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Nola: il "Sibari-Crati" come lo scandalo "Mose"

COSENZA «Come si fa ad accettare che vengano letteralmente buttate al vento centinaia di migliaia di euro annui per gestire un ente inutile e inerme distrutto dalla politica, che non è operativo da…

Pubblicato il: 17/02/2016 – 15:22
Nola: il "Sibari-Crati" come lo scandalo "Mose"

COSENZA «Come si fa ad accettare che vengano letteralmente buttate al vento centinaia di migliaia di euro annui per gestire un ente inutile e inerme distrutto dalla politica, che non è operativo da decenni? Senza peraltro pubblicare i bilanci in barba alle leggi sulla trasparenza e anticorruzione». Camillo Nola, presidente di Confcooperative Calabria tuona contro la gestione definita «clientelare» del consorzio di Bonifica “Sibari-Crati”. In una lunga intervista rilanciata dall’ufficio stampa dell’associazione di categoria, Nola ripercorre la storia della struttura che avrebbe dovuto garantire servizi agli agricoltori e invece «ha gestito nel passato attività tra le più disparate con soldi pubblici, dalle grandi opere come le dighe, alle chiese, alla forestazione, oltre agli impianti irrigui». Secondo Nola, il “Sibari-Crati”, «è sempre stato considerato lo strumento della politica per fare clientela o compiacenza ai fini elettorali».

GLI STIPENDI D’ORO E sullo scandalo degli stipendi d’oro degli ultimi due commissari Gargiulo e Bilotta tuona: «questi commissari li abbiamo dovuti pagare noi attraverso le cartelle di Equitalia». Un sistema che, per il presidente di Confcooperative calabria, suona come «un vero e proprio finanziamento illecito e coattivo in favore dei politici calabresi di turno al governo». Poi la lunga ricostruzione di quanto avvenuto sulla massa debitoria del consorzio che ha portato prima a quantificarne la mole in 36 milioni più gli interessi «accollato per metà alla Regione – sottolinea – e per l’altra metà agli agricoltori per i successivi venti anni». Raggiungendo poi, all’indomani dell’insediamento di Bilotta, la ragguardevole somma di 156 milioni. A questo proposito Nola afferma che «sarebbe utile pubblicare le audizioni, oggi secretate, della commissione di vigilanza del consiglio regionale dell’epoca, con i due commissari che di fronte raccontavano la storia del disastro. In quelle carte ci sarebbero stati gli estremi per portare tutto in Procura, perché si stava scrivendo ufficialmente la storia dello “scandalo Mose” della Calabria». La complessa vicenda, secondo il presidente di Confcooperative, «non si può risolvere nel breve solo attraverso le commissioni tributarie, e la politica finora non ha avuto la forza di affrontare le conseguenze di questo scandalo, potenzialmente deflagrante, quindi bisogna elevare il livello del problema su un altro piano. Affrontare la situazione del Consorzio Sibari-Crati è come cambiare la Calabria, rivoltarla, pertanto si deve afferrare il toro per le corna». E a questo proposito Nola annuncia che «presto incontrerò il presidente Irto per informarlo sulle nostre iniziative e per chiedere un suo intervento».  

«COLDIRETTI COMPLICE DELLA SITUAZIONE» E ancora. Nola manda un affondo all’attuale situazione dei nuovi consorzi: «Sono gestiti da uomini della Coldiretti». Per Nola l’associazione di categoria, «fatica a comprendere che i consorzi di bonifica sono una vera impresa economica, che come tale vanno gestiti, riorganizzando la pianta organica con criteri di efficienza e competenza e, soprattutto, spingendo sugli investimenti poiché ci sono ancora infrastrutture obsolescenti dell’epoca di Mussolini.
Senza parlare del vorticoso giro di affari (parliamo di decine di migliaia di cause) che questa situazione genera a favore del settore legale a Cosenza; e dell’impatto drammatico sul lavoro delle Commissioni tributarie che sono oramai paralizzate». Dunque per affrontare il «ginepraio» dei Consorzi resta un’unica strada: la giustizia penale. «Non basterà, quindi, limitarsi alla verifica della congruità dei costi dei commissari precedenti – afferma Nola –, va affondata con determinazione la lama nella palude del “piccolo Mose”, portando al più presto le carte in Procura della Repubblica, cosa che finora non ha voluto fare nessuno, o perlomeno non se ne ha conoscenza».

L’APPELLO A OLIVERIO: PORTI LE CARTE IN PROCURA E per questo rivolge una richiesta specifica al governatore: «portare le carte in Procura, oppure di affiancare al commissario, un pool di giovani ufficiali in aspettativa dalla guardia di finanza e dai carabinieri, per via della complessa e oscura matassa da sbrogliare». E poi sul futuro dei consorzi Nola sostiene che «la soluzione più razionale sarebbe di riaffidarli alla Regione, che dovrebbe riunire sotto un’unica regia l’intero sistema di gestione delle acque, potabili e per uso agricolo». Così come per i debiti che sono stati «contratti dalla politica negli ultimi 50 anni, che devono tornare a essere gestiti da chi li ha generati, oppure da Autorità preposte per verificarne certezza e congruità». E infine chiude l’intervista con un auspicio: «Mi auguro che a pagare siano, soprattutto, coloro i quali hanno amministrato male e quelli che hanno rubato risorse e opportunità al territorio mettendo a rischio le attività agricole in provincia di Cosenza e non solo».

Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it

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