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Il latitante che voleva travestirsi da frate

COSENZA La barba lunga per non tradire la sua età. È cambiato nell’aspetto Daniele Lamanna e dimostra più dei suoi 41 anni. Infatti, proprio per quella barba aveva pensato di indossare un saio e tr…

Pubblicato il: 25/03/2015 – 13:14
Il latitante che voleva travestirsi da frate

COSENZA La barba lunga per non tradire la sua età. È cambiato nell’aspetto Daniele Lamanna e dimostra più dei suoi 41 anni. Infatti, proprio per quella barba aveva pensato di indossare un saio e travestirsi da frate. È stato proprio l’ex latitante ed esponente della ‘ndrangheta cosentina a svelarlo ai poliziotti martedì sera subito dopo la sua cattura, avvenuta verso le 20 a Trenta, nel Cosentino.

Lamanna è destinatario di due ordinanze di custodia cautelare in carcere: una emessa lo scorso novembre dalla Dda di Catanzaro nei confronti del clan “Rango-Zingari” e l’altra emessa nei giorni scorsi per l’omicidio di Luca Bruni, il figlio del boss “Bella bella”. Lamanna è ritenuto, infatti, esecutore materiale di quel delitto. I dettagli della sua cattura sono stati illustrati, questa mattina, nella questura di Cosenza. «Un arresto reso possibile grazie a un lavoro di squadra sinergico e intenso degli uomini della squadra mobile e della Dda, in particolare del sostituto procuratore Pierpaolo Bruni», come ha sottolineato il questore Luigi Liquori. Che ha aggiunto: «Ci siamo trovati di fronte a un personaggio di elevato spessore criminale, che è sfuggito al l’ordinanza di custodia cautelare non tanto per sottrarsi all’arresto quanto perché temeva i dissidi interni ed esterni al clan. Lo dimostra il fatto che ieri lo abbiamo trovato con una pistola calibro 7.65 con un colpo in canna e matricola parzialmente abrasa. La teneva per difendersi».

I particolari della cattura sono stati rivelati dal dirigente della squadra mobile di Cosenza, Giuseppe Zanfini che era sulle tracce di Lamanna dallo scorso dicembre: «Da tempo seguivamo la compagna e il suocero, ma la scintilla è scoccata domenica sera quando abbiamo visto la compagna uscire dalla casa della madre con un borsone – che conteneva indumenti e beni di prima necessità – tutta incappucciata: ha messo il borsone in fretta nell’auto guidata dal padre e si è allontanata. Il suocero di Lamanna guidava non la sua vettura ma quella della moglie. Elementi che hanno destato sospetto. Inoltre, il suocero del latitante è tornato a casa da solo, senza la figlia. Il nostro monitoraggio da domenica fino a ieri sera è stato costante. Altro tassello determinante è stato rappresentato dai spostamenti di una cugina, che nel pomeriggio di lunedì è andata dalla sua abitazione di Saporito a Trenta dove si è fermata per quindici minuti. Quella palazzina in cui è stato trovato Lamanna è nella disponibilità del suocero. Infatti, osservando i suoi movimenti abbiamo notato qualcosa di strano. Martedì pomeriggio il suocero è stato all’interno di un appartamento tutto il pomeriggio. Poi ha preso il nipotino di nove anni e usando un’altra macchina si è allontanato. A quel punto abbiamo capito che era il momento di intervenire». E gli agenti della Mobile fanno irruzione. «Lamanna – ha aggiunto Zanfini – era armato. Aveva una pistola calibro 7.65 in tasca con colpo in canna e 36 cartucce conservate in una custodia di pelle. Subito abbiamo chiesto al suocero di allontanarsi assieme al bambino. Dobbiamo riconoscere che l’ex latitante è stato disponibile. Riteniamo che fosse lì da qualche giorno, che in quella casa lui fosse di passaggio. Infatti, poi ha svelato che fosse in quell’appartamento solo per incontrare il figlio. Lo abbiamo cercato anche in altre regioni di Italia, in particolare in Toscana dove pensiamo sia stato per qualche periodo».

«I ragazzi della Mobile – ha detto il questore – lo hanno seguito anche con le loro macchine personali e non per carenza di mezzi, ma per non essere riconosciuti. È stato lui stesso ieri sera a dirci che effettivamente aveva notato una Panda. Il suocero nell’adottare tutte le accortezze del caso ci ha messo in guardia. L’eccesso di prudenza ha destato i nostri sospetti. Una situazione che – sottolinea Liquori – ricorda quello che De Gregori canta in “Il bandito e il campione”».

A tale proposito il dirigente della Mobile svela un particolare: «Il suocero e la compagna una volta a settimana facevano bonificare le loro automobili. Al momento della cattura e subito dopo Lamanna ha parlato poco, mantenendo l’aplomb del criminale di spessore». Alla conferenza stampa erano presenti anche il vicedirigente della Mobile, Francesco Falcone, e il responsabile della sezione criminalità organizzata e “Catturandi” Gianfranco Gentile. Al momento gli inquirenti stanno valutando la posizione del suocero e di altre persone che avrebbero protetto la sua latitanza. E si procederà anche a fare accertamenti sulla pistola rinvenuta.

Mirella Molinaro

m.molinaro@corrierecal.it

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