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Renzi “allontana” Morrone&Co

COSENZA Mentre i graduati del Pd calabrese (e, soprattutto, cosentino) si marcano dopo una sconfitta che mette in dubbio il futuro di molti maggiorenti dem, Matteo Renzi entra di nuovo a gamba tesa…

Pubblicato il: 10/06/2016 – 14:46
Renzi “allontana” Morrone&Co

COSENZA Mentre i graduati del Pd calabrese (e, soprattutto, cosentino) si marcano dopo una sconfitta che mette in dubbio il futuro di molti maggiorenti dem, Matteo Renzi entra di nuovo a gamba tesa sulle scelte del partito e sulle alleanze locali. In attesa dei ballottaggi (poi verrà il tempo del lanciafiamme), il premier boccia il neonato percorso con i verdiniani, traccia strade future e mette paletti che sembrano macigni. «Quanto alle Amministrative – spiega –, l’alleanza a Napoli e Cosenza, perché queste erano le due città interessate, mi pare che avesse carattere locale. E che non abbia funzionato per nessuno. Nel 2018 il Pd si presenterà da solo, un partito a vocazione maggioritaria come previsto dallo statuto. Punto». Morrone&Co sono più lontani, e pure la nascita del gruppo di Ala in consiglio regionale, con l’idea di avvicinarsi alla maggioranza di Oliverio (i maggiori indiziati: lo stesso Ennio Morrone, Nazzareno Salerno e Giuseppe Graziano), è congelata, almeno per il momento. Alle latitudini calabresi, almeno, c’è per il premier il vantaggio di non dover ascoltare le contumelie della minoranza interna, visto che l’abbraccio con i verdiniani è stato propiziato e celebrato proprio dal gruppo legato a Bersani e Cuperlo. Un’anomalia nell’anomalia di quell’accordo che, cifre sul tavolo, Renzi considera un errore. Ma il problema non è, per il segretario nazionale del Pd, il disamore degli elettori di sinistra, quanto piuttosto “problemi sul territorio”. Non è un appunto a Carlo Guccione, lodato per il suo tentativo di affrontare la difficile sfida contro Occhiuto; piuttosto un segno che la misura, in Calabria, è colma. Un’eventuale vittoria a Crotone sarebbe un palliativo, l’appuntamento centrale è il referendum sulla riforma costituzionale. Renzi, che si gioca tutto su quel passaggio, si aspetta risposte inequivocabili e un impegno totale. Se i numeri lo tradiranno anche a ottobre, allora non basterà la metafora del lanciafiamme per descrivere le sue intenzioni rispetto al partito calabrese.
Sul fronte dei verdiniani, con il fallimentare flirt elettorale riposto nel cassetto, quello che si immaginava un percorso politico da offrire come laboratorio sul proscenio nazionale subisce un brusco stop. I piani si complicano dappertutto. In Parlamento, dove frena il matrimonio con Scelta civica. Ala, a Roma, apre al Nuovo centrodestra e offre agli alfaniani l’ipotesi di un grande centro. Ma la prima accoglienza è gelida. Questo anche perché il movimento di Verdini, alleato del Pd in 5 città (Napoli, Caserta, Cosenza, Grosseto, Salerno), ha ottenuto in totale 21mila 287 voti. Le brutte sconfitte di Napoli e Cosenza frenano un avvicinamento da sinistra alla maggioranza di governo. In Calabria la situazione non è molto diversa, con l’aggravante (per i verdiniani) che l’Ncd non è organico alla giunta di Mario Oliverio, quindi anche l’avvicinamento da centrodestra è complicato. Dopo l’elezione di Ennio Morrone a presidente della Commissione di vigilanza e l’alleanza nella città di Bruzi, la strada sembrava in discesa. Oggi le parole di Renzi fermano il percorso a tempo indeterminato. Resta solo uno spiraglio che passa (di nuovo) per il referendum di ottobre. Non a caso, Morrone ha già spiegato che si tratta di un passaggio fondamentale, nel quale intende spendersi per il “sì”. Una precondizione indispensabile per rientrare nell’orbita di Matteo.

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

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