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Lo sbaglio dei killer a Nocera e la strage di Sambiase

LAMEZIA TERME «Avevo 17 anni compiuti da qualche giorno». Inizia così il racconto del pentito Gennaro Pulice davanti al sostituto procuratore Elio Romano. È il racconto di un omicidio. A essere pre…

Pubblicato il: 08/09/2016 – 21:21
Lo sbaglio dei killer a Nocera e la strage di Sambiase

LAMEZIA TERME «Avevo 17 anni compiuti da qualche giorno». Inizia così il racconto del pentito Gennaro Pulice davanti al sostituto procuratore Elio Romano. È il racconto di un omicidio. A essere precisi del secondo omicidio della giovane leva della famiglia Cannizzaro. Il primo è stato l’omicidio di Salvatore Belfiore, portato a termine per vendicare la morte di suo padre, a maggio del 1995 nel giorno dell’anniversario dell’assassinio. Il secondo, a pochi mesi di distanza, fu quello di Gennaro Curcio, il 17 agosto del 1995. Di quella morte, come di tante altre, Gennaro Pulice si autoaccusa. L’autore materiale è stato lui ma non era solo. E le sue dichiarazioni hanno portato, oggi, a nuove misura di custodia cautelare. Dopo l’arresto di Domenico Antonio Cannizzaro, 50 anni, detto Mimmo, quale mandante dell’omicidio di Gennaro Ventura, la Squadra mobile di Catanzaro, coordinata dalla Dda del capoluogo, dopo i riscontri alle dichiarazioni del pentito, ha tratto in arresto Bruno Gagliardi, 42 anni e un suo cugino omonimo di 50 anni per avere supportato l’omicidio eseguito materialmente da Pulice. ù
Quel 17 agosto il collaboratore di giustizia se lo ricorda bene: «Lo ricordo bene perché era il compleanno del marito… del secondo marito di mia mamma», racconta. L’agguato avvenne «a Nocera Terinese dentro un concessionario che si chiamava… Bais mi pare». All’epoca la Procura dei minori archiviò il caso. Per quell’omicidio Pulice inizialmente venne arrestato e poi scagionato. A guidare la macchina c’era Bruno Gagliardi, classe ’74. L’agguato nasceva dall’intenzione di scalzare l’egemonia del gruppo “Bagalà” sulle estorsioni da essi gestite, in maniera esclusiva, nei Comuni di Falerna, Gizzeria e Nocera Terinese. Il vero obiettivo dei sicari era Carmelo Bagalà ma, entrando nel negozio di ricambi, Pulice si trovò spiazzato: «Quindi quel giorno che io andai a fare l’omicidio, ero convinto che non ci fosse Gennaro Curcio, che era un braccio destro di Bagalà e Isabella, ma io ero convinto che ci fosse invece Bagalà. Quando sono entrato nel negozio di autoricambi, sono entrato da solo, io avevo una 7,65 mi pare, mi ritrovai davanti questo Gennaro Curcio che, tra l’altro, era anche armato». Dopo l’omicidio i giovani rampolli della malavita Pulice e Gagliardi il piccolo, vengono convocati dalla consorteria Iannazzo-Cannizzaro-Daponte che non aveva accettato di buon grado quell’iniziativa. Pulice e Gagliardi raccontano come erano andati i fatti. E spiegano che l’omicidio era stato voluto anche da Giovanni La Polla e Salvatore Ruberto, detto “il Diavolo”.
La consorteria decide che la “pena” per La Polla e Ruberto sia la morte e sceglie una punizione più blanda per Bruno Gagliardi il grande. «Mi pare che lo spararono sul sedere», racconta Pulice. I tre si trovavano insieme su viale Stazione nel quartiere di Sambiase e altre due persone rimasero ferite. Quell’agguato, il 29 settembre 1995, divenne noto come “la strage di Sambiase”. Rimesse le cose a posto, punite le iniziative personali, l’evento sancisce di fatto l’entrata del giovane killer Pulice nel clan Cannizzaro.

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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