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Omicidio Taranto, sopralluogo sulla scena del crimine

COSENZA Proseguono senza sosta le indagini sulla morte di Antonio Taranto, il 26enne ucciso a via Popilia, quartire popolare di Cosenza quasi dieci giorni fa. Oggi un sopralluogo tecnico è stato eseg…

Pubblicato il: 07/04/2015 – 17:20
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Omicidio Taranto, sopralluogo sulla scena del crimine

COSENZA Proseguono senza sosta le indagini sulla morte di Antonio Taranto, il 26enne ucciso a via Popilia, quartire popolare di Cosenza quasi dieci giorni fa. Oggi un sopralluogo tecnico è stato eseguito nell’ingresso del palazzo dove e’ stato trovato il ragazzo esanime. La Procura ha iscritto Domenico Mignolo e Leonardo Bevilacqua nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio e porto illegale di armi. Una terza persona, la moglie di Bevilacqua, è indagata invece per favoreggiamento. I pm della Procura di Cosenza, Donatella Donato e Antonio Bruno Tridico, titolari delle indagini, sono ritornati questo pomeriggio sulla scena del crimine assieme a carabinieri, consulenti di parte e vigili del fuoco. Gli accertamenti si sono resi necessari alla luce dello sviluppo delle indagini e hanno riguardato sia il piano rialzato che il primo piano, dove si trova l’appartamento di Bevilacqua uno degli indagati per l’omicidio. L’obiettivo era anche quello di analizzare alcune tracce con strumenti specifici. Sull’esito del sopralluogo vige uno stretto riserbo.
Secondo la ricostruzione del delitto, Taranto e Bevilacqua si trovavano in una discoteca di Rende assieme ad altre persone. Sarebbe, poi, scoppiata una lite sfociata soltanto in un’aggressione verbale tra il gruppo di Bevilacqua e altre persone che erano assieme a Domenico Mignolo. I due gruppi avrebbero discusso e poi si sarebbero dati appuntamento a via Popilia dove abitano Mignolo, Bevilacqua, la vittima e anche altre persone che erano con loro nel locale. Attorno alle quattro di notte arriva una segnalazione alle forze dell’ordine che giungono a via Popilia e trovano Taranto in fin di vita. Morirà durante il trasporto in ospedale per ferite di arma da fuoco riportate alla spalla. Nell’immediatezza dei fatti sono iniziate le indagini per cercare di capire che cosa fosse successo all’alba di domenica nel secondo lotto di via Popilia, dove abitano Mignolo e Bevilacqua. Mentre Taranto abitava all’ultimo lotto.
I carabinieri, guidati dal comandante del Reparto operativo, il tenente colonnello Vincenzo Franzese, all’indomani dell’omicidio si sono messi subito al lavoro e hanno ascoltato in caserma Mignolo – già noto alle forze dell’ordine e recentemente condannato, assieme ad altre persone, per alcune intimidazioni compiute ai danni dell’amministrazione di Marano Marchesato –. Nel corso di una perquisizione nella sua casa (di fronte alla palazzina nella quale sarebbe avvenuto l’omicidio) i militari hanno trovato un proiettile simile a quelli esplosi dalla pistola con la quale sarebbe stata sparata la vittima. La polizia, invece, ha ascoltato Bevilacqua – anche lui già noto alle forze dell’ordine – e la moglie, proprietari dell’appartamento che si trova nello stabile in cui è stato trovato Taranto: il 26enne, infatti, era riverso tra il piano rialzato e il primo piano dove abita Bevilacqua. Davanti all’appartamento di Bevilacqua sono state trovate macchie di sangue. La coppia è stata sentita dalla polizia alla quale – secondo gli inquirenti – avrebbe fornito dettagli non corrispondenti al vero. Per questo motivo i due, in un primo momento, erano stati indagati per favoreggiamento. Anche Mignolo, sentito dai carabinieri e dal pm Donatella Donato inizialmente avrebbe riferito particolari contrastanti con i rilievi eseguiti. Per questo, Mignolo dapprima è stato iscritto nel registro degli indagati per false dichiarazioni rese al pm. Ma, dopo qualche giorno la Procura ha modificato la contestazione a Mignolo e Bevilacqua indagando entrambi per l’omicidio di Taranto. Si è trattato – hanno precisato gli inquirenti – di un atto necessario e a tutela degli indagati per poter permettere loro di partecipare all’esame autoptico, trattandosi di un atto irripetibile.
Da prime indiscrezioni sull’autopsia, sarebbe emerso che il giovane sia stato ferito da un solo colpo esploso da una pistola. E che le macchie di sangue sono state trovate dall’alto verso il basso tra il primo piano e il piano rialzato, spazio in cui è stato trovato Taranto quasi esanime. Sono proprio questi particolari che gli inquirenti hanno voluto analizzare attentamente usando la strumentazione tecnica e l’ausilio dei reparti scientifici. Ma non è dato sapere con precisione che cosa sia emerso.


Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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