Un 25 aprile su cui pesa l’ecatombe degli immigrati
Un amaro giorno, questo 25 aprile. Pesa come un macigno l’ennesima ecatombe che si è consumata al largo del canale di Sicilia. Centinaia di vite spezzate in una orrenda odissea di disperazione senza…
Un amaro giorno, questo 25 aprile. Pesa come un macigno l’ennesima ecatombe che si è consumata al largo del canale di Sicilia. Centinaia di vite spezzate in una orrenda odissea di disperazione senza limiti. È la negazione dell’anelito di libertà e di vita di una umanità derelitta. Ma è anche la sconfitta dell’area del pianeta “civilizzata” e progredita. Dopo tante tragedie sembra nascere una attenzione che non c’era mai stata: oggi i morti sono tanti in un solo “incidente” mentre fino a ieri erano diluiti nel tempo “a rate” e non pesavano. Bisogna ripensare politiche per l’immigrazione avendo ben presenti le responsabilità nella lunga storia della colonizzazione con i suoi sfruttamenti che oggi proseguono sotto altra forma. La globalizzazione economica e i vari G7 e così via hanno consolidato e creato nuove ricchezze ma nel contempo accresciuto distanze con aree condannate ad una povertà smisurata. E quando parliamo di povertà non facciamo riferimento solo a quella economica ma anche ad elementari diritti sempre più negati. E della bomba immigrazione nelle aule parlamentari se ne parla da quasi trenta anni. Il XXV aprile del 1945 si concludeva la guerra di liberazione contro il nazi-fascismo. La Resistenza fu il momento alto della ritrovata coscienza nazionale. Certo ci furono luci ed ombre ma prevalse la volontà di affermare i valori di libertà e di democrazia. Valori che furono difesi anche successivamente nei confronti di chi, pur avendo preso parte alla lotta di liberazione, li metteva in discussione. E per difendere questo patrimonio deve continuare la resistenza in ogni tempo. Oggi il nostro Paese è pervaso da pericolosi desideri di scorciatoie come se la democrazia fosse un ostacolo e non la condizione per la crescita vera. E sono veri quei traguardi che si raggiungono con sacrificio e impegno. Nell’aprile 1945 la civiltà vinse sulla barbarie, sull’oscurantismo, sulla disumanizzazione. Ecco perché questo 25 aprile è amaro ma nel contempo esaltante. Ci fa capire che le ingiustizie, le povertà, le guerre, la schiavitù, il traffico di esseri umani non sono state debellate e quindi non ci possiamo fermare. I vincitori di ieri, e non solo, si attrezzino per difendere l’uomo e resistere ai vari tentativi di dissipazione di ricchezze ottenute a prezzo di immani sacrifici. Celebrare i 70 anni dalla liberazione è collegarsi idealmente a quanti hanno combattuto e versato il sangue sognando un mondo più giusto.
*Segretario nazionale Cdu