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Un centro per la legalità nel cuore di Archi

REGGIO CALABRIA Per combattere la ‘ndrangheta, bisogna sfidarla nel territorio di cui si è appropriata. Così pensava il sindaco Italo Falcomatà, che per questo aveva sognato un centro civico nel cu…

Pubblicato il: 16/01/2016 – 15:02
Un centro per la legalità nel cuore di Archi

REGGIO CALABRIA Per combattere la ‘ndrangheta, bisogna sfidarla nel territorio di cui si è appropriata. Così pensava il sindaco Italo Falcomatà, che per questo aveva sognato un centro civico nel cuore di Archi, lo stesso quartiere che ha fatto da teatro ai momenti più cruenti della seconda guerra di ‘ndrangheta. La malattia l’ha portato via prima che vedesse avverato quel sogno che le amministrazioni successive non hanno voluto o potuto valorizzare, dunque è toccato al figlio Giuseppe – oggi inquilino di Palazzo San Giorgio – dare vita e gambe a quel progetto nel cuore del regno dei clan.
Dopo dieci mesi di lavori per terminare la struttura appena abbozzata nella periferia nord della città, ha aperto oggi il centro civico di Archi. Una struttura che – significativamente – l’amministrazione ha voluto dedicare alle vittime innocenti delle mafie, in un quartiere che ha visto molti dei suoi abitanti stritolati nella violenza delle faide, ma che soprattutto vuole essere un messaggio per chi la ‘ndrangheta ha intenzione di combatterla. Negli anni in cui l’amministrazione tergiversava, ad Archi c’è chi ha costruito un presidio di legalità. In attesa di avere una struttura stabile in cui operare, le suore dell’associazione “Il Seme” hanno usato un container per dare un doposcuola a bambini e ragazzi, un centro d’ascolto agli adulti, ma soprattutto un punto di riferimento per chi con le ‘ndrine non volesse avere nulla a che fare.
Negli anni il container si è colorato dei disegni degli artisti dell’Accademia e l’associazione è diventata un baricentro per il quartiere che con i clan non si vuole schierare. Per questo – sottolinea Falcomatà – «il centro civico intitolato alle vittime innocenti della ‘ndrangheta è la prima opera pubblica che abbiamo voluto completare. Siamo coscienti che la lotta alla criminalità non si fa solo nei tribunali, ma anche per strada, fra la gente. E dobbiamo mettere chi si schiera nelle condizioni di operare». Un atteggiamento non così scontato a certe latitudini e che – dice il sindaco – si paga. «Lettere, minacce pressioni sono all’ordine del giorno per tutti gli amministratori.
Oggi il presidente della commissione regionale contro la ‘ndrangheta Arturo Bova avrebbe dovuto essere con noi, ma nella notte gli hanno bruciato l’auto per la seconda volta. Chi ha deciso di impegnarsi in questa terra è consapevole del rischio, ma si continua ad operare nella consapevolezza che la stragrande maggioranza dei reggini è fatta da persone perbene».

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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