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Gratteri a Catanzaro, ecco cosa chiede

Lunedì, dopo il giuramento di rito, Nicola Gratteri si insedierà al vertice della Direzione distrettuale di Catanzaro. C’è grande attesa. Da parte di chi ritiene che solo attraverso l’azione della…

Pubblicato il: 14/05/2016 – 15:56
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Gratteri a Catanzaro, ecco cosa chiede
Lunedì, dopo il giuramento di rito, Nicola Gratteri si insedierà al vertice della Direzione distrettuale di Catanzaro. C’è grande attesa. Da parte di chi ritiene che solo attraverso l’azione della magistratura si può recuperare agibilità democratica, libertà di impresa, legalità nella gestione della cosa pubblica, bonifica e messa in sicurezza del territorio. Ma c’è grande attesa anche da parte di quegli ambienti che hanno, nel tempo, messo in piedi gruppi di potere dove tutto si tiene a prescindere da tutto.
Ambienti che già abbiamo visto all’opera in questi anni, e che nelle scorse settimane hanno fatto ogni sforzo per impedire la svolta al vertice di importanti uffici giudiziari calabresi, a partire proprio dalla Direzione distrettale antimafia di Reggio Calabria. Non si sono certo acquietati. Se non si è riusciti a impedire che Gratteri diventasse procuratore capo a Catanzaro, si può sempre fare in modo da impedire che il suo ufficio funzioni. Lo sa bene il diretto interessato: sarà per questo che nell’ultima settimana è passato “per un saluto” dai comandi generali di finanza e carabinieri e dal capo della polizia (quello uscente, Pansa, e quello entrante, Gabrielli). Più volte, invece, si è trattenuto a lungo negli uffici di via Arenula, a parlare con il ministro della Giustizia e a visionare tabelle e organici.

UNA SPAVENTOSA COPERTURA DI ORGANICI L’ultima relazione redatta dalla Commissione parlamentare antimafia, all’esito delle ricognizioni fatte negli uffici giudiziari di Catanzaro, definisce «spaventosa la scopertura di organici, di per sé risibili, tanto più che la dislocazione degli organi giudicanti su un vasto territorio – anche morfologicamente ostico – costringe i pubblici ministeri della Procura distrettuale a defatiganti trasferte». Gli stessi ispettori ministeriali sono costretti a mettere nero su bianco «la situazione assolutamente grave in cui versavano e versano la Procura distrettuale e gli uffici distrettuali del Tribunale di Catanzaro: procura Dda, sezione gip-gup sezione del riesame del Tribunale di Catanzaro». Rammentando che «il distretto della Corte di appello di Catanzaro comprende sette tribunali (Catanzaro, Cosenza, Vibo Valentia, Crotone, Lamezia Terme, Paola, Castrovillari) tra cui quattro capoluoghi di provincia (Catanzaro, Cosenza, Vibo Valentia, Crotone) e una presenza della criminalità organizzata assolutamente allarmante».
 
