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«Coldiretti chiarisca i suoi rapporti con i Consorzi di bonifica»


LAMEZIA TERME «Ho letto con preoccupata attenzione le considerazioni espresse dal presidente di ConfCooperative Calabria intorno all’ex Consorzio di Bonifica Sibari-Crati, unitamente alle osservaz…

Pubblicato il: 23/02/2016 – 17:38
«Coldiretti chiarisca i suoi rapporti con i Consorzi di bonifica»

LAMEZIA TERME «Ho letto con preoccupata attenzione le considerazioni espresse dal presidente di ConfCooperative Calabria intorno all’ex Consorzio di Bonifica Sibari-Crati, unitamente alle osservazioni sul ruolo attuale, sui costi e sull’efficienza dei Consorzi di bonifica complessivamente considerati. Con altrettanta preoccupazione ho letto la roboante replica del presidente di Coldiretti Calabria, Pietro Molinaro, con argomenti, osservazioni e circostanze che meritano precisazioni nei confronti di chi – evidentemente – ha molto tempo da investire in una logica della “rappresentanza” che sa molto di verbosità pseudo-sindacal-politica e poco, veramente poco, di “imprenditoriale”». Alberto Statti, presidente regionale di Agrinsieme, interviene sulle polemiche sorte attorno ai Consorzi dopo la dura denuncia di Nola.
«Non ce ne voglia – dice – il presidente Molinaro, che dirige un’autorevole associazione di rappresentanza, se gli comunichiamo che il mondo agricolo e della produzione agroalimentare calabrese e italiano, invece, può contare su visioni differenti, su approcci diversi, opinioni in contrasto; questo si è il sale della democrazia e della rappresentanza, non certo le elezioni farlocche celebrate all’interno del contesto consortile calabrese. Sarebbe come dire che in Venezuela o in Iran esiste la democrazia solo perché in un dato giorno, di un tale anno si è scelto di istituire seggi, distribuire schede e completare uno spoglio; siamo seri, su».
Ma ciò che veramente preoccupa Statti, riguardo alle osservazioni del presidente Coldiretti Calabria «è la totale assenza di consapevolezza, con in più il ripetere ciclicamente slogan logori; non ci si rende proprio conto che se buona parte del mondo agricolo calabrese e decine e decine di imprese – che sono protagoniste sui mercati e garantiscono livelli occupazionali significativi – evidenziano l’esistenza di un problema magari, e diciamo magari, quel problema effettivamente c’è. Come d’altronde è stato adeguatamente evidenziato dal segretario generale della Fai-Cisl, Giuseppe Gualtieri».
«Ma veniamo al merito – continua Statti –. Sulla vicenda dei Consorzi di Bonifica esiste un duplice e gigantesco problema e a nulla vale ripetere – ormai è una cantilena quotidiana – una cosa diversa illudendosi che questa si trasformi o venga percepita come verità. Oggi i Consorzi – a dispetto dei comunicati stampa – non interpretano il ruolo che la legge assegna loro, continuano a disperdere energie e risorse, mantengono costi che sono eccessivi, insistono – in forza di una legge regionale sbagliata – nel far ricadere questi costi sulle imprese. Il giochino di dire: tizio critica perché non vuol pagare è indecente e vergognoso».
«Nella repubblica delle banane – Statti approfondisce – è possibile immaginare un sistema per cui a un ente (peraltro “autogestito” da soggetti privati) viene riconosciuta la facoltà di imporre e pretendere – via cartella esattoriale – dei tributi che non sono conseguenti a servizi resi. Da tempo chiediamo la modifica dell’articolo 23 della Legge Regionale 11/2003 che al comma 1 lettera a) prevede il contributo consortile dovuto da ciascun consorziato, indipendentemente dal beneficio fondiario, caso unico in Italia ed in evidente contrasto con la Legge Quadro nazionale. La Corte di Cassazione ha, tra l’altro, chiarito – inequivocabilmente – che il presupposto del beneficio è imprescindibile ai fini della legittimazione del contributo di bonifica e ancora, che l’onere della prova, qualora venisse contestata è a carico dell’Ente impositore, cioè il Consorzio. Quanto poi ai Piani di Classifica approvati dalla giunta regionale e dalla IV Commissione consiliare vale la pena sottolineare che appaiono come un copia-incolla di quelli realizzati da altre Regioni e sono carenti su molti punti, solo a titolo di esempio: non vengono in alcun modo presi in considerazione i territori risultanti dal catasto incendi, non sono escluse le aree boscate e le aree dei territori montani dove non sono presenti opere di bonifica, non c’è una dettagliata planimetria per individuare manufatti consortili realizzati (o da realizzare) che giustifichino la richiesta di contribuzione da parte dei consorziati».
Agrinsieme ha già espresso le proprie perplessità in un incontro avuto con il presidente del consiglio regionale Nicola Irto «tanto sulla legge regionale quanto su questi rabberciati Piani di Classifica. Il fatto poi che i Consorzi, sempre di più impegnati nella manutenzione di ville comunali e lungomari, siano ormai divenuti delle dependance di una singola organizzazione di rappresentanza è circostanza disdicevole e per quanto possa essere stata rispettata la forma (e non abbiamo dubbi) in ogni caso è qualcosa di inaccettabile».
Questa l’analisi. Seguono le domande al presidente di Coldiretti: «Dica il presidente Molinaro perché il sistema consortile calabrese abbia scelto, pagando con i denari ricevuti da tutti e non solo dai tesserati della sua organizzazione, l’acquisto di servizi da società che rientrano nella galassia Coldiretti? Ci dica il Presidente Molinaro se l’ex Urbi Calabria – organismo di sintesi e rappresentanza di tutti i Consorzi – abbia o meno impegnato risorse per “rinforzare” la partecipazione a iniziative Coldiretti. Far pagare i tributi consortili a tutti e senza aver fornito servizi è oggi consentito dalla legge, noi immaginiamo per i Consorzi una sostenibilità unicamente “imprenditoriale”; comodo invece ripararsi dietro il taglio dei trasferimenti e le inadempienze regionali. Molto più logico – e questo sì in linea con un’agricoltura “bella e vera che piace e che vince” – sarebbe accettare la sfida dell’impresa».

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