Quanto mi piacerebbe se, per un miracolo d’equità, uno degli assessori, dei consiglieri, dei funzionari della Regione Calabria che si occupano della Sanità e dei servizi ad essa collegati, magari il presidente della giunta e quello del consiglio regionale venissero in visita nella Piana di Gioia Tauro e si sentissero male. Ma così male da avere bisogno di un urgente ricovero in ospedale. Di un passaggio a un pronto soccorso. Mi piacerebbe che si trovassero a Taurianova, a Cittanova, o a Laureana, a Seminara, a Sinopoli, o, magari, a Varapodio o santa Cristina d’Aspromonte, o…, e che dovessero raggiungere in pochi minuti il Pronto soccorso – unico – di Polistena. Mi piacerebbe che lì vi trovassero, come capita spesso, tutti i sanitari impegnati, i letti e le sedie occupati. Mi piacerebbe che ci fosse maltempo e l’elisoccorso non potesse arrivare agevolmente. Mi piacerebbe che le ambulanze fossero tutte impegnate. Anche quelle private. E che le buche delle strade fossero come sempre: enormi. Tanto da rallentare ogni corsa d’automobile. Mi piacerebbe, sì, mi piacerebbe leggere nei loro occhi il terrore di soffrire, di morire. Mi piacerebbe che un familiare ululasse la propria disperazione e che il muro di gomma della (mala)sanità calabrese gliela facesse rimbalzare sui coglioni. Mi piacerebbe chiedere, il giorno del funerale, come ci si sente ad aver lasciato oltre duecentomila calabresi con una decina di ospedali chiusi o sventrati e un solo centro, quello di Polistena, sottopotenziato e mortificato. Mi piacerebbe, sì, mi piacerebbe. In memoria di mio Padre e di Tutti Coloro che non ce l’hanno fatta e sono morti. Mi piacerebbe anche poter cancellare il ricordo dell’esistenza di certo ciarpame politico locale che ha permesso, avallato e deciso la chiusura dei nostri ospedali, in cambio di chissà quali oscenità morali. Dio non li perdoni.
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