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Calabria ultima (ancora una volta) per qualità della vita

CATANZARO Sprofonda la Calabria. Passate al setaccio dagli analisti del Sole 24 Ore che ogni anno tarano la qualità della vita nelle province italiane (qui la classifica completa), le cinque calabr…

Pubblicato il: 12/12/2016 – 9:25
Calabria ultima (ancora una volta) per qualità della vita

CATANZARO Sprofonda la Calabria. Passate al setaccio dagli analisti del Sole 24 Ore che ogni anno tarano la qualità della vita nelle province italiane (qui la classifica completa), le cinque calabresi annaspano nella parte più bassa della classifica. E due su cinque – Vibo Valentia e Reggio Calabria – si aggiudicano la medaglia d’oro e d’argento sul podio dei peggiori.

VIBONESE IN PICCHIATA Dall’anno scorso, sono riuscite solo a darsi il cambio. Oggi, la provincia di Vibo è il territorio che occupa il gradino più basso della classifica, posizione occupata nel 2015 da Reggio Calabria. Magra consolazione per la città dello Stretto – l’anno scorso ultima, ora penultima – che al netto di annunci e parterre governativi, continua a raschiare il fondo della classifica come area con la più bassa qualità della vita.

IL TONFO CALABRESE Ma anche le altre calabresi non hanno di che gioire. Il Crotonese, solo 12 mesi fa considerato il migliore della regione con il suo 89mo posto, scivola al 106mo, la provincia di Cosenza bivacca poco più su, al 101mo, perdendo tre posizioni rispetto a 12 mesi fa, mentre lo scettro della migliore delle province calabresi va a Catanzaro, che non va oltre la 95ma posizione in classifica.

UNA REGIONE INOCCUPATA Un quadro sconfortante, ma pienamente giustificato alla luce dei numeri che provengono dai territori. A partire da quelli che riguardano l’occupazione e raccontano una regione che non è in grado di coinvolgere nel tessuto produttivo oltre la metà dei suoi giovani. In Calabria, il tasso di occupazione è inferiore al 40%. Fra i giovani però la situazione è ancora più drammatica. Nel Cosentino, il 71,3% dei ragazzi fra i 15 e i 24 rimane a casa, il 57,8% in provincia di Catanzaro, il 63,7% nel Vibonese, il 58,4 nell’area dello Stretto e il 73,9% a Crotone e provincia.

L’ESERCITO DEI LAUREATI DISOCCUPATI Molti si laureano, almeno per il trend italiano – 83 giovani su 1.000 nel Reggino, 82 su 1000 nel Vibonese, 79 su 1000 nell’area Bruzia, 77 su 1.000 in provincia di Catanzaro, 65 su 1.000 nel Crotonese – ma poi, i più rimangono a casa. Senza neanche avere la possibilità di arricchire la propria formazione con consumi culturali, se è vero che librerie e cinema scarseggiano. O forse non possono permetterseli perché non solo il lavoro non c’è, ma in pochi cercano di inventarselo.

POCHE IMPRESE E PER DI PIU’ ANZIANE In nessuna provincia si superano le 10 imprese su 100 abitanti e ovunque le start up sono pochissime: 0,9 su mille imprese (nel Cosentino), 1,1 in provincia di Catanzaro, 0,3 nel Vibonese, 0,7 in provincia di Reggio Calabria e 0,2 nell’area pitagorica.
Forse non a caso, dunque, in Calabria si inventa poco o nulla di nuovo e si esporta poco. Negli ultimi 17 anni, le domande di brevetti per ogni mille abitanti solo nel Catanzarese superano di misura l’1% (1,1 % secondo la classifica del Sole24Ore), mentre tutte le altre province vantano percentuali da prefisso telefonico. Quel poco che si produce, per altro, non si esporta. La provincia che più beneficia dell’export è Vibo Valentia, ma prodotti e servizi venduti fuori regione non pesano più del 2,2% sul Pil.

UNA REGIONE POVERA Proprio il Pil pro capite è una delle note maggiormente dolenti in regione. Se in provincia di Aosta, miglior territorio italiano per il Sole24Ore, il Pil pro capite è di 33.144,9, in Calabria solo nel Catanzarese si arriva a stento alla metà (16.875,5 euro).
In tutte le altre province si è ben al di sotto. Nel Reggino, il Pil pro capite è di 15.840,2 euro, in provincia di Crotone di 14.529,5, nel Vibonese di 13.890,10 e infine nel Cosentino di 13.701,5 euro. Per alcuni potrebbe essere quasi una beffa nella regione che fa da capitale a una delle mafie più ricche del pianeta, con un Pil stimato di 53 miliardi di euro l’anno, ma che per esperti e tecnici è la dimostrazione plastica di come la ‘ndrangheta non abbia fatto altro che impoverire la Calabria e i calabresi. Che di certo, non sembrano ricevere un aiuto neanche dalle istituzioni che li governano.

E SENZA SERVIZI Per numero di asili nido, spese sociali per minori, anziani e poveri e tasso di emigrazione ospedaliera, non c’è provincia della Calabria che non sia in fondo alla classifica. E nel Reggino, con il 4,1% di spesa pro capite e lo 0,5% di indice totale di presa in carico potenziale dell’utenza negli asili guadagna l’ultimo gradino del podio. Anche per tasso di emigrazione ospedaliera, con il 22,5% è la peggiore delle calabresi e una delle peggiori in Italia (103ma su 110), con buona pace di tagli di nastri e grandi annunci.

IL FUTURO NON ABITA QUI Ma se i servizi essenziali latitano, anche quelli destinati a portare la regione nel terzo millennio per molti calabresi sono una pia illusione. Mentre in tanti blaterano di rivoluzione digitale della pubblica amministrazione, autostrade e reti varie smart e futuribili, in tutte le province la banda larga non è ancora cosa di tutti. Se in tutto il paese la copertura è ormai almeno del 90%, in Calabria si va dall’88% del Reggino al 77% in provincia di Crotone. Davvero troppo poco per una regione che i numeri mostrano sempre più isolata nella sua mediocrità.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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