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CALABRIA CORROTTA | «Da Salerno soldi e lavoro in cambio di voti»

CATANZARO «Io mi ricordo negli anni passati che Nazzareno Salerno un onorevole diciamo della politica e tramite Damiano Vallelunga chiese appoggio su Vibo Valentia a noi intesi come clan Lobianco d…

Pubblicato il: 02/02/2017 – 17:56
CALABRIA CORROTTA | «Da Salerno soldi e lavoro in cambio di voti»

CATANZARO «Io mi ricordo negli anni passati che Nazzareno Salerno un onorevole diciamo della politica e tramite Damiano Vallelunga chiese appoggio su Vibo Valentia a noi intesi come clan Lobianco di votarlo e noi abbiamo passato la parola ai vari clan, cioè Carmelo Lobianco e Pizzini…».
L’interrogatorio al collaboratore di giustizia Andrea Mantella risale al 26 settembre scorso. Davanti a Mantella ci sono il procuratore Giovanni Bombardieri e il sostituto Graziella Viscomi che hanno coordinato le indagini dell’operazione Robin Hood insieme al sostituto della Dda Camillo Falvo. 
Tra le accuse contestate al consigliere regionale Nazzareno Salerno e al collaboratore di giustizia Andrea Mantella c’è il voto di scambio elettorale politico-mafioso, manifestatosi «di seguito ad un accordo suggellato per il tramite di Damiano Vallelunga». Per l’accusa, «Salerno chiedeva appoggio elettorale alla famiglia mafiosa dei Lo Bianco e ai vari clan a esso federati, in relazione alle consultazioni per il rinnovo del consiglio regionale della Calabria del marzo 2010, alle quali si era candidato (e ove veniva, effettivamente, eletto). In particolare, Salerno prometteva danaro ed altre utilità (in particolare, posti di lavoro ed adozione di provvedimenti rientranti nella sua sfera di competenza) a personaggi della criminalità organizzata legati o comunque, vicini, al predetto Vallelunga (per il cui tramite avveniva l’accordo), fra cui la famiglia Lobianco, di cui Mantella Andrea era esponente di spicco in quanto parte della “società maggiore”». Per questo reato il gip Giuseppe Perri non ha riconosciuto la gravità indiziaria. Non è, in sostanza, tra quei reati che giovedì hanno aperto le porte del carcere per Nazzareno Salerno. Restano però cristallizzate tra le carte dell’operazione “Robin Hood” le parole del pentito Mantella. Incalzato dalle domande del pm Viscomi che vuole sapere a cosa si riferisce quando dice che Salerno “chiese appoggio”, il collaboratore non esita: «Elettorale, per votarlo, in cambio ci diede dei soldi e dei posti di lavoro sia all’interno dell’ospedale di Vibo Valentia e sia ai depuratori, che io posso fare nomi e cognomi chi sono impiegati e chi ha dato…». Damiano Vallelunga, che guidava un locale nel Vibonese formato da sette ‘ndrine, è stato ucciso a Piace il 27 settembre 2009 mentre usciva dalla chiesa di San Cosimo e San Damiano. 
Mantella ricorda che Salerno era «intimo amico di Damiano Vallelunga» e che «alcune volte si sono visti in agriturismo lì a Spatola dove ci incontravamo pure noi con questo Nazzareno Salerno. So che gli hanno bruciato qualche macchina, hanno fatto qualche intimidazione, il clan dei “Viperari” alla parte avversa di Nazzareno Salerno per farlo desistere a imporsi contro Nazzareno Salerno…».

LO SCELLERATO PATTO ELETTORALE Andrea Mantella continua ad usare la parola “onorevole” convinto che Salerno fosse «andato in Parlamento», convinto erroneamente che “onorevoli” siano solo i parlamentari. Secondo gli inquirenti «invero, le elezioni per il rinnovo del consiglio regionale (alla cui investitura consegue il titolo di “onorevole”) ebbero luogo nelle date del 28 e 29 marzo 2010, sicché prima della morte del Vallelunga era già in corso la relativa campagna elettorale».
Di una cosa Mantella è certo: «Sì, Salerno glieli ha dati i posti di lavoro, quando ha preso il potere ha rispettato i patti sia economici e sia posti di lavoro». E così c’è chi è andato a lavorare per i depuratori di Porto Salvo, di Trapani, oppure all’ospedale. E, soprattutto, quelli della “società maggiore” hanno percepito del denaro. L’equazione per Mantella non fa una grinza: «È normale, abbiamo preso i soldi sennò chi glielo faceva il favore a Nazzareno Salerno?». I patti elettorali, racconta il collaboratore, prevedono sempre delle piccole faide: «Damiano Vallelunga appoggiava Nazzareno Salerno, un’altra fazione appoggiava tipo quell’altro sindaco… quegli altri dell’altra parte lì, e quindi c’erano degli attriti, praticamente degli atti intimidatori, tipo che gli hanno bruciato le macchine, gli hanno bruciato la casa di campagna, gli hanno ammazzato qualche cavallo». Dalle intimidazioni ai rivali si passa all’attacchinaggio. In questo caso la diffusione dei manifesti era controllata dal capo clan Carmelo Lo Bianco. «Faceva anche questo – racconta Mantella –, gli regalava 4/5.000 euro a dei tirapiedi, a dei ragazzetti così, gli regalava 2/3.000 euro: “Attaccate… riempite Vibo Valentia di manifesti”. Così funziona, no?».

I “REGALINI” FUORI DAI SEGGI Il clan Lo Bianco, stando ai racconti di Mantella, voleva che si votasse per Salerno e lo faceva sapere in giro. Ma non solo, «davanti alle scuole – prosegue il collaboratore – Carmelo Lobianco ha messo sempre dei… diciamo di media età, dei ragazzi e delle persone che quando venivano quelli che noi avevamo contattato per il voto, gli dicevamo: “Mi raccomando, il voto, che poi ti faccio il regalino quando esci”». Per “scuole” si intendono gli edifici scolastici che vengono adibiti a seggi elettorali. 
Mantella fa anche i nomi di coloro che sono stati impiegati al depuratore, come premio per avere sostenuto la campagna a Salerno voluta da Vallelunga. Tra questi «al depuratore di Porto Salvo, c’è Domenico Lobianco il figlio di Carmelo Lobianco». Naturalmente sono assunzioni fittizie: «Sì. Ma sulla carta sono assunti, loro vanno solo a prendere i soldi a fine mese». Secondo gli inquirenti Le dichiarazioni del collaboratore in ordine alle assunzioni risultano perfettamente riscontrate dalle indagini condotte dal dal Ros unitamente al Comando provinciale carabinieri di Catanzaro e a quello della Guardia di finanza di Vibo Valentia. 
Alla fine della campagna elettorale, racconta Mantella, «Lo Bianco ci ha detto: “Ci sono dieci posti di lavoro e una parte di soldi, che volete il posto di lavoro o vi pigliate i soldi?”».

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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