FATA MORGANA | Ecco la loggia segreta di Romeo
REGGIO CALABRIA È cristallizzata nel capo di imputazione per cui il gip Barbara Bennato ha disposto la custodia cautelare in carcere per i legali Paolo Romeo e Antonio Marra l’esistenza della loggia…

REGGIO CALABRIA È cristallizzata nel capo di imputazione per cui il gip Barbara Bennato ha disposto la custodia cautelare in carcere per i legali Paolo Romeo e Antonio Marra l’esistenza della loggia segreta che da decenni governa la città. Come anticipato diversi giorni fa dal Corriere della Calabria, i pm Giuseppe Lombardo, Rosario Ferracane, Stefano Musolino e Luca Miceli ipotizzano l’esistenza di una camera di compensazione di interessi massonici, ‘ndranghetistici e imprenditoriali, in grado di condizionare e contaminare la politica e l’economia cittadina.
Ex deputato del Psdi, a lungo referente per l’eversione nera, indicato dai pentiti come consigliori dei clan, ma anche come facilitatore per alcune delle stragi degli anni neri della Repubblica, Romeo – come anticipato nel decreto di perquisizione – sarebbe il «promotore e dirigente» della loggia. Proprio lui avrebbe pianificato in ambito politico, amministrativo ed economico imprenditoriale, le attività dell’associazione, programmandone iniziative e obiettivi.
Insostituibile braccio destro di Romeo è il legale Antonino Marra che, per il gup Bennato, ha un ruolo dirigenziale all’interno della loggia perché «contribuisce a pianificare e dare attuazione alle attività programmate dal primo (Romeo ndr) e dirette agli scopi già indicati». Sono individuati invece come partecipi della loggia segreta, che si nasconde sotto le insegne di diverse associazioni quali il circolo Pescatori Posidonia Asd, la Igea onlus, Cittadinanza attiva e Formula Sud, l’ex project manager di Fincalabra Nuccio Idone, il commercialista Natale Saraceno, il cancelliere capo della Corte d’appello Aldo Inuso, l’ex magistrato cassazionista Giuseppe Tuccio, l’ex assessore comunale ai trasporti Amedeo Canale, il canonico di Polsi, don Pino Strangio, il presidente di Cittadinanza attiva Domenico Pietropaolo, Andrea Scordo e il funzionario regionale Giovanni Pontari.
Non tutti si conoscono a vicenda e non tutti sono a conoscenza del reticolo di associazioni dietro cui la loggia governata da Romeo si nasconde. Ma tutti hanno un unico obiettivo: «Porre in essere attività dirette a interferire sull’esercizio delle funzioni di amministrazioni pubbliche locali (fra cui la Provincia di Reggio Calabria, sia tramite rapporti privilegiati, con dirigenti e funzionari; la Regione Calabria, con riferimento alla precedente legislatura, sia tramite rapporti privilegiati con membri elettivi dei consessi rappresentativi, sia tramite rapporti privilegiati con dirigenti e funzionari)».
Per gli inquirenti, la loggia puntava a influenzare scelte e indirizzi di Provincia e Regione « anche mediante le iniziative assunte dalle associazioni palesi predette e altre riferibili direttamente o indirettamente ai componenti dell’associazione segreta, che consentivano al Romeo ed al relativo tessuto relazionale e coacervo di interessi di cui egli è portatore, di restare baricentrico nella vita politica e nelle relazioni con i membri elettivi degli organi rappresentativi prima citati, ma anche con i dirigenti e funzionari dei predetti enti locali, indirizzandone le determinazioni in maniera osmotica agli interessi e alle strategia della ‘ndrangheta reggina».
In sintesi, Paolo Romeo per decenni ha manovrato per rimanere il decisivo ago della bilancia fra gli interessi di politica e ‘ndrangheta, imprenditoria e lobbies, tutte in odor di clan. Ma non era il solo. Anche perché la caccia ai “riservati” è appena cominciata. Della loggia – sottolinea infatti il gup – fanno parte anche « ulteriori soggetti in corso di individuazione o di compita identificazione».
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it