L’ISTITUTO DEL PM VIANDANTE A Matteo Renzi, che nelle ultime settimane non fa che ripetere quanto sia necessario avere una giustizia che emette sentenze e lo faccia in tempi certi e brevi, è stato consegnato un bigliettino con sopra un passaggio della relazione della Commissione antimafia: «A Catanzaro, un solo sostituto procuratore con delega Dda deve provvedere alla gestione dei dibattimenti, delle udienze preliminari, delle indagini, dei riesami di tutto il circondario di Vibo Valentia e che la pianta organica di molti tribunali è composta, in prevalenza, da magistrati che hanno assunto le funzioni da meno di un anno. La situazione appena richiamata si traduce in una – inevitabile quanto pericolosa – sproporzione tra l’aggressione della criminalità organizzata e la risposta dello Stato». Va da sé che il nodo è sempre più politico-istituzionale, nel momento in cui è ormai cristallizzata in atti ufficiali la cronica «sofferenza degli uffici giudiziari giudicanti del distretto causato da scoperture di organico oltre il limite fisiologico, da un rapporto numerico tra pubblici ministeri e giudici delle indagini preliminari al di sotto del coefficiente fissato nelle circolari del Consiglio superiore della magistratura, da piante organiche assolutamente inadeguate rispetto alla mole di indagini che la presenza massiccia e oppressiva della criminalità organizzata».
Aggiungiamo le ultime indicazioni che arrivano dal dipartimento della pubblica sicurezza, secondo i dati diramati dal ministero dell’Interno (sistema Ma.Cr.O.), in Calabria vi sono 160 organizzazioni criminali, per un numero di 4.389 affiliati: di essi 2.086 – circa la metà – sono concentrati nel solo territorio del distretto di Reggio Calabria (una sola provincia, 3200 chilometri quadrati di estensione per circa 600 mila abitanti), il resto, 2.303, sono distribuiti nel territorio del distretto di Catanzaro (11.896 chilometri quadrati circa l’estensione per circa 1.139.364 abitanti ove si considerino i dati aggregati delle quattro province comprese). A fronte di ciò, la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha una pianta organica di 7 magistrati ma, effettivi, sono sempre stati 6. La sezione gip-gup del Tribunale di Catanzaro dove confluiscono tutte le richieste della Procura distrettuale, come già illustrato a proposito del distretto di Reggio Calabria, è composta da 7 giudici e da 1 presidente ma l’organico non è mai completo, operano, di fatto, a volte 5, a volte 6 giudici. E il Consiglio superiore della magistratura, davanti a questo scenario come si colloca? Certamente, per usare (una volta tanto) con riferimento all’organo di autogoverno della magistratura la frase spesso usata nelle indagini sui politici, a Palazzo dei Marescialli «non possono non sapere».

IL CSM CERTIFICA LE SUE STESSE COLPE Dal confronto tra i dati estrapolati dal sito Cosmag del Consiglio superiore della magistratura relativi ai tribunali distrettuali maggiormente interessati dal fenomeno mafioso emerge – infatti- una tabella che è bene riportare:
– NAPOLI – bacino d’utenza del distretto: 2.577.609 / 97 sostituti procuratori;
– PALERMO – bacino d’utenza del distretto: 1.408.748 / 64 sostituti procuratori;
– CATANZARO – bacino d’utenza del distretto: 1.139.364 / 18 sostituti procuratori;
– CATANIA – bacino d’utenza del distretto: 851.419 / 40 sostituti procuratori;
– BARI – bacino d’utenza del distretto: 781.866; 30 sostituti procuratori;
– SALERNO – bacino d’utenza del distretto: 579.081 / 29 sostituti procuratori;
– MESSINA – bacino d’utenza del distretto: 438.502 / 20 sostituti procuratori;
– CALTANISSETTA – bacino d’utenza del distretto: 421.664 / 16 sostituti procuratori;
– LECCE – bacino d’utenza del distretto: 326.092 / 18 sostituti procuratori;
In sostanza il distretto di Catanzaro è il più grande per utenti (e afflitto dalla criminalità organizzata) dopo quello di Napoli e Palermo ma anche quello che, in proporzione, presenta il minor numero di sostituti procuratori della Repubblica, con le evidenti conseguenze in termini di magistrati Dda e gip-gup distrettuali in servizio (sei) e in organico (sette); ha lo stesso numero di sostituti della procura di Lecce con un numero di utenti quasi quadruplo. A ciò si aggiunga che Catanzaro e capoluogo di regione, il che porta ad assorbire gran parte delle indagini sulla Pubblica amministrazione per non dire del contenzioso.
 
