CATANZARO Sono servite oltre due ore di camera di consiglio ai giudici della seconda sezione penale d’appello del Tribunale di Catanzaro, per decidere di confermare le condanne di primo grado relative allo stralcio catanzarese del processo “Plinius”. Il filone catanzarese è relativo alla posizione degli imputati che avevano fatto richiesta di rito abbreviato.
Nel dettaglio, sono state confermate le condanne all’ex componente della giunta del Comune di Scalea, Antonio Stummo, a 4 anni e 8 mesi, a Francesco Saverio La Greca, di Santa Domenica Talao, a 4 anni e 8 mesi e infine a Roberto Cesareo, Andrea Esposito, Antonio Pignataro, tutti e tre di Cetraro, e Franco Valente, di Scalea, a 3 anni e 4 mesi ciascuno. Riviste invece le condanne a Pietro Valente, di Scalea, da 12 anni e 8 mesi di reclusione a 10 anni e all’ex assessore al Commercio del Comune di Scalea, Franco Galiano, da 7 anni e 8 mesi a 6 anni e 10 mesi. Per quest’ultimo, i giudici hanno anche rigettato la richiesta di convertire la pena detentiva negli arresti domiciliari, avanzata dai suoi difensori.
LA VICENDA
Nel luglio 2013, i carabinieri di Cosenza, coordinati dalla Dda di Catanzaro, avevano tratto in arresto 38 persone tra le quali il sindaco Pasquale Basile e 4 assessori del Comune dell’alto Tirreno cosentino, con una operazione scaturita dalle indagini sulle presunte infiltrazioni della cosca Valente-Stummo nella vita amministrativa dell’Ente.
Le indagini avevano ricostruito come negli anni fossero stati condizionati gli esiti per l’aggiudicazione di appalti in tema di gestione del ciclo dei rifiuti, concessione di terreni demaniali, parcheggi a pagamento, pubblicità nelle aree demaniali, portando anche al sequestro di beni per 60 milioni di euro oltre ad aver trovato riscontro ad
una tangente per 500mila euro solo in parte corrisposta. Pochi mesi dopo gli arresti, il Comune di Scalea venne così per infiltrazioni mafiose e quindi commissariato.
Successivamente all’operazione che aveva portato in carcere gli indagati, otto di loro avevano quindi chiesto il rito abbreviato, ottenendo così lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna. La loro posizione venne stralciata e inviata a Catanzaro, dove nell’aprile 2014 il gup Assunta Maiore, dopo le richieste del pm Vincenzo Luberto, condannò gli otto imputati. Condanne che, come detto, sono state sostanzialmente confermate anche in Appello, dimostrando che la struttura accusatoria si fondava su solide basi.
Alessandro Tarantino
a.tarantino@corrierecal.it
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