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Cosenza, chieste condanne pesanti per i pusher di "Job center"

COSENZA «Condannare tutti gli imputati». È la richiesta del pubblico ministero Domenico Assumma al termine della requisitoria del processo “Job center”, scaturito dall’inchiesta che il settembre de…

Pubblicato il: 12/07/2016 – 14:11
Cosenza, chieste condanne pesanti per i pusher di "Job center"

COSENZA «Condannare tutti gli imputati». È la richiesta del pubblico ministero Domenico Assumma al termine della requisitoria del processo “Job center”, scaturito dall’inchiesta che il settembre del 2016 sgominò un’organizzazione dedita allo spaccio di droga nella città dei Bruzi e collegata al clan degli Zingari. Sul banco degli imputati i tre che hanno scelto il rito ordinario. Si tratta di Ester Mollo (sposata con il pentito Marco Paura imputato nello stesso procedimento ma nel procedimento con il rito abbreviato) Michele Branca e Francesco Gamba. Il pubblico ministero ha chiesto la condanna a 13 anni e 4 mesi di reclusione per Ester Mollo; 12 anni per Gamba e di 10 anni e sei mesi per Branca.

LA REQUISITORIA DEL PM «C’è un’organizzazione che gestiva le piazze di spaccio a Cosenza». Così il pm Assumma, applicato alla Dda in questo dibattimento, ha ricostruito l’impianto accusatorio dell’inchiesta “Job center”. Ha definito ruoli e posizioni degli imputati che – a suo dire – spacciavano per conto dell’organizzazione e non usavano lo stupefacente per uso personale. «Ester Mollo – ha detto il pm – a differenza di quanto detto in sede di interrogatorio, aveva un ruolo ben definito nell’organizzazione che faceva capo a Palmieri e Abbruzzese. Ester Mollo era un dirigente del gruppo. L’attività investigativa e intercettiva evidenzia una posizione specifica di Gamba e di Branca». Determinanti – per la pubblica accusa – anche le dichiarazioni rilasciate da Paura sia in alcuni verbali che in udienza quando è stato sentito come testimone. «Si tratta – ha concluso Assumma – di un’associazione ha ai vertici gli Abbruzzese detti “Banana”. L’associazione è unica, gestita da Celestino Abbruzzese che ha il dominio nel centro storico di Cosenza e che si avvale di altri pusher e si diffonde pure in altre zone».

IL PENTITO PAURA Prima della requisitoria, sono stati sentiti gli ultimi testimoni. Il pentito Marco Paura, collegato in videoconferenza, è stato contro esaminato dall’avvocato Emanuela Capparelli, difensore di Mollo. «I rapporti con mia moglie erano normali – ha detto Paura -. A volte c’erano dei litigi perché lei non voleva che io spacciassi. Le nostre condizioni economiche non erano buone. Arrotondavo con il traffico di droga. Mia moglie si è limitata solo a fare da corriere tre volte».

LA VERSIONE DI ESTER MOLLO La difesa, dopo aver sentito alcune persone che facevano uso di droga, ha rinunciato a tutti gli altri testimoni e si è proseguito con l’esame degli imputati. Ha risposto alle domande di accuse e difesa, Ester Mollo (collegata in videoconferenza dalla località protetta in cui vive con i bimbi). «I rapporti con mio marito – ha detto Mollo – erano pessimi perché io non accettavo la mia vita e c’era un via vai di gente. Avevo la bimba piccola. Conosco Anna Palmieri da quando andavo in discoteca e poi mi ha battezzato il primo figlio. Mio marito pendeva dalle loro labbra. Con Palmieri e Celestino Abbruzzese avevamo un rapporto stretto. Abbiamo subito tantissime perquisizioni. Le nostre condizioni economiche erano pessime. Io, a volte, ascoltavo alcune conversazioni perché mi trovavo nella stessa stanza ma non ho mai partecipato all’organizzazione dei traffici di droga. Non toccavo alcun oggetto anche perché mettevo il sondino a mia figlia e non avrei mai toccato dello stupefacente. Mio marito non mi ha mai coinvolto nei loro affari anche perché sapeva che io non ero d’accordo».

GAMBA: MAI PARTECIPATO A RIUNIONI Gamba, difeso dall’avvocato Maurizio Nucci, si è sottoposto all’esame imputato precisando che lui era soltanto una persona che faceva uso di stupefacenti: «Non ho mai partecipato a riunioni in cui si discuteva di piazze di spaccio e non mi è stato mai proposto di vendere droga. Potevo scegliere liberamente dove comprarla. Facevo uso di droga per motivi personali e sono stato più volte in una comunità terapeutica». Rispondendo alle domande del pm, ha detto di conoscere Anna Palmieri e Celestino Abbruzzese «perché – ha detto – a Cosenza li conoscono tutti. Loro vivono nella traversa di via Popilia dove abitava mia mamma. Io acquistavo l’eroina da Marco Paura: mi sono trovato in questo caos per essere tossicodipendente».
Branca, assente, ha fatto sapere tramite il suo legale, l’avvocato Aurelio Sicilia, di non voler sostenere l’esame imputato. Il collegio (presieduto dal giudice Enrico Di Dedda) ha aggiornato il processo al prossimo 8 settembre per le arringhe della difesa e per la sentenza.

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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