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Prestazioni sessuali per ottenere i fondi antiusura

COSENZA Avrebbero dovuto aiutare gli imprenditori in difficoltà e invece si sarebbero trasformati in casseforti clientelari aperte ad aziende che non ne avrebbero avuto diritto. Inizierà il prossim…

Pubblicato il: 01/04/2015 – 14:29
Prestazioni sessuali per ottenere i fondi antiusura

COSENZA Avrebbero dovuto aiutare gli imprenditori in difficoltà e invece si sarebbero trasformati in casseforti clientelari aperte ad aziende che non ne avrebbero avuto diritto. Inizierà il prossimo 22 aprile il processo sullo scandalo dei confidi d’oro a Cosenza, una truffa perpetuata con i fondi statali antiusura, stanziati dal ministero dell’Economia e delle Finanze negli anni 2008-2012, dai responsabili delle cooperative di garanzie fidi “Opus homini” e “Finlabor”. Nella vicenda sono coinvolti Gianfranco Vecchione, Giuseppe Carotenuto e Giovanni Falanga, responsabili degli enti all’epoca della vicenda. In fase di indagini i tre erano stati indagati per truffa e associazione a delinquere.
Oggi, nel corso di quella che doveva essere la prima udienza, il pm della Procura di Cosenza, Salvatore Di Maio ha riformulato il capo di imputazione. Secondo l’impianto accusatorio, i tre nel loro ruolo di organizzatori e promotori si sarebbero associati per commettere più reati di truffa aggravata. In particolare, Carotenuto, Vecchione e Falanga – in qualità rispettivamente di presidente e direttore generale della “Opus homini” i primi due e l’altro di presidente della “Finlabor” – mediante la costituzione dei confidi “Opus homini” e “Finlabor” avrebbero presentato richieste di erogazioni dei fondi da parte del ministero dell’Economia e della Finanza, si sarebbero resi responsabili della fraudolenta valutazione delle condizioni di merito creditizio delle aziende richiedenti le garanzie, l’inoltro di istanze di finanziamento a istituti di credito convenzionati con i due organismi. Avrebbero falsificato le lettere bancarie di rigetto del finanziamento, presentando agli istituti di credito convenzionati istanze di accesso ai fondi antiusura con il certificato di rigetto del finanziamento, inducendo in errore il ministero dell’Economia. In questo modo, si sarebbero procurati un ingiusto profitto per 513.475 euro, successivamente incrementato in virtù del ricorso alla procedura di reinvestimento delle somme percepite secondo il meccanismo del moltiplicatore con corrispettivo danno per il ministero.
In concorso tra loro – è scritto nel provvedimento di riformulazione del capo d’imputazione di cui oggi il tribunale ha preso atto – “con più azioni esecutive di uno stesso disegno criminoso”, poste in essere in tempi diversi con artifici e raggiri avrebbero predisposto false lettere bancarie di rigetto delle richieste di finanziamento assistite da garanzie del Confidi per un valore pari al 50% dell’importo complessivo. Avrebbero simulato un elevato rischio finanziario delle imprese richiedenti, ovvero nel fingerne lo “stato di merito creditizio” e quindi di illiquidità economica e prossimità al fallimento. I tre avrebbero l’aggravante di aver commesso i reati contestati attraverso l’abuso di poteri e la violazione del ruolo svolto di pubblico servizio.
Vecchione e Carotenuto, nel 2012, avrebbero convinto una persona a versare 2.400 euro per l’istruzione della pratica e il successivo tesseramento. Solo se avesse versato la somma, la cliente avrebbe ottenuto l’erogazione dei fondi richiesti. Sempre secondo l’impianto accusatorio, Vecchione nel settembre del 2010, avrebbe chiesto a una donna una relazione sessuale in cambio dell’erogazione del mutuo agevolato dall’istituto di credito Bcc di Cosenza con garanzia del fondo antiusura nella disponibilità del Confidi. In un altro caso, uno degli imputati avrebbe anche richiesto in cambio la prestazione gratuita di lavori di tappezzeria nell’abitazione in uso alla sua ex moglie.
Carotenuto, ex consigliere provinciale di Cosenza, ha recentemente ottenuto alcuni incarichi: uno al Comune di Cosenza come consulente del presidente del consiglio comunale Luca Morrone. E un altro alla Regione come componente della struttura speciale del consigliere di Forza Italia Ennio Morrone, che di Luca è il padre.

 

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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