LAMEZIA TERME È la Calabria la regione italiana in cui nel 2016 sono state commesse più intimidazioni ai danni di amministratori pubblici. L’ennesimo record negativo emerge dal rapporto “Amministratori sotto tiro”, un dossier – presentato oggi alla Luiss di Roma – che Avviso Pubblico redige annualmente dal 2011.
Durante lo scorso anno l’associazione che punta a mettere in rete «enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie» ha censito 454 atti intimidatori, di minaccia e violenza rivolti a sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali, dipendenti della pubblica amministrazione. A questi numeri si vanno ad aggiungere anche 108 casi di intimidazioni rivolte agli agenti di Polizia municipale. Il dato del 2016 è stato ottenuto attraverso il monitoraggio delle notizie di stampa locali e nazionali, delle interrogazioni parlamentari e delle segnalazioni dei coordinamenti territoriali di Avviso pubblico. «Il lieve calo del 5% registrato rispetto al 2015, quando i casi censiti sono stati 479, non deve trarre in inganno. Non c’è alcuna inversione di tendenza – si legge nel report – ma, al contrario, dai numeri emerge una sorta di radicamento patologico del fenomeno. Dal 2011, anno della prima edizione del Rapporto, quando i casi censiti furono 212, minacce ed atti intimidatori sono più che raddoppiati».
CALABRIA SOTTO ASSEDIO Il 76% degli atti intimidatori rilevati da Avviso Pubblico si concentra nella macroarea che comprende il Sud e le Isole. Si tratta di 345 casi censiti, il 4% in più rispetto al 2015. E la Calabria, come già avvenuto nel 2010-11, ha superato anche la Sicilia (record negativo nel 2014 e 2015) facendo registrare il maggior numero dