Carbone e Sculco: un Sì per cambiare la Calabria
CROTONE «Il referendum costituzionale è l’occasione per cambiare l’Italia e tutti siamo chiamati ad assumerci le nostre responsabilità, perché il 4 dicembre è un data fondamentale per svecchiare…

CROTONE «Il referendum costituzionale è l’occasione per cambiare l’Italia e tutti siamo chiamati ad assumerci le nostre responsabilità, perché il 4 dicembre è un data fondamentale per svecchiare un sistema istituzionale farraginoso, in cui per approvare una legge ci vogliono anni. D’Alema sostiene che si tratti di una riforma frettolosa. Frettolosa, una riforma di cui si parla inutilmente da 34 anni e che molti dei sostenitori del No hanno, non una ma più volte, votato in Parlamento?». Il deputato del Pd Ernesto Carbone conquista la sala stracolma del Lido degli Scogli a Crotone e contribuisce, entrando nel merito della riforma, a spiegare le ragioni del Sì. Partecipando, assieme ai consiglieri regionali Flora Sculco e Carlo Guccione e al sindaco di Crotone Ugo Pugliese, all’iniziativa promossa dal coordinamento comitati Basta un Sì – per cambiare l’Italia e per cambiare la Calabria, Ernesto Carbone, renziano doc, si è intrattenuto «sui cinque punti decisivi della riforma costituzionale». Ad iniziare dalla fine del bicameralismo paritario, «già preannunciato dai padri costituenti». Sulla riduzione dei costi della politica («senza voler fare demagogia») Carbone ha ricordato la riduzione dei parlamentare («che da 945 passano a 630 più i 100 senatori che rappresenteranno i poteri locali») e l’abolizione di enti inutili come il Cnel.
Infine, si è intrattenuto sulla razionalizzazione dei rapporti Stato-Regioni che «pone fine alla conflittualità esasperata provocata da una riforma del titolo V che, per inseguire la Lega, a suo tempo escogitò un federalismo all’italiana per cui oggi si hanno venti politiche energetiche e una condizione deplorevole della sanità, specie al Sud» Alla presenza di sindaci, amministratori e consiglieri comunali, dirigenti di partito e di associazioni, militanti e tantissimi cittadini, Carlo Guccione ha affermato che «la vittoria del sì è doppia. Vince l’Italia, che velocizza i processi legislativi e può contare di più in Europa e vince la Calabria che vuole cambiare e mettersi al passo con le altre regioni. Addirittura, io avrei abolito del tutto il Senato e rafforzato i soggetti della rappresentanza orizzontale. Subito dopo la riforma del titolo V, che finalmente chiude la brutta parentesi di quando ci si illuse di competere con la Lega, occorrerà – ha aggiunto Guccione – mettere mano al regionalismo che, dopo mezzo secolo, presenta crepe e inefficienze clamorose, soprattutto nell’Italia del Sud. Dobbiamo costruire una democrazia partecipata e moderna con frequenti consultazioni popolari».
Guccione ha anche sottolineato «l’importanza del percorso politico condiviso con Flora Sculco. Queste non sono iniziative estemporanee, ma vanno oltre, perché entrambi siamo stati eletti dal popolo non per scaldare le sedie, ma per cambiare la Calabria. Adesso l’asse Cosenza-Crotone-Catanzaro dobbiamo estenderlo a Reggio». Un cenno alla sanità: «In tutti questi di anni di commissariamento ci hanno rimesso i cittadini del Mezzogiorno. Serve un solo sistema sanitario che assicuri a tutti i cittadini i livelli essenziali di assistenza e il diritto costituzionale alla salute». Hanno partecipato all’iniziativa gli avvocati Ugo Periti e Pino Pitaro, nonché l’ex segretario della Cisl calabrese Enzo Damiano. Per il sindaco Pugliese «la mia città e il mio territorio, che hanno vissuto una crisi di deindustrializzazione spaventosa che tuttora ci penalizza, hanno bisogno di un Paese che funzioni e di un governo in grado di assumere decisioni rapide con il coinvolgimento dei poteri locali nelle scelte strategiche come l’ambiente, il turismo, il welfare, il lavoro».
Flora Sculco ha incitato «a scrivere anche dalla Calabria e con la tenacia propria dei calabresi, una pagina nuova nella storia delle istituzioni italiane che vanno riformate per rompere rendite di posizione e parassitismi vari nascosti dietro la confusioni di maggioranze variabili. I cittadini hanno diritto di sapere chi li governa e il Mezzogiorno intende contare di più attraverso la partecipazione attiva di chi non sopporta più parlamentari nominati e una politica fatta di frasi vuote e irresponsabilità. L’impegno che stiamo dispiegando a sostegno della riforma – ha sottolineato – non mira, come qualche sciagurato predica, a contropartite politiche. Non ne abbiamo bisogno. Della nostra storia e della grande capacità di andare avanti con i cittadini noi siamo fieri e orgogliosi. Chi non sta con il popolo e si chiude alle novità, evidentemente ha perso il senso profondo della politica. I cittadini e tutti noi ci attendiamo cambiamenti profondi, sia nelle procedure legislative che nella conformazione della geografia politica e nel sistema dei partiti, perché l’una e gli altri siano più corrispondenti ai bisogni di una società che cambia; di una società che attraversa una crisi sociale tra le più gravi dal dopoguerra e che vede l’Italia del Sud fare fatica a tenere il passo con le dinamiche di un’economia globale che, in particolare nelle aree svantaggiate del Paese, lascia indietro i più deboli, acuisce il disagio sociale e amplifica le diseguaglianze».