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"La Cenerentola" che incanta il Rendano

COSENZA È con un “incantesimo” che nella serata di venerdì 3 marzo si è aperta la 56° stagione lirico-sinfonica del Teatro Rendano di Cosenza, quello suscitato da una fiaba in musica senza tempo, c…

Pubblicato il: 04/03/2017 – 14:37
"La Cenerentola" che incanta il Rendano

COSENZA È con un “incantesimo” che nella serata di venerdì 3 marzo si è aperta la 56° stagione lirico-sinfonica del Teatro Rendano di Cosenza, quello suscitato da una fiaba in musica senza tempo, che conserva intatta la sua magia pur oltrepassando i secoli: La Cenerentola, ossia La bontà in trionfo, musicata ben duecento anni fa da Gioachino Rossini sul testo del librettista Jacopo Ferretti. Proprio in occasione del bicentenario della prima rappresentazione del melodramma al Teatro Valle di Roma – il 25 gennaio 1817 – il Rendano ha inteso omaggiare l’opera del compositore romantico affidando l’apertura della rassegna all’eroina che tra tutte quelle orbitanti nell’universo rossiniano incarna maggiormente il tema dell’incantesimo, fil rouge dell’intera stagione lirica che si chiuderà il 21 maggio con L’Elisir d’Amore di Donizetti.
Nella messa in scena curata dal regista Aldo Tarabella, accompagnata dall’Orchestra del Teatro Rendano e dal Coro “F. Cilea” di Reggio Calabria, Cenerentola rivive attraverso la voce al contempo delicata e possente del contralto Paola Gardina, e assieme a lei le arcigne sorellastre Clorinda e Tisbe (rispettivamente il soprano Giulia Perusi e il mezzosoprano Isabel de Paoli), il padre Don Magnifico (il basso buffo Clemente Antonio Daliotti) e il principe Don Ramiro (il giovane tenore cinese Li Biao). La magnificenza dell’allestimento scenico fa il paio con quella dei costumi, per l’occasione recuperati direttamente dall’archivio appartenente al noto scenografo e costumista Lele Luzzati; l’allestimento segna tra le altre cose, il ritorno alle collaborazioni del Teatro Rendano con un altro storico teatro di tradizione italiano, il Teatro del Giglio di Lucca. 
Un’atmosfera sognante ha ammantato per l’intera serata la platea del Rendano, e con essa il desiderio di vedere ancora una volta il bene scavalcare il male, le fantasie più impensabili diventare realtà. E poco importa se la scarpetta del celebre racconto di Perrault diventa uno “smaniglio” (braccialetto), se al posto della matrigna c’è un padre arrivista e prepotente, se a sostituire la fatina c’è il buon Alidoro. L’incantesimo si rinnova, ieri come oggi. E per i prossimi duecento anni.

Chiara Fazio
redazione@corrierecal.it

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