MILANO Quaranta dei quasi cento imputati, finiti alla sbarra nell’aula bunker vicino al carcere milanese di San Vittore a seguito di una maxi-inchiesta sul traffico di stupefacenti con legami con la ‘ndrangheta, hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato che prevede lo sconto di un terzo sulla pena in caso di condanna. È emerso dall’udienza di oggi, a porte chiuse, davanti al gup di Milano Giuseppe Gennari, che il prossimo 10 giugno emetterà le sentenze per i riti alternativi e deciderà se rinviare a giudizio o meno i quasi 50 imputati che hanno scelto, invece, di restare in udienza preliminare. Gli imputati erano stati arrestati in varie tranche negli ultimi anni in un’indagine, coordinata dal pm Marcello Musso, sul traffico di stupefacenti, gestito con legami con storiche famiglie della ‘ndrangheta nel quartiere milanese di Quarto Oggiaro. Alla gran parte degli imputati viene contestata l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico con l’aggravante mafiosa. L’inchiesta, denominata “Pavone” e che vede al centro anche il clan Crisafulli, aveva portato, lo scorso luglio, ad altri 31 arresti. Tra gli imputati che hanno scelto l’abbreviato c’è Nicola Tatone, mentre Biagio Crisafulli e Antonino Paviglianiti hanno scelto la strada dell’udienza preliminare e del rito ordinario. Il prossimo primo aprile, davanti al gup, verrà interrogato uno degli imputati che ha scelto l’abbreviato, Alessandro Crisafulli, e saranno ascoltati anche altri due imputati-pentiti, Luciano Nocera e Bruno Orru’. Altre persone, coinvolte nel maxi-procedimento, hanno già scelto, invece, di patteggiare.
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