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Diffamazione a Gentile, Occhiuto in Tribunale: «Ero arrabbiato»

COSENZA «Ho solo descritto lo stato d’animo di un momento. Era uno stato d’animo di indignazione e di rabbia perché non posso accettare che molte persone hanno aderito a “pratiche di ricatto” ritir…

Pubblicato il: 01/12/2016 – 12:30
Diffamazione a Gentile, Occhiuto in Tribunale: «Ero arrabbiato»

COSENZA «Ho solo descritto lo stato d’animo di un momento. Era uno stato d’animo di indignazione e di rabbia perché non posso accettare che molte persone hanno aderito a “pratiche di ricatto” ritirando il sostegno alla mia candidatura». Ha raccontato la sua versione dei fatti il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto imputato di diffamazione aggravata ai danni di Pino Gentile. A farlo scivolare è stato un post pubblicato su Facebook all’epoca delle elezioni provinciali del 2014 con cui sottolineava: «Gentile adotta i suoi soliti metodi», per poi specificare «i consiglieri non possono essere trattati come pedine da spostare da una parte all’altra mortificando la propria dignità di persone e di amministratori. Bisogna opporsi ai sistemi di pressione mafiosa, se si vuole il bene della Calabria si deve avere il coraggio politico di rifiutare per le elezioni regionali i voti della mafia e di Gentile». Un messaggio che non è piaciuto per nulla a Pino Gentile che ha querelato l’allora aspirante presidente della Provincia e si è costituito parte civile con l’avvocato Guido Siciliano. Il sindaco Occhiuto in udienza ha spiegato il contesto in cui è maturato quel post e quindi che cosa successe all’epoca quando in occasione delle elezioni del 2014 per il presidente della Provincia di Cosenza diversi consiglieri comunali e sindaci della Provincia avrebbero ritirato le firme a suo sostegno all’ultimo minuto perché – è la motivazione riferita da Occhiuto – avrebbero ricevuto pressioni da Gentile.
«Quando ho scritto quel post – ha detto il sindaco – ero arrabbiato perché non condivido queste pratiche. Mi sono riferito alla famiglia Gentile perché mi era stato detto, da chi ha ritirato la firma in mio sostegno, che avevano ricevuto pressioni della famiglia Gentile. Alcuni parlavano di pressioni relative a finanziamenti che in caso contrario sarebbero stati ritirati. Io non condivido tali pratiche e per questo ho scritto il post: volevo denunciare pubblicamente tale comportamento. Quel post, dettato dalla rabbia, lo condivido anche ora nella sostanza. Quei sindaci che mi telefonarono mi confermarono il sostegno ma che non potevano esporsi su pressioni della famiglia Gentile. Io alla fine ho vinto lo stesso». Rispondendo alle domande del pubblico ministero Donatella Donato e poi dell’avvocato Siciliano, Occhiuto ha ribadito e precisato che alcuni gli dissero che dovevano ritirare quella firma perché altrimenti «Gentile – con Gentile mi riferivo al gruppo Gentile (in quel periodo Pino Gentile era assessore ai Lavori Pubblici) – avrebbe ritirato i finanziamenti che avevano concesso. Io quando ho scritto sul post “Gentile” mi riferivo al gruppo politico Gentile ovvero Pino, Tonino e Katia Gentile». «Quando ho scritto la parola mafiosa in quel post associandola ai Gentile – ha precisato Occhiuto al giudice Giusy Ianni – mi riferivo al modus operandi di chi esercita pressioni». Incalzato dalle domande dell’avvocato Siciliano, Occhiuto ha affermato che in passato «quando ho avuto il sostegno dei Gentile non ci sono mai stati tali atteggiamenti che altrimenti avrei denunciato». Il sindaco ha indicato i nomi di alcuni dei sindaci del Cosentino che lo chiamarono per ritirare la loro firma. Il sindaco Occhiuto, rispondendo alla domanda del suo avvocato Nicola Carratelli, ha precisato che con quel post ha voluto «solo denunciare un comportamento e che non aveva nulla contro le persone».
Giovedì mattina è stato sentito come testimone della difesa anche il dirigente comunale Giovanni De Rose. De Rose ha riferito un particolare di un sindaco che quasi «piangendo» motivò il ritiro della firma.
Come testimone della difesa è stato sentito inoltre Giuseppe Cirò, capo segreteria del sindaco che all’epoca era nello staff del primo cittadino. Rispondendo alle domande dell’avvocato Nicola Carratelli, Cirò ha riferito quanto in sua conoscenza in riferimento alla raccolta delle firme in sostegno della candidatura di Occhiuto. A tale proposito ha raccontato il caso di un consigliere comunale del Cosentino che «venne costretto a ritirare la sua firma». «Il repentino cambiamento del sostegno al sindaco – ha detto Cirò – aveva un po’ innervosito Occhiuto. Era molto arrabbiato. Ero a conoscenza del post su Facebook».
Il giudice ha chiuso il dibattimento aggiornando il processo al prossimo 23 marzo per la requisitoria del pm.

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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