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De Bernardo: sostenere l'economia antimafiosa

REGGIO CALABRIA «Lo Stato dopo che è intervenuto non può abbandonare gli amministratore degli enti, l’impresa e gli amministratori giudiziari del bene sequestrato al loro destino. Ci deve essere un…

Pubblicato il: 03/03/2016 – 10:26
De Bernardo: sostenere l'economia antimafiosa

REGGIO CALABRIA «Lo Stato dopo che è intervenuto non può abbandonare gli amministratore degli enti, l’impresa e gli amministratori giudiziari del bene sequestrato al loro destino. Ci deve essere un programma di interventi che favorisca la ripresa economica e sociale del territorio altrimenti si ritornerà sempre a bussare alla porta del mafioso. Questo è il motivo per cui non viene debellata la ‘ndrangheta nonostante l’elevatissimo livello del contrasto e della repressione». È netto il pm della Dda di Reggio Calabria Antonio De Bernardo, che ai microfoni della trasmissione “Radio Anch’io” in onda su Radio 1 non esita a dire: «Noi dobbiamo mettere in condizioni chi si ritrova il giorno dopo l’intervento dello Stato a migliorare la condizione della popolazione». Da ormai quasi dieci anni alla Procura di Reggio Calabria, De Bernardo traccia un bilancio. «Noi veniamo da un decennio – afferma – dal punto di vista della repressione del fenomeno molto importante, ci sono stati successi non solo per il numero degli arresti, ma proprio per la maggiore conoscenza che oggi abbiamo del fenomeno ‘ndranghetistico. Però la ‘ndrangheta è ancora fortissima nonostante questi successi, gli arresti e i sequestri». Per De Bernardo, «il problema è che questa organizzazione come sua caratteristica principale ha il consenso di una gran parte, non ovviamente di tutta, della popolazione del territorio su cui insiste».
Non a caso, sottolinea il pm, «gli scioglimenti dei Comuni a volte si ripetono per due, tre volte. Oppure, nel medio termine, non solo si indagano e si arrestano le stesse famiglie, ma gli stessi soggetti che anche durante la detenzione, e subito dopo, continuano a svolgere il ruolo mafioso e vengono nuovamente arrestati. Questo vuol dire semplicemente che l’organizzazione continua tranquillamente la sua attività, nonostante la repressione, che è importante, ma che evidentemente non basta». Anche perché, aggiunge De Bernardo, l’intervento sui patrimoni mafiosi spesso non viene percepito come un miglioramento delle condizioni di vita dei più.
«Io sono sul territorio – racconta il pm antimafia – e vedo cosa succede quando affermiamo la legalità con un sequestro di un’azienda, o con lo scioglimento di un Comune, e la reazione sul territorio non è sempre positiva. Proprio su questo ci dobbiamo interrogare perchè quando un’azienda viene sequestrata, purtroppo spesso, proprio perchè si deve agire secondo legge, quelle imprese che esistevano sul mercato in quanto mafiose e avevano un loro mercato, proprio perchè mafiose, nel momento in cui viene rispettata la legge vanno in decozione in tempi rapidissimi e quindi escono dal mercato e i posti di lavoro vengono messi a rischio. Tutto ciò è consenso che si perde. Noi rischiamo proprio nel momento in cui affermiamo la legalità, vincendo sì la battaglia, ma di perdere la guerra sul fronte del consenso».
Per questo, spiega il pm, «bisogna far avvertire alla popolazione che, nel momento in cui interviene lo Stato, le condizioni della popolazione migliorano, questo è fondamentale. Altrimenti è come se in una partita di calcio giocassimo il primo tempo e poi rinunciassimo a giocare il secondo, perdendo di conseguenza la partita».

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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