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Truffa agli imprenditori, in manette anche un reggino

PARMA C’è anche un reggino tra le sei persone arrestate a Parma nell’ambito di un’inchiesta su falsi finanziamenti a imprenditori e aziende in difficoltà economica in Italia e in Europa. Si tratta di…

Pubblicato il: 11/10/2016 – 13:30
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Truffa agli imprenditori, in manette anche un reggino

PARMA C’è anche un reggino tra le sei persone arrestate a Parma nell’ambito di un’inchiesta su falsi finanziamenti a imprenditori e aziende in difficoltà economica in Italia e in Europa. Si tratta di Alessandro Conti, 63 anni, residente a La Spezia ma originario di Reggio Calabria. Attraverso una fantomatica società neozelandese, la “cricca” incassava subito una percentuale per la sottoscrizione del contratto di mutuo e poi non consegnavano nemmeno un euro. È proprio questo il modus operandi dell’organizzazione scoperta dal nucleo di polizia tributaria di Parma. Una maxi truffa finanziaria da tre miliardi di euro che vede coinvolte in tutto 14 persone. Gli imprenditori raggirati sono in tutto 70.
L’operazione, denominata “Re Mida”, è scattata questa mattina a Parma ma anche a Forlì, Bolzano, La Spezia, Lodi, Frosinone, Siracusa e Palermo. Allertata anche l’Interpol per alcune truffe ai danni di aziende spagnole e portoghesi. Al vertice dell’organizzazione c’era Aldo Pietro Ferrari, 71enne originario di La Spezia ma residente a Parma. Già finito in carcere sempre per truffa, bancarotta fraudolenta e associazione a delinquere, l’uomo aveva allestito, assieme agli altri membri dell’organizzazione, un lussuoso ufficio nella zona nord di Parma, a poca distanza dal casello dell’autostrada. Questa era ufficialmente la sede italiana dell’azienda neozelandese che vantava anche filiali negli Stati Uniti, in Israele, in Giappone, a Singapore e in Grecia con contatti con tutti i maggiori istituti finanziari del mondo.
A Parma l’organizzazione riceveva gli imprenditori italiani in cerca di finanziamenti offrendo mutui che andavano da un minimo di 5 milioni sino anche a 100 milioni e oltre. A chi chiedeva un prestito veniva offerta, per rendere il tutto più credibile, anche la consulenza di un operatore economico che valutava o realizzava il business plan dell’azienda e un certificato di deposito della durata di venti anni che permetteva di abbattere i costi dell’operazione e i tassi di interesse. Al momento della sottoscrizione del contratto di finanziamento, l’organizzazione però richiedeva la riscossione immediata di una parcella compresa fra il 5 e l’8% del mutuo concesso quali “spese istruzione pratica”. Uno stratagemma che ha permesso ad Aldo Pietro Ferrari e ai suoi complici di incassare in circa due anni oltre due milioni di euro a fronte di tre miliardi di euro di fantomatici finanziamenti. Dei prestiti alla fine ovviamente non è mai arrivato nulla.
L’organizzazione, esibendo documenti falsi delle maggiori organizzazioni finanziarie mondiali, si giustificava con i clienti truffati parlando di «pratiche incomplete, sportelli chiusi per diverso fuso orario o ritardi nelle operazioni bancarie». Oltre a Ferrari e Conti sono finiti in manette anche un 54enne nato in provincia di Siracusa e residente a Palermo, Nicola Bufo, un 69enne della provincia di Bari ma residente a Fidenza (Parma), un 43enne della provincia di Parma e un 57enne della provincia di Lodi.

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