DISATTESE LE CIRCOLARI SUI CARICHI DI LAVORO Eppure, come è costretta a rilevare anche la relazione della Commissione antimafia, «il Tribunale di Catanzaro ha una vacanza di 6 posti di giudice e su un organico di 34 giudici, dei 34 giudici 15 sono magistrati ordinari in tirocinio (Mot), con tutte le conseguenti limitazioni funzionali in materia penale previste per i magistrati che non hanno conseguito la prima valutazione; 2 posti della sezione gip-gup sono stati coperti attingendo alla sezione civile del Tribunale». Con la conclusione che “Si tratta di scoperture di organico gravissime per un territorio così esposto all’aggressione della criminalità organizzata ma, se pure la pianta organica di Catanzaro come di Reggio Calabria fossero al completo non sarebbe raggiunto il rapporto minimo tra giudici e pubblici ministeri previsto dalle circolari del Consiglio superiore della magistratura». Avete letto bene: a Catanzaro non vengono neanche lontanamente rispettati quei parametri dettati dallo stesso Csm con le sue circolari. Il rapporto fissato dal Csm è del 4% tra giudici e pubblici ministeri, solo Roma lo sfiora (3,79%) la media nazionale è comunque sopra il 3% ma a Catanzaro il rapporto pm/giudici non si schioda dall’1,5%, ovviamente a organici completamente coperti.Tutto questo però non sembra turbare i sonni di chi ne ha la diretta responsabilità politica e istituzionale. Questo il danno. Al quale, puntualmente, si accompagna la beffa perchè a tale ingiustificata sperequazione tra le piante organiche degli uffici giudiziari di Catanzaro e quelle degli altri distretti, segue la beffa costituita dalle altissime percentuali, praticamente le più alte del Paese, di scopertura degli organici. Per capirci, nel distretto di Catanzaro mancano 28 magistrati, 19 solo a Catanzaro con percentuali di scopertura degli uffici che partono dal 30 per arrivare fino anche al 50%.
 
LE RACCOMANDAZIONI DELLA COMMISSIONE ANTIMAFIA Come uscire da una situazione simile? Va detto che una prima “raccomandazione” è stata fornita proprio in questi giorni dalla Commissione parlamentare antimafia attraverso una lettera che la presidente Rosy Bindi ha inviato ai presidenti di Camera e Senato. Dentro ci sono le richieste più urgenti: «Ampliamento della pianta organica della procura distrettuale di Catanzaro; conseguentemente l’ampliamento della pianta organica del tribunale distrettuale di Catanzaro fino a riequilibrare il rapporto con i pubblici ministeri della procura distrettuale in linea con i tribunali di Roma, Milano, Napoli e Lecce; la reintroduzione della previsione per cui i magistrati ordinari in tirocinio che scelgono come prima sede sedi disagiate come Reggio Calabria o Catanzaro e i tribunali circondariali dei loro distretti, per la prima domanda di trasferimento dopo almeno cinque anni di permanenza nella prima sede disagiata, abbiano corsia preferenziale a prescindere dall’anzianità e incentivi economici per tutto il tempo della permanenza nelle sedi disagiate per compensare i disagi logistici; la previsione di punteggi aggiuntivi per i magistrati che diano la disponibilità ad applicazioni extra-distrettuali di almeno 24 mesi (modificando in tal senso le norme su tale istituto) presso le sedi disagiate».
 
L’IGNAVIA DELLE ISTITUZIONI C’è da far tremare i polsi a chi, pur dotato della migliore determinazione, è chiamato a cimentarsi con una situazione grave e allarmante, resa tale dal convergere di una crescente criminalità organizzata e di una sempre più vasta area di illegalità politico-istituzionale. Appesantita oltre misura dall’ignavia di istituzioni che, almeno fin qui, hanno impoverito di strumenti, risorse ed organici quei presidi chiamati ad amministrare giustizia e garantire legalità.Tante attestazioni, tanti telegrammi, tanti comunicati, tante celebrazioni hanno accompagnato la nomina di Gratteri. Non saranno minore, come numero e come spreco di aggettivi, quelle che arriveranno lunedì in occasione del suo insediamento. Chissà se troveranno spazio anche le dovute riflessioni sui numeri, i dati oggettivi e gli appunti che caratterizzano l’ufficio e il territorio dove Gratteri dovrà operare?
 
Paolo Pollichieni
direttore@corrierecal.it
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