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Alla Calabria non servono tuttologi ma uomini risoluti

Se dovessimo fare una scaletta delle priorità, gerarchizzando le emergenze che assillano la Calabria, ognuno di noi sarebbe in grado di produrre fiumi di giustificazioni per sostenere le proprie te…

Pubblicato il: 20/04/2015 – 10:26

Se dovessimo fare una scaletta delle priorità, gerarchizzando le emergenze che assillano la Calabria, ognuno di noi sarebbe in grado di produrre fiumi di giustificazioni per sostenere le proprie tesi. Sfido chiunque a smentirmi se anche nel contesto di questo mio intervento mi mettessi a discettare di primazia tra la disoccupazione e il dissesto idrogeologico, tra il dilagare della criminalità e la povertà crescente, tra le carenze strutturali e lo scempio del paesaggio, tra la corruzione pubblica e privata e lo sperpero delle risorse umane e finanziarie, tra l’inefficienza burocratica e il degrado delle nostre istituzioni, tra l’assenza di etica politica e sfiducia dei cittadini nella politica, tra la giustizia mal funzionante e l’illegalità, tra le emergenze sanitarie e quelle ambientali, optando per una sola di queste problematiche e non trovassi subito qualcuno legittimamente bisognoso di confutarmelo. Assumendo, concretamente e con dovizia di argomentazioni, che ancor prima della problematica selezionata ce ne sarebbero tante altre. Come dargli torto e allora, per non correre questo rischio da cui potrei rifuggire etichettandolo con il termine di “benaltrista”, diventa ineludibile la necessità che ognuno dei problemi elencati venga affrontato con sollecitudine, possibilmente senza l’apporto di tuttologi e la supponenza di quanti nel tempo si sono dimostrati incapaci di gestire una semplice bottega, per tentarne un loro inserimento, anche parziale, in progetti solutivi (si badi bene non risolutivi) da offrire alla valutazione delle classi dirigenti politiche e amministrative, a loro volta chiamate a dare prova di disponibilità al confronto e, soprattutto, di capacità analitica in grado di superare tutte quelle difficoltà realizzative che storicamente sono state sperimentate e che mai sono state sufficientemente metabolizzate perché non si ripetessero.
Personalmente nutro da sempre un sentimento che mi porta a una visione ottimistica delle situazioni, anche quando la realtà si presenta in tutta la sua tragica evidenza, ed è per questo che guardo alla drammatica condizione ereditata, dal centrosinistra e da Mario Oliverio, con il senso della rinnovata predisposizione alla cooperazione contributiva, assegnando il giusto valore al primo segnale di cambiamento di verso della regione: aver scelto la strada della pacatezza e della consapevolezza. Niente “scrusci e scupa nova” per alimentare proclami miracolistici e niente piagnistei per invocare carità pelose; solo l’impegno di affrontare i problemi a uno a uno sapendo delle difficoltà oggettive esistenti anche per poterli esternare al di fuori dei confini regionali: a Roma come a Bruxelles, dove il sentimento più favorevole nei nostri confronti è quello della diffidenza!
Un riformista vero, e penso che Mario Oliverio lo sia, non parolaio e confusionario come tanti, deve prima di tutto prendere atto di questa condizione e all’interno di essa avviare un percorso credibile e possibile!
Accontentarsi in questo avvio di legislatura che quel sentimento di cui prima si evolvesse in indifferenza: sarebbe il primo passo di un lungo cammino.

 

*Pd Catanzaro

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