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«Il governo impugni la "salva-commissari"»

REGGIO CALABRIA «La “salva-commissari” è incostituzionale e va impugnata». Sono in tutto otto le pagine della denuncia che rischia di mettere in imbarazzo tutto il centrosinistra regionale e che potr…

Pubblicato il: 02/05/2016 – 12:15
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«Il governo impugni la "salva-commissari"»

REGGIO CALABRIA «La “salva-commissari” è incostituzionale e va impugnata». Sono in tutto otto le pagine della denuncia che rischia di mettere in imbarazzo tutto il centrosinistra regionale e che potrebbe spingere il governo a contestare la nuova norma davanti alla Corte costituzionale. Dentro sono elencate tutte le presunte illegittimità e le “furbizie” della maggioranza per mantenere in sella i manager della sanità più graditi. Gli “amici” più fidati. Quelli che avrebbero dovuto lasciare l’incarico ma che sono stati infine mantenuti in cabina di regia grazie un intervento salvifico. Una sorta di legge ad personam. A chiedere l’impugnativa della norma – che allunga da 6 a 12 mesi, prorogabili di altri 12, la durata dell’incarico dei commissari di Aziende sanitarie e ospedaliere – non è stato un consigliere regionale di centrodestra. L’esposto – inviato al governo, al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, ai commissari regionale e all’Anac di Raffaele Cantone – porta la firma di Flora Sculco, agguerrita esponente di quello stesso centrosinistra che ha dato il via libera alla legge. Sullo sfondo si staglia Crotone, che il 5 giugno tornerà al voto. La legge 11, approvata lo scorso 19 aprile, sembra disegnata apposta per favorire il commissario dell’Asp “scaduto”, Sergio Arena, accusato senza mezzi termini dal candidato a sindaco Ugo Pugliese – sostenuto proprio da Sculco – di usare il suo ruolo per fare campagna elettorale a favore di Rosanna Barbieri, sponsorizzata dal Pd. Il 29 aprile, sulla scorta delle nuove disposizioni, la giunta Oliverio ha deliberato la prosecuzione del commissariamento all’Asp di Crotone e della “Mater Domini” di Catanzaro. Arena, dunque, rimarrà lì dov’era. Sospetti e dubbi si moltiplicano.

(Sergio Arena)
arena

L’IMPUGNATIVA L’intervento di Sculco entra nel merito della legge, giudicata «palesemente illegittima per manifesta incostituzionalità». Per questo, «merita di essere impugnata dinanzi la Corte costituzionale dal governo». Puntuale la ricostruzione delle possibili violazioni. In primo luogo quella della temporaneità e straordinarietà dell’incarico del commissario, principi modificati dal Consiglio «a propria discrezionalità e arbitrio». La legge, inoltre, sarebbe «in aperto contrasto» con le norme statali che regolano gli incarichi dirigenziali, perché avalla una carica «strumentalmente politica e sganciata da qualsiasi previa selezione pubblica, nonché da qualsiasi raggiungimento di obiettivo aziendale di salute e assistenziale». Sculco va giù duro: la proroga è «un istituto creato al fine di aggirare ed eludere le norme in tema di dirigenza pubblica sanitaria e svincolare da qualsiasi controllo le cariche commissariale utilizzandole per fini strumentalmente politici». Prova ne sia che la giunta, grazie alla “leggina”, ha nominato «commissari straordinari sprovvisti dei requisiti di legge per rivestire la carica di direttore generale». Arena, infatti, non è presente nell’elenco degli idonei alla carica di dg approvato dall’esecutivo calabrese.
Ci sarebbe, poi, un conflitto di attribuzione, dato che il Consiglio ha modificato una materia su cui non aveva voce in capitolo e, attualmente, di esclusiva competenza governativa. Sarebbe stata ignorata, a parere di Sculco, anche una recente delibera dell’Anac (la 66 del 2015), nella parte in cui veniva sottolineata l’assenza di qualsiasi motivazione giuridica alla base della nomina dei commissari nelle Aziende calabresi.

ALL’ANAC Con l’esposto, la consigliera di Cir invoca «l’immediato intervento del governo» e dell’Anticorruzione. L’Anac, in particolare, viene invitata a vigilare sull’Asp di Crotone. Dove continua a imperare Arena, quando manca un mese alle elezioni cittadine.
«Parrebbe», aveva spiegato Pugliese, che negli uffici della direzione generale dell’Asp «vi siano soggetti appartenenti a un ben definito partito politico, i quali, al fine nemmeno tanto celato di stimolare clientele elettorali, nonché di promuovere “suggerimenti” e “inviti” nei confronti di dipendenti e di possibili candidati in liste elettorali poco gradite al management dell’Asp, suggeriscano di avvicinarsi a “questo” e solo a “questo” partito politico». La stessa Sculco, pochi giorni fa, aveva stigmatizzato l’approvazione del nuovo atto aziendale da parte del commissario “salvato”. 

Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it

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