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Consulenze agli amici, interdetto un giudice di Locri

LOCRI I finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Catanzaro hanno notificato un provvedimento di misura interdittiva della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio, emesso da…

Pubblicato il: 04/02/2016 – 7:31
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Consulenze agli amici, interdetto un giudice di Locri

LOCRI I finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Catanzaro hanno notificato un provvedimento di misura interdittiva della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio, emesso dal gip di Catanzaro, nei confronti di Luciano D’Agostino, magistrato presso la sezione Lavoro del tribunale di Locri. Le indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, hanno consentito di evidenziare una serie di anomalie nell’assegnazione di incarichi di consulenza tecnica, che si sono riverberate sulla distribuzione tra i consulenti iscritti nell’apposito albo del tribunale. In particolare, al magistrato si contesta l’agevolazione verso alcuni professionisti, mediante assegnazioni di consulenze oltre la percentuale consentita dalla legge, così favorendoli. Contestate, inoltre, anomalie nella gestione di processi trattati avverso la società Equitalia, dove, pur in presenza di interesse proprio, non si asteneva dalla pronuncia di sentenze. Il provvedimento emesso comporta l’effetto della sospensione dall’esercizio delle funzioni di magistrato e l’interdizione da tutte le attività ad esse inerenti.

LE DUE VICENDE Sono due, in particolare, le vicende che hanno fatto scattare l’indagine, per abuso d’ufficio, che ha portato all’interdizione dalle funzioni del giudice del lavoro. La prima riguarda l’assegnazione di consulenze tecniche sempre a tre sanitari in una misura eccedente il 10% previsto dalla normativa. In particolare, il magistrato avrebbe affidato gli incarichi ad alcuni medici con i quali, o con loro congiunti, aveva rapporti di grande familiarità. La seconda vicenda riguarda il contenzioso con la società Equitalia e il fatto che l’avvocato patrocinante in procedimenti di sua competenza era il difensore dello stesso D’Agostino nel suo contenzioso personale con la società. Nelle sentenze in questione, inoltre, il giudice avrebbe dato sempre torto alla società di riscossione facendo riferimento anche alla «lite temeraria».

L’ACCUSA DI PECULATO Il magistrato Luciano D’Agostino, già nel 2000, quando era sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, era stato inquisito dalla Procura della Repubblica di Salerno in quanto a suo carico vennero ipotizzati reati tra cui peculato, falso ideologico e abuso d’ufficio. A D’Agostino, in particolare, venne contestato, all’epoca, di avere elargito un miliardo e 400 milioni di lire a una ditta del catanzarese, al fine di effettuare la trascrizione di numerose conversazioni telefoniche e ambientali intercettate. Il gup di Salerno nel giudizio abbreviato condannò D’Agostino a due anni di reclusione con i benefici di legge. Successivamente, però, la Corte d’Appello di Salerno, accogliendo il ricorso del legale del magistrato, lo assolse da tutti i reati di peculato. La sentenza venne confermata dalla Cassazione. In seguito, il magistrato venne sottoposto a procedimento disciplinare davanti al Csm che respinse la richiesta di destituzione dalle funzioni, avanzata dal procuratore generale della Suprema Corte, infliggendogli la sanzione della perdita di un anno di anzianità.

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