Cosenza, tentò di uccidere un consigliere comunale: condannato a 6 anni e 4 mesi
COSENZA Il gup di Cosenza, Luigi Francesco Branda, ha condannato con il rito abbreviato a sei anni e quattro mesi di carcere Filippo Rovito, accusato del tentato duplice omicidio dell’ex consigliere…

COSENZA Il gup di Cosenza, Luigi Francesco Branda, ha condannato con il rito abbreviato a sei anni e quattro mesi di carcere Filippo Rovito, accusato del tentato duplice omicidio dell’ex consigliere comunale di Cosenza Roberto Sacco e del figlio, avvenuto dopo la mezzanotte dello scorso 18 giugno a via Popilia. Rovito – già noto alle forze dell’ordine – il giorno dopo la lite si è costituito alle forze dell’ordine accompagnato dal suo avvocato Antonio Sanvito. Alcuni giorni dopo il suo arresto, gli agenti della Mobile diretti dal dirigente Giuseppe Zanfini, hanno trovato ad Altomonte la pistola usata per la sparatoria. Si tratta di una 7,65 detenuta illegalmente da Rovito che ha ammesso di tenere nascosta in un terreno.
Il pm Donatella Donato aveva chiesto la convalida del fermo – emesso nell’immediatezza dei fatti per tentato duplice omicidio, minacce aggravate e violazione della legge sulle armi – e ha chiesto la misura cautelare in carcere, poi concessa dal gip. L’uomo era ricercato dalla notte di sabato 18 giugno quando gli uomini diretti dal questore Luigi Liguori si erano messi sulle sue tracce. Rovito il giorno dopo si è presentato in Questura.
IL RACCONTO DI ROVITO L’uomo, 51 anni, ha spiegato agli agenti della Mobile che cosa è successo poco prima della sparatoria. Versione confermata e ribadita anche nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Rovito e il figlio di Sacco si sarebbero incrociati più volte nel pomeriggio del 18 giugno – è la versione di Rovito – tra piazza Zumbini e piazza Europa. In quel frangente Rovito riceve diverse telefonate sul cellulare da un numero che non conosce e quindi non risponde, fin quando non riceve un sms in cui gli viene chiesto di rispondere a quel numero. Telefona e risponde Roberto Sacco che gli avrebbe proposto di incontrarsi da soli nei pressi di un supermercato a via Popilia. Ma quando Rovito arriva, trova Sacco assieme al figlio così dopo una breve discussione – è sempre il racconto di Rovito – Roberto Sacco e il figlio lo avrebbero aggredito e malmenato, afferrandolo per il collo e prendendo a calci la sua macchina. A quel punto Rovito sarebbe andato via e dopo aver cambiato macchina perché – ha precisato al gip – la Alfa Mito era rimasta senza carburante e quindi ha preso la sua Mercedes. Così alquanto innervosito è infuriato per l’aggressione, avrebbe preso una pistola – che nascondeva in un terreno – e si sarebbe messo a girare fin quando non ha trovato i due e ha cominciato a sparare. Ha esploso tutti i colpi di pistola che erano in canna contro la macchina di Sacco «fin quando non ho scaricato tutto il caricatore». Rovito subito dopo si è allontanato e ha detto agli inquirenti di aver dormito nei pressi della diga di Tarsia. La mattina dopo la mamma lo ha chiamato per avvisarlo che lo cercavano i poliziotti. Così ha deciso di costituirsi.
Nell’immediatezza della sparatoria, Roberto Sacco – per fortuna rimasto illeso assieme al figlio – si è recato subito in Questura denunciando l’accaduto e fornendo le generalità di Rovito. L’ex consigliere, subito dopo, ha rilasciato un commento sul suo profilo Facebook: «Sto bene per fortuna. L’autore è uno squilibrato che cammina armato e fa uso di psicofarmaci».
MOVENTE PASSIONALE Secondo quanto emerso dalle indagini – coordinate dal procuratore aggiunto Marisa Manzini e condotte dal sostituto Donatella Donato – ci sarebbero stati dissidi tra il figlio di Sacco e Rovito perché quest’ultimo lo riteneva responsabile della fine della sua relazione con la suocera del ragazzo. E, secondo quanto riferito da Rovito, il giovane lo accusava anche di parlare male di lui con la sua fidanzata.
Il gup, lunedì mattina, ha confermato la richiesta del pm Donato che aveva chiesto una pena di sei anni e quattro mesi.
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it