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RIMBORSOPOLI | Le difese di Adamo e Bilardi al Riesame

REGGIO CALABRIA Bisognerà aspettare almeno un paio di giorni per sapere se il Tribunale del riesame confermerà le misure cautelari ordinate dal gip Olga Tarzia per gli ex consiglieri regionali coin…

Pubblicato il: 08/07/2015 – 14:05
RIMBORSOPOLI | Le difese di Adamo e Bilardi al Riesame

REGGIO CALABRIA Bisognerà aspettare almeno un paio di giorni per sapere se il Tribunale del riesame confermerà le misure cautelari ordinate dal gip Olga Tarzia per gli ex consiglieri regionali coinvolti nell’operazione Rimborsopoli, l’inchiesta che ha svelato la gestione quanto meno sconsiderata dei fondi destinati a finanziare l’attività istituzionale dei gruppi consiliari, ma in realtà – dice la Procura – serviti per sovvenzionare iniziative politiche e non molto personali dei politici coinvolti.

 

ADAMO SOTTO ACCUSA Il primo a presentarsi di fronte ai giudici del Tribunale della Libertà è l’ex consigliere Pd Nicola Adamo, colpito dal divieto di dimora in Calabria perché , «si inventa un simil segretariato di cui investe una società, “L’Idea”» – scrive il gip Tarzia – i cui dipendenti venivano pagati dal gruppo consiliare, pur svolgendo molto generiche attività politiche mirate solo ed esclusivamente alla promozione di Adamo e non del gruppo. In più, si legge nell’ordinanza, “L’Idea” avrebbe ricevuto a dal Gruppo misto anche altri rimborsi, per spese extra, incluse quelle che il giudice non ha esitato a definire «decisamente misteriose» perché identificate solo come “internet” o “web tv”.

 

LE RAGIONI DI ADAMO Contestazioni cui Adamo si è rifiutato di rispondere in sede di interrogatorio di garanzia, riservandosi però sia di fare ricorso contro la misura cautelare – un provvedimento eccessivo per il politico che all’epoca lamentava: «Si associa la criminalità organizzata locale con la pubblica amministrazione» – sia di chiedere un interrogatorio con il pm all’esito delle carte depositate dalla Procura. Come annunciato, il ricorso al Tribunale del Riesame è arrivato, con una discussione di oltre due ore dei legali dell’ex consigliere, gli avvocati Ugo Celestino e Fabio Voglione, la richiesta di interrogatorio no. «Abbiamo contestato la misura del divieto di dimora sia sotto il profilo dell’attualità delle esigenze cautelari, sia sotto il profilo dei gravi indizi di colpevolezza», fanno sapere i legali, che pur essendo stati in grado di entrare nel merito delle accuse, tanto da poter mettere in dubbio l’esistenza di sufficienti prove a carico, non hanno ancora deciso in merito all’interrogatorio cui Adamo ha annunciato di volersi sottoporre.

 

INTERROGATORIO RIMANDATO A DATA DA DESTINARSI “Stiamo ancora valutando le carte depositate dalla procura” fanno sapere al riguardo i legali, che stanno vagliando in dettaglio tutte le possibili opzioni difensive. Eppure, l’ex consigliere aveva promesso di non sottrarsi al confronto con i magistrati, anche perché convinto della correttezza del proprio comportamento. «Io – aveva affermato uscendo dall’aula riservata agli interrogatori di garanzia – ho presentato una nota spese, sono rendicontate anche le virgole, il problema è l’interpretazione. Se mi si dice che quelle sono spese del politico Adamo andremo a discutere in sede processuale. Sono state fatte, non sono spese pazze, non ci sono profumi, non ci sono champagne, non ci sono mutande, non ci sono lap dance, non ci sono gratta e vinci… sono tutte spese dell’unica normativa – a mio parere di riferimento – che è la legge regionale numero 13».

IN ATTESA DELLA GIUNTA A seguire è toccato ai legali del senatore Giovanni Bilardi – gli avvocati Emanuele Genovese e Saveria Cusumano – sostenere di fronte al collegio le ragioni del proprio assistito. Nonostante la Giunta per le autorizzazioni non si sia ancora pronunciata sull’applicabilità della misura degli arresti domiciliari, chiesti dalla Procura e concessi dal gip, la difesa del senatore si è portata avanti con il lavoro. Una possibilità concessa da una nuova ma corposa giurisprudenza, che di fatto incanala il procedimento a carico del politico indagato su un binario diverso da quello parlamentare, dove la Giunta della Camera di appartenenza è chiamata a valutare solo la sussistenza del cosiddetto “fumus persecutionis”, cioè l’eventuale esistenza di ragioni “altre” alla base del procedimento in cui il parlamentare è coinvolto.

 

LA DIFESA TECNICA DI BILARDI Di fronte al collegio, le difese di Bilardi hanno preferito non entrare nel merito delle accuse, quanto concentrarsi sulla mancanza di esigenze cautelari per il senatore, sia sotto il profilo della reiterazione del reato, sia dell’inquinamento probatorio. Per gli avvocati Genovese e Cusumano infatti, non ci sarebbe né possibilità di reiterazione del reato, né di inquinamento probatorio, sia perché totalmente diversa è la funzione istituzionale ricoperta dal proprio assistito, sia perché si tratta di fatti risalenti nel tempo e su cui è pressoché impossibile intervenire per modificarne gli elementi. Una tesi contestata dalla Procura anche sulla base del ruolo per gli inquirenti ricoperto da Carmelo Trapani, storico segretario tuttofare di Bilardi, considerato dai magistrati vero e proprio braccio operativo del politico e per questo come lui colpito da misura. Adesso toccherà ai giudici del Riesame valutare le differenti tesi, nel frattempo però altri ex consiglieri si preparano per tentare di demolire l’ordinanza che ha svelato abusi e sprechi degli inquilini di Palazzo Campanella.

 

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

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