, ma ogni volta che in un Comune si scoprono le collusioni mafiose ci si meraviglia». A sottolin…

Pubblicato il: 03/03/2015 – 17:07
Corruzione, Masciari: «Inasprire le pene»

ROMA «Sono anni che continuo a ripeterlo che la ‘ndrangheta è radicata in ogni angolo geografico, ma ogni volta che in un Comune si scoprono le collusioni mafiose ci si meraviglia». A sottolinearlo è il testimone di giustizia, Pino Masciari, che si riferisce alle recenti vicende che hanno visto indagato per corruzione e peculato il sindaco di Mantova. «Un mix tra imprenditori, politici e addirittura il presidente emerito del Consiglio di Stato – afferma Masciari – di cosa ci si dovrebbe meravigliare? La prima cosa sarebbero le dimissione di queste persone, mentre invece restano sempre seduti al proprio posto; pertanto continueremo sempre a svegliarci al mattino leggendo notizie simili».
«Finché le leggi e le condanne inflitte resteranno ininfluenti, il sistema giudiziario sarà complesso. Non c’è una legge anticorruzione paragonata a quella dell’ associazione mafiosa – prosegue l’interessato – vedremo dietro le sbarre mafiosi considerati alla stregua del peggior ladro di polli. Le condanne vanno inasprite e inflitte anche ai servitori “infedeli” dello Stato. C’è iniquità in tutto questo: basta guardare la pena inflitta a Fabrizio Corona, 11 anni per aver violato la privacy di qualche calciatore “viziato” mentre poi per associazione mafiosa, corruzione, o ancor peggio, si condanna per molto meno. Bisogna infliggere pene durissime a questi vigliacchi, almeno 20 anni per chi si macchia di questi reati, pene uguali inflitte ai testimoni di giustizia che 20 anni fa denunciavano le mafie, l’esilio dalla propria terra, l’impossibilità a poter contattare chiunque, privati della propria libertà e della propria dignità: è così che il 41 bis andrebbe applicato. Oggi il carcere duro assomiglia più a un hotel a 5 stelle, forse in previsione che ne faccia uso qualche politico o togato condannato», conclude il testimone di giustizia. 

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