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Kpmg e la corsia preferenziale per "Villa Aurora"

REGGIO CALABRIA Ci sono molti quesiti aperti che provengono dal caso di “Villa Aurora”, la struttura sanitaria privata di Reggio Calabria finita al centro della bufera per essersi vista riconoscere…

Pubblicato il: 21/06/2015 – 13:00
Kpmg e la corsia preferenziale per "Villa Aurora"

REGGIO CALABRIA Ci sono molti quesiti aperti che provengono dal caso di “Villa Aurora”, la struttura sanitaria privata di Reggio Calabria finita al centro della bufera per essersi vista riconoscere crediti in realtà già saldati dall’Asp dello Stretto. Ad iniziare dal sistema di controlli, che sulla carta dovrebbe essere ferreo. Affidato, con tanto di assegnazione d’imperio da Roma, a un colosso come Kpmg. Ebbene, succede che proprio l’advisor abbia fornito l’indicazione sulla quale l’Asp di Reggio ha emesso la delibera con la quale ha riconosciuto crediti per oltre 6 milioni di euro alla società che gestisce la clinica privata reggina. Senza contare poi che l’atto transattivo (cioè l’accordo economico), contenuto sempre nella stessa delibera, sia sprovvisto di alcuni requisiti che storicamente si ritrovano in altri documenti. Tra cui la firma del responsabile dell’ufficio di Ragioneria dell’Azienda – che avrebbe dovuto certificare i crediti – e in allegato la copia dei decreti ingiuntivi richiamati dall’atto stesso (documenti che avrebbero dimostrato l’esigibilità di quelle somme).

Ma c’è di più. Proprio in tema di decreti ingiuntivi, dalla lettura della delibera “incriminata” e poi annullata emerge che gran parte del credito vantato – e riconosciuto nell’atto di transazione – non deriva neppure da una decisione giudiziaria esecutiva, ma da semplici fatture. Una corsia preferenziale anomala, visto che tra le aziende creditrici dell’Azienda sanitaria provinciale esisteva – ed esiste – un lungo elenco di società che possono vantare diversi decreti ingiuntivi. Ma nessuna ha avuto la stessa, fortunata, sorte.

 

SALDO A VISTA L’Asp ha riconosciuto i crediti a “Villa Aurora” solo sulla scorta di «una scheda di verifica fornita dall’advisor contabile Kmpg», come si legge nella delibera 311 del 12 marzo 2015. E proprio sulla base di quella relazione che l’allora direttore generale “facente funzioni”, Ermete Tripodi, riconosce alla struttura privata 6.079.929,09 euro e dà mandato all’ufficio economato dell’Asp di computarlo sul competente costo del bilancio. Ovvero di onorarlo.

Eppure in quella delibera non c’è – o almeno non è allegata – alcuna relazione di un organo interno all’Asp stesso (ragioneria, revisori, etc), ma solo la scheda dell’advisor “imposto dall’alto”, che certifichi l’esatto ammontare del credito vantato dalla clinica privata. Ma tant’è: l’autorevolezza del controllore potrebbe aver giustificato l’operazione.

 

L’ASP PAGA IN ASSENZA DI CONTENZIOSO Gran parte della somma riconosciuta a “Villa Aurora” deriva da fatture emesse dalla società tra il 2005 e il 2008 senza che questa possa vantare neppure un decreto ingiuntivo: per l’esattezza 4.644.902 euro. Mentre appena 953.984 sono i presunti crediti derivanti da istanze giudiziarie. Anche in questo caso l’Asp è pronta a pagare bloccando la relativa somma che, viceversa, potrebbe risultare utile a saldare i decreti ingiuntivi derivanti – e subito esigibili – da contenziosi con altre società.

 

L’AUTOCERTIFICAZIONE DEL CREDITO E poi c’è quell’atto notorio vergato dall’amministratore unico di “Villa Aurora”, Pietro Domenico Mangiapelo, con il quale si certifica che la società da lui diretta non aveva avuto ancora un centesimo di quei 6 milioni e rotti riconosciuto dall’atto di transazione.

Né quelle somme «sono mai state oggetto di cessione né di assegnazioni presso istituti bancari e di credito». Un documento che solleva più di un dubbio. Poteva il manager non sapere quanto in realtà sarebbe stato già saldato dall’Asp all’azienda che dirigeva? Nei bilanci degli anni precedenti quelle somme non erano state messe nelle voci in entrata della “Villa Aurora”? Dubbi che potrebbero essere sciolti da una verifica più attenta effettuata da chi di dovere.

Roberto De Santo

r.desanto@corrierecal.it

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