PAOLA È finita sotto i riflettori di “Presa diretta”, la trasmissione curata da Riccardo Iacona, la vicenda dei tonnetti alletterati pescati lungo il Tirreno cosentino nelle cui lische è stata riscontrata la presenza di un alto grado di concentrazione di Idrocarburi policiclici aromatici (Ipa). Ma anche di Policlorobifenili (Pcb). Elementi considerati dalla letteratura scientifica altamente pericolosi per la salute umana e causa anche di mutazione genetica dei pesci. Una storia emersa grazie all’inchiesta del Corriere della Calabria. Ai microfoni di Elena Stramentinoli, l’inviata dalla trasmissione andata in onda su Raitre, il giornalista Roberto De Santo ha ricostruito la vicenda pubblicata sul settimanale e rilanciata anche sito dello stesso Corriere della Calabria. Una storia che rientra nella più complessa emergenza che attiene il Mediterraneo contaminato da varie forme di inquinamento. Ed è proprio su questo fronte che la puntata andata in onda domenica sera – dal tema emblematico “Salviamo il mare” – si è concentrata passando in rassegna il mondo di rifiuti di ogni sorta che in vari modi finisce nelle nostre acque: dalle plastiche ai reflui fognari non depurati.
Su quest’ultima situazione l’inviata di “Presa diretta” ha intervistato il procuratore capo della Repubblica di Paola, Bruno Giordano, titolare di una complessa indagine che ha portato a scoprire decine di casi di malfunzionamento di depuratori lungo la costa tirrenica cosentina. Stando a quanto emerso dalle parole del procuratore capo, quattordici depuratori che servono altrettanti comuni della costa avrebbero presentato disfunzioni che, in alcuni casi, avrebbero prodotto lo sversamento in acqua dei reflui senza alcuna depurazione.
Ma la puntata di Presa diretta si è occupata anche della vicenda dell’inquinamento della Valle dell’Oliva con un’intervista al responsabile del Comitato “Natale De Grazia”, Gianfranco Posa. Una storia già finita al centro di un’inchiesta della Procura di Paola e che è alla base del processo davanti la Corte d’Assise di Cosenza dove si trova alla sbarra un imprenditore di Amantea, Cesare Coccimiglio con altre 4 persone accusate a vario titolo di aver interrato nell’area fino a 140mila metri cubi di materiale pericoloso – soprattutto metalli pesanti, ma anche cesio 137 – provocando la contaminazione dell’ambiente e cagionando anche la morte di un pescatore che abitualmente si recava in zona. Il viaggio di “Presa diretta” ha consentito di far comprendere la complessità dei problemi che riguardano il pianeta mare e la necessità di intervenire per ridurre l’inquinamento delle acque e conseguentemente il rischio di contaminazione della catena alimentare che proviene dal mare.
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