CATANZARO Sostenere l’integrazione dei migranti nel tessuto sociale calabrese e impedire che ci possano essere fenomeni di discriminazione razziale, religiosa, etica o di ogni altro genere. È quanto si propone il progetto “Rete antidiscriminazione” promosso dalla Regione con l’Università della Calabria, sotto l’egida dell’Ufficio nazionale antidiscriminazione razziale (Unar), presentato a Catanzaro dall’assessore regionale alle Politiche sociali, Carlo Guccione. Alla presentazione dell’iniziativa hanno partecipato per l’Unical il prof. Pietro Fantozzi, del dipartimento di Scienze politiche e sociali, e per la Regione Antonio De Marco, direttore generale del dipartimento Sviluppo economico, lavoro e politiche sociali; Vincenzo Caserta dirigente del settore Politiche sociali, e Vito Samà, responsabile Ufficio immigrazione. L’iniziativa, inserita nell’ambito dell’accordo tra Regione e Unar, si colloca al’interno del Piano nazionale di azione contro il razzismo. In questo contesto è prevista la creazione di strutture come un Centro regionale, nodi provinciali, antenne e punti informativi locali. In tutto sono 71 le organizzazioni, tra enti e associazioni territoriali, che hanno aderito per un totale di 115 partecipanti. «In questi ultimi dieci anni – ha detto Guccione – la Calabria da regione di transito che era, conta la presenza di 94mila immigrati regolarmente residenti e che hanno scelto di attuare un progetto di vita nella nostra terra. L’iniziativa che abbiamo messo in campo prevede di agire per consentire l’integrazione e impedire fattori di discriminazione. Con l’Unical, quindi, agiremo per la formazione degli operatori che poi dovranno tradurre sul territorio l’attivita’ antidiscriminazione». «La Calabria – ha aggiunto Guccione – si conferma terra di accoglienza come dimostra anche l’ultima ondata di sbarchi. Per quanto ci riguarda, però, riteniamo sbagliata la decisione che sembra prendere piede di creare grandi “hub” dove ammassare i migranti mentre, a nostro avviso, si dovrebbero privilegiare modelli di accoglienza già sperimentati e validi come quelli di Riace, Caulonia e Acquaformosa, in altre parole il modello Sprar. A breve, comunque, vareremo una “task force” ma auspichiamo di avere più mezzi e più risorse, superando l’attuale visione “romanocentrica”. C’è poi, sempre nell’ambito dell’emergenza, il fenomeno delicato dei minori non accompagnati che devono avere una giusta collocazione attraverso una rete di assistenza sociale che se ne prenda cura». «L’azione che porteremo avanti – ha spiegato Fantozzi – si svilupperà sia sul piano formativo e culturale sia su quello della ricerca in relazione alle specificità calabresi. I tempi sono strettissimi e occorrerebbe uno spazio temporale assai più lungo. La formazione – ha detto ancora – sarà laboratoriale e si propone di lavorare per valorizzare i patrimoni acquisiti ed evidenziare i deficit per agire allo scopo di colmarli».
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