ROMA Sulla riforma della disciplina delle intercettazioni «non mi convince» l’ipotesi avanzata dal procuratore aggiunto di Venezia, Carlo Nordio, che punta a limitarle alla fase preventiva di indagine e a non conferire ad esse un valore probatorio. «Significherebbe destrutturare il sistema penale cos come è organizzato nel nostro Paese». Mentre l’ipotesi avanzata dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, che punta all’utilizzo delle intercettazioni solo se costituiscono elemento di prova «può essere la strada su cui muoversi, anche se c’è il problema di come si fanno le trascrizioni». Lo ha detto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, nel corso della presentazione del libro “Male italiano” di Raffaele Cantone e Gianluca Di Feo. «È un’ipotesi su cui si può riflettere, anche se bisogna discutere – ha detto Orlando – su come si toglie tutto ciò che non ha un carattere probatorio. Quello esposto da Gratteri è un criterio piuttosto elastico. Ci sono affermazioni su cui a parole sono tutti d’accordo. Sull’udienza filtro applicata alle intercettazioni tutti a parole sono d’accordo, dai giornalisti all’Anm. Il punto è vedere come si scrive la norma perché il diavolo si nasconde spesso nei dettagli». Orlando ha però confermato che l’esame della materia sarà preceduto da un confronto con gli operatori dell’informazione, considerato «un passaggio fondamentale».
Il ministro ha anche ribadito che allo stato attuale ritiene che lo strumento più adatto per varare la norma resti il ddl sul penale: «Dal testo abbiamo stracciato la prescrizione, se togliessimo anche le intercettazioni rischierebbe di rimanere sul binario morto».
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