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Catturato Pelle, il narcos in affari con la camorra

REGGIO CALABRIA È finita questa notte la latitanza di Antonio Pelle, rampollo di uno dei casati di ‘ndrangheta più antichi e potenti della Locride. Ventott’anni, faccia pulita, nonostante la giovane…

Pubblicato il: 04/09/2016 – 10:21
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Catturato Pelle, il narcos in affari con la camorra

REGGIO CALABRIA È finita questa notte la latitanza di Antonio Pelle, rampollo di uno dei casati di ‘ndrangheta più antichi e potenti della Locride. Ventott’anni, faccia pulita, nonostante la giovane età Pelle si è costruito una carriera criminale che rischia di “pesare” decenni di carcere. Per i magistrati romani che per anni ne hanno chiesto invano l’arresto, è un abile narcotrafficante, che dalla capitale gestiva una rete di traffico e spaccio internazionale di coca in joint venture con la camorra. Per i magistrati calabresi, che per lui avevano strappato una condanna a 12 anni poi cancellata dalla Cassazione, è il promettente rampollo dei Vottari “Frunzu” – Giorgi “Suppera”. Cresciuto respirando ‘ndrangheta nella storica roccaforte dei Pelle-Vottari a Bosco Sant’Ippolito 38 – un pugno di case fra Bovalino e San Luca, dove sono state gestite latitanze, pianificati omicidi e traffici internazionali di droga –, Pelle si nascondeva “fuori zona”.
I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, insieme ai colleghi di Palmi e Seminara e gli specialisti dello Squadrone Cacciatori, lo hanno scovato nei pressi di Seminara, in frazione Sant’Anna. Quaranta chilometri di curve dalla Locride non sono stati sufficienti al latitante per sfuggire agli investigatori, bene attenti a registrare qualsiasi “anomalia” sul territorio. Un metodo di lavoro frutto di precise direttive – spiega il comandante provinciale Lorenzo Falferi – che però mantiene il massimo riserbo su quali siano stati i campanelli d’allarme che la presenza del latitante in zona abbia fatto scattare. Un riserbo che promette nuovi sviluppi investigativi, in grado forse di chiarire come mai Pelle si trovasse non solo lontano dalla sua storica roccaforte, ma soprattutto a casa di un uomo di tutt’altro rango criminale.
Quarantotto anni, operaio, Antonio Penna – proprietario dell’abitazione in cui il latitante è stato scovato – si è fatto conoscere alle forze dell’ordine per reati di poco conto. Su di lui mai erano emersi affari o contatti operativi con le ‘ndrine. Eppure, proprio la sua casa era stata scelta per ospitare – quanto meno per qualche giorno – uno dei giovani rampolli su cui lo storico clan della Locride ha investito per perpetuarsi.
«Le “anomalie” in zona sono state registrate pochi giorni fa, quindi quasi sicuramente – sottolinea il comandante del Reparto operativo, Vincenzo Franzese – si trattava di una sistemazione “di transito”». Per questo, si è deciso di procedere in fretta alla sua cattura. Un’operazione per nulla semplice. Pelle – evidenzia il colonnello Alessandro Mucci – «è nato e cresciuto in un contesto intriso di tradizione criminale», per quattro anni è stato un’ombra, nonostante la sua faccia fosse inserita nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi e in quello dei ricercati in zona Shengen. E anche stanotte ha rischiato di farcela. Quando i carabinieri sono entrati in casa Penna, Pelle non c’era. Una prima perquisizione ha avuto esito negativo. Pelle si era rifugiato sul tetto. Poi forse ha avuto fretta, o un militare dall’occhio lungo ha notato qualche ombra strana. Nonostante un disperato tentativo di fuga, Pelle è finito in manette, anche grazie ai Cacciatori che avevano completamente circondato la zona. Insieme a Penna, ha fatto ingresso all’alba nel carcere di Palmi, dove rimarrà in attesa di essere chiamato a rispondere dei due mandati di cattura che pendono sulla sua testa per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e concorso in detenzione di sostanze stupefacenti.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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