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Irregolarità nella gestione dell'Amaco, i vertici si difendono

COSENZA «Dobbiamo tutelare la dignità e l’onestà di questa azienda e soprattutto la professionalità di chi ci lavora». Il presidente dell’Amaco (l’azienda che si occupa del trasporto pubblico nel Com…

Pubblicato il: 04/08/2015 – 11:51
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Irregolarità nella gestione dell'Amaco, i vertici si difendono

COSENZA «Dobbiamo tutelare la dignità e l’onestà di questa azienda e soprattutto la professionalità di chi ci lavora». Il presidente dell’Amaco (l’azienda che si occupa del trasporto pubblico nel Comune di Cosenza), Mario Capalbo lo ha ribadito più volte, questa mattina nella sede dell’azienda, nel corso di una conferenza stampa indetta proprio per fare chiarezza dopo i rilievi del Mef. Infatti, le attività dell’Amaco sono finite in un dossier preparato dagli ispettori del ministero dell’Economia e delle finanze, trasmesso alla Corte dei conti. Ai raggi x appalti, consulenze, stipendi. Sei anni di gestione sotto la lente dei tecnici, con due diversi Cda, finiti sotto accusa per i compensi eccessivi disposti proprio a favore dei presidenti e anche per le (presunte) eccessive indennità di risultato arrivate per i dirigenti nonostante le perdite d’esercizio. Ombre sugli stipendi, dunque, per un’azienda che soffre di una crisi antica e che è oggetto dei lavori di una commissione d’inchiesta del consiglio comunale. Su tutto questo il presidente Capalbo, il direttore dell’azienda Gianfranco Marcelli e il direttore alla Mobilità del Comune di Cosenza, Giulia Fresca, hanno voluto riferire la loro versione dei fatti, snocciolando dati e numeri, in risposta alle denunce presentate e ai rilievi del Mef. «La mia indennità – ha detto Capalbo – è di 45mila euro lorde all’anno. La premialità, che poteva essere concessa fino al doppio, mi è stata concessa invece pari all’indennità. Sul sito sono pubblicati tutte le gare e i concorsi. Le nostre azioni sono più che legittime. La Regione Calabria ha inviato una nota al prefetto e due alla motorizzazione. I rilievi del Mef sono complessivi. Secondo questi articoli noi saremmo un manipolo di truffaldini. Di cosa vogliamo parlare? Dell’acquisto di due pulmini di seconda mano? Il codice unico degli appalti lo consente. Abbiamo acquistato autobus urbani in Germania perché qui non si trovavano. Ma tutto nella norma, cioè acquisti al di sotto della soglia di 40mila euro, come previsto dalla legge. Se fossi un politico o un senatore della Repubblica mi preoccuperei più di quello che sta succedendo nelle società in house della Regione».

Nel corso dell’incontro con la stampa è stato evidenziato come il Tribunale di Cosenza, già lo scorso febbraio, ha archiviato l’inchiesta nei confronti di Capalbo perché non sono emersi profili di illegittimità nelle sue attività e nessuna volontà intenzionale di procurare un vantaggio patrimoniale per se’. Il direttore Marcelli ha precisato: «La Regione, non so perché, ha chiesto un parere alla sua Avvocatura. Da qui è stata informata la Motorizzazione e ci hanno sospeso il servizio della circolare veloce per e dall’università. Ma noi ci siamo mossi secondo norma e nella liceità e non siamo andati all’Unical senza autorizzazione». Anche il direttore è tornato sulla questione dei pullman acquistati in Germania: «Abbiamo autobus che hanno 11 anni, quelli più nuovi, e i più vecchi che hanno 20 anni, che quindi avrebbero bisogno di lavori che non giustificherebbero la spesa. Il problema del parco autobus che andrebbe rinnovato fotografa una situazione nazionale. Ad esempio, quest’anno sono stati previsti 500 milioni di euro per il parco autobus, ma ad oggi non è stato fatto nulla e noi ancora non sappiamo quanto sarà la quota destinata alla nostra società. In Italia non ci sono autobus usati perché o sono obsoleti o sono nuovi e non li vendono. Ecco perché si va all’estero. Gli ispettori non tengono conto del fatto che noi non siamo nell’elenco Istat nel quale ci sono società in house. Noi siamo una società di trasporto. La riduzione del personale è stata fatta non sostituendo il personale che andava in pensione. Tutto ciò denota una corretta gestione dell’azienda. Nella relazione del Mef si parla anche di un’anomalia nella retribuzione del direttore. Il mio stipendio è disciplinato dal contratto nazionale del lavoro. Secondo loro nella mia retribuzione manca la retribuzione variabile incentivante, cioè che mi farebbe aumentare lo stipendio. Questa anomalia è stata evidenziata come un richiamo all’azienda, ma sono io che non l’ho mai richiesta. Se noi perdiamo credibilità dai parte dei fornitori e delle banche rischiamo veramente. Ecco i danni che questa vicenda ha causato». L’assessore Giulia Fresca ha chiarito i contorni della vicenda nel suo ruolo di tecnico e di politico, cercando di sgomberare il campo dalle polemiche e precisando però di «non avere trovato da chi l’ha preceduta nessun progetto sulla mobilità sostenibile. Proprio perché ci sono diversi rilievi – ha aggiunto – è opportuno leggere il Por Calabria che dedica un capitolo proprio all’area urbana di Cosenza. Fare chiarezza non significa fare la difesa di qualcuno ma ripristinare la verità senza la necessità di fare scoop. L’amministrazione comunale e il sindaco sono tranquilli e sereni su questa vicenda».

 

 

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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