CATANZARO Non sorprende il procuratore distrettuale Nicola Gratteri, la rabbiosa reazione del boss Pantaleone “Luni” Mancuso all’esordio in tribunale del nuovo collaboratore di giustizia Andrea Mantella.
Lo aveva anticipato al ministro Orlando, quando aveva spiegato le ragioni per le quali occorre attrezzare gli uffici giudiziari del distretto in vista di nuove indagini e in conseguenza dell’avvento di nuovi pentiti capaci di far compiere un ulteriore salto di qualità alle indagini della Dda di Catanzaro contro i più temuti clan che operano nel Vibonese, nel Lametino, in provincia di Cosenza e nel Crotonese. Lo ha ribadito ieri al suo capo di Gabinetto che lo ha chiamato, a margine del grave episodio riguardante le minacce al pm Marisa Manzini, per ribadirgli la disponibilità del ministro a fornire ogni strumento necessario per una buona conduzione delle indagini avviate.
Nessuna sorpresa per Gratteri, anche perché per primo ha intravisto la potenzialità delle dichiarazioni di Mantella.
Era il diciassette maggio scorso, Gratteri si era insediato alla guida della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro appena il giorno prima, quando il neoprocuratore viene chiamato dalla polizia penitenziaria: gli dicono che Andrea Mantella avrebbe intenzione di collaborare con la giustizia, saltare il fosso e riferire delle sinergie criminali che legano il clan Mancuso a quelli lametini. Pone una condizione: incontrare personalmente e da solo il nuovo procuratore Nicola Gratteri.
Il tempo di raccogliere informazioni sul personaggio e Gratteri è già in aereo: le consegne possono attendere, meglio andare a sentire l’aspirante pentito e capire se vuole giocare o fa sul serio.
Il primo interrogatorio assume toni concitati, Mantella vorrebbe condurre le danze e comincia ad elencare le cose che può raccontare, i nomi, i fatti, le circostanze delle quali può riferire. Gratteri lo gela: «Prima debbo capire se intende veramente confessare tutto. C’è un solo modo per farlo, dica i reati che ha commesso lei e veda di non scordarsene nessuno».
Troppo navigato, Gratteri, per non sapere che la prima cosa da ottenere è che il pentito tagli tutti i ponti con il suo passato criminale e si consegni interamente alla legge. Mantella capisce, riflette qualche ora poi mette a verbale otto omicidi da lui personalmente eseguiti. Adesso non può più tirarsi indietro.
Gratteri raccoglie personalmente la lunga ed estenuante deposizione del Mantella, blinda i verbali e affida a polizia e carabinieri la raccolta dei riscontri. Poi ne parla con Marisa Manzini alla quale affida gli stralci riguardanti le gesta criminali del clan Mancuso. Il processo Black Money è alle porte, le dichiarazioni del nuovo pentito possono irrobustire definitivamente il quadro accusatorio già corposo. E siamo all’esordio di Andrea Mantella in dibattimento. Marisa Manzini conduce un esame del pentito in udienza che lascia poco spazio al controesame della difesa. Inevitabilmente saltano i nervi. È cronaca di queste ore ma siamo solo agli inizi. (Pa.Po.)
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