“Foraffascinu”, un altro miracolo di teatro e solidarietà
COSENZA Fuori, nel foyer del Teatro Rendano – «il piccolo San Carlo» – il più prestigioso teatro di tradizione calabrese, ci sono i banchetti dove poter comprare a soli due euro i biglietti della rif…

COSENZA Fuori, nel foyer del Teatro Rendano – «il piccolo San Carlo» – il più prestigioso teatro di tradizione calabrese, ci sono i banchetti dove poter comprare a soli due euro i biglietti della riffa dai cento premi, l’ultima trovata per dare la spinta finale alla realizzazione, nel centro di Cosenza, dell’unico parco accessibile anche ai bambini diversamente abili da Bologna in giù. I volontari indossano una felpa dell’associazione incubatrice dell’evento, La Terra di Piero, rigorosamente rossoblu come i colori sociali della squadra calcistica locale che da queste parti rappresenta un dogma di fede laica, alcune hostess improvvisate che accompagnano la marea di cosentini saliti fino al cuore della città vecchia si cingono delle sciarpe dell’associazione, quasi fosse uno scialle. Dentro, invece, da lì a breve, si consumerà l’ennesimo miracolo di teatro e solidarietà. A cui nessuno sembrava credere dopo i fasti di “Conzativicci”, l’opera esordio di Sergio Crocco che aveva collezionato sold out e recensioni entusiaste. E invece, il giardiniere e poeta, ci ha dato dentro per assicurare un seguito al progetto e raschiare altre risorse per La Terra di Piero. Il risultato è una commedia “pop”, nel senso di “popular”, a diffusione di massa.
«Il potere che si autoassolve genera altro potere. Il peggiore fra i poteri è quello dell’uomo sull’uomo», dice Belzeblu, il principe delle tenebre sottotitolato “ara cusentina”, nel suo monologo mefistofelico che poi è anche l’apice della gradazione politica (nella sua accezione più alta, per capirsi) di una commedia popolare sì, ma complessa. Perché “Foraffascinu (prova a dire cuddruriaddru)”, è una pièce teatrale con tutti i crismi sebbene messa in scena per la quasi totalità da dilettanti che senza timore affrontano le tavole del prestigioso palcoscenico con una gestualità che ricorda la commedia dell’arte. Ambiziosa, a vocazione didattica e politica ovviamente. Che attinge a piene mani dal patrimonio vernacolare bruzio, dagli slang di strada, dalla trivialità dei quartieri difficili, dalle atmosfere delle cosiddette periferie urbane. Battute tranchant, politically incorrect soprattutto quando ad essere oggetto di satira è la classe dirigente nostrana. Una Cosenza ancora una volta baricentrica rispetto una dimensione immaginifica eppure scevra da talune ipocrisie e orpelli convenzionali: basti pensare alla pungente ironia sulla dittatura dei social network nella contemporaneità. Tutti ingredienti cui il regista “popiliano doc” (e guai a chi gli tocca l’antica arteria proconsolare!) ripesca dallo stesso background che ha contraddistinto la migliore intellighenzia cittadina degli ultimi quarant’anni fatto di impegno sociale, controcultura ultrà, antirazzismo, vicinanza agli emarginati, allergia al settarismo. C’è tutta la dirompente quintessenza della cosentinità più verace – «si può dire Catanzaro in chiesa?», chiederà dubbioso uno dei protagonisti – che viene ricambiata dall’afflato degli oltre ottocento spettatori del Rendano, magari molti dei quali frequentatori non assidui dei teatri, che creano un cordone di empatia con gli attori (ingeneroso citarne alcuni a discapito di altri, tutti sugli scudi compresi i tenerissimi bambini) da cartolina dei buoni sentimenti. Gustose alcune trovate sceniche come la sensuale danza tanguera ed il significativo contributo video che affida agli spettatori un messaggio di inclusione quasi catartico anche (addirittura!) rispetto agli acerrimi rivali calcistici di sempre dalle tinte giallorosse. Certo, ci sono ancora degli ingranaggi da oliare, primo fra tutti la gestione della durata dell’opera, e inconvenienti da ovviare, ma gli aggiustamenti arriveranno col tempo perché la “compagnia” de La Terra di Piero ha le cadenze di un organismo unico che si muove all’unisono e cresce, si autoregola e si adatta. D’altronde, quando le finalità sono così alte, comunque vada, sarà un successo. Foraffascinu, s’intende.
Edoardo Trimboli
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