Certificati falsi per truffare le assicurazioni, tre medici in manette
PALMI Venticinque truffe assicurative del valore di 300mila euro in meno di dieci mesi di attività. Sono questi i numeri dell’operazione Insurance, messa a segno dalla procura di Palmi sulla base del…

PALMI Venticinque truffe assicurative del valore di 300mila euro in meno di dieci mesi di attività. Sono questi i numeri dell’operazione Insurance, messa a segno dalla procura di Palmi sulla base delle indagini della squadra mobile di Reggio Calabria e del commissariato di Cittanova, che hanno svelato una vasta rete di truffatori, che ai suoi vertici vedeva medici, legali e agenti assicurativi. Ai domiciliari sono finiti l’assicuratore Franco Chindamo, il suo collaboratore Vincenzo Insardà, l’avvocato Maria Teresa Cosenti, e i medici Maria Teresa Cosentino, Basilio Iero e Carmelo Lando. Il gip ha invece ordinato l’obbligo di dimora per Domenica Zavaglia, Francesco Giorgiò, Michele Mangiaruga e Biagio Furfaro. Per gli inquirenti sono tutti a vario titolo responsabili di una serie di truffe fotocopia, tutte inscenate fra Reggio e Cosenza. Si svolgevano sempre secondo lo stesso copione, seguito in perfetta sinergia dai personaggi di quella che a detta degli inquirenti era una vera e propria organizzazione dedita alla truffa. «L’indagine – ha affermato il procuratore di PalmiOttavio Sferlazza – ha consentito di smantellare un’organizzazione agguerrita e con una sinergia operativa caratterizzata da figure professionali che, ciascuno per la parte di propria competenza, dava un contributo significativo alla riuscita delle attività del sodalizio». Attorno a loro si muoveva poi una vasta rete di complici o collaboratori, che ha indotto gli inquirenti a iscrivere sul registro degli indagati oltre duecento persone, fra cui dieci medici: Salvatore Raddi, Salvatore Guaglianone, Giuseppe Marini, Angela Caterino, Agostino Cosentino, Giovanni Dino, Carmelo Martorelli, Francesco Lo Iaconi, Giuseppe Pagliaro e Francesco Storino.
LA TECNICA COLLAUDATA Il metodo era semplice: si inscenava un incidente inesistente per costringere l’assicurazione a pagare, quindi si divideva il denaro sottratto alla compagnia. Una truffa antica ma che richiedeva un’attenta pianificazione. Per prima cosa, si individuavano automobili e persone disponibili a inscenare un incidente stradale. Bastavano un paio di telefonate, opportunamente coperte da un linguaggio criptico che trasformava i sinistri in “partite di calcio” e la selezione dei protagonisti nella “formazione della squadra”. Poi, si passava alla fase operativa. Posizionate le auto secondo lo schema stabilito si inscenava un alterco fra i due automobilisti e si sollecitava l’intervento della polizia, costretta a registrare tutti i dettagli del falso sinistro. Una mossa arguta per dare parvenza di ufficialità alla messinscena, seguita immediatamente dalla regolare simulazione di presunte conseguenze dell’incidente mai avvenuto. Il “ferito” veniva dunque regolarmente accompagnato in pronto soccorso dove bastava simulare forti dolori, per strappare una prognosi di 3/5 giorni. Ma questa non era che la base della truffa. Poi toccava ai medici considerati parte dell’organizzazione fornire alle presunte vittime tutta la documentazione necessaria per simulare di esserlo. Tutti documenti che agenzie d’infortunistica stradale, come la Chinservices di Franco Chindamo Franco, o l’avvocato Maria Teresa Cosentino usavano per avanzare formale richiesta di risarcimento nei confronti delle varie compagnie assicurative. Grazie al conferimento di apposite procure, spesso erano loro anche a incassare direttamente i risarcimenti dei loro assistiti.
Un sistema ben congegnato, scoperto grazie ad intercettazioni telefoniche, e che funzionava a meraviglia grazie a una perfetta strutturazione. Al vertice dell’organizzazione, in qualità di ideatori-organizzatori c’erano Vincenzo Insardà e Franco Chindamo. Domenica Zavaglia invece ha messo a disposizione le utenze telefoniche a lei intestate in modo che i due potessero interloquire liberamente senza correre il rischio di essere intercettati. Rosa Muratore., Basilio Iero e Carmelo Lando erano invece i medici incaricati di fornire la documentazione falsa. Maria Teresa Cosentino invece praticante legale abilitata al patrocinio, del foro di Palmi, lavorava con Chindamo alle richieste di risarcimento e si occupa anche degli eventuali contenziosi legali. Una rete ancora attiva al momento dell’arresto.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it