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Mani su Tav e A3, Monorchio jr rischia il processo

ROMA Associazione a delinquere, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e tentata estorsione. Per queste fattispecie, a seconda delle singole posizioni, la Procura di Roma ha depositato gl…

Pubblicato il: 21/02/2017 – 18:12
Mani su Tav e A3, Monorchio jr rischia il processo

ROMA Associazione a delinquere, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e tentata estorsione. Per queste fattispecie, a seconda delle singole posizioni, la Procura di Roma ha depositato gli atti e chiuso le indagini nei confronti di 38 persone in merito all’inchiesta sulle cosiddette “Grandi opere”, la realizzazione della tratta Tav “Av./A.C Milano-Genova-Terzo Valico Ferroviario dei Giovi” (Alta Velocità Milano-Genova), del 6° Macrolotto dell’Autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria e della People Mover di Pisa. Per questa vicenda già nell’ottobre scorso erano state eseguito diverse misure cautelari.
Tra i diversi manager, dirigenti e imprenditori sotto accusa c’è anche Giandomenico Monorchio (figlio dell’ex ragioniere generale dello Stato, Andrea) al quale si contesta che da amministratore di una società incaricata della direzione dei lavori per la realizzazione della tratta ferroviaria Milano-Genova Terzo Valico avrebbe ricevuto promesse di utilità consistite in forniture di servizi. Nel lungo elenco stilato dal pm Giuseppe Cascini sono comprese anche una decina di società. L’atto è stato controfirmato anche anche dal procuratore aggiunto Michele Prestipino.
Tra gli indagati che saranno chiamati a spiegare anche l’ingegner Giampiero De Michelis, considerato il «promotore e organizzatore» insieme all’imprenditore calabrese Domenico Gallo. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori De Michelis avrebbe ricevuto forniture di beni o servizi in favore di società riconducibili a lui od a Gallo da parte delle ditte incaricate dal “General contractor” di costruire opere pubbliche come la tratta ferroviaria di alta velocità Milano-Genova o l’autostrada Salerno-Reggio Calabria. In cambio De Michelis, come direttore dei lavori, e nonostante la veste di pubblico ufficiale, chiudeva un occhio o tutti e due, quando bisognava vigilare sulla qualità dei materiali impiegati o sul rispetto delle consegne. E’ così che nei cantieri arrivavano betoniere in cui il «cemento sembra colla». I carabinieri del Comando Provinciale di Roma annotano nel verbale poco dopo lo stupore dello stesso Gallo nell’apprendere che il suo interlocutore credeva che i controlli sui lavori venissero svolti secondo le regole: «Ah, perché pensavi che erano…». Quello risponde: «Io sì», e Gallo chiarisce: «Nooo… non pensare… Chi pensa male fa peccato ma non sbaglia mai».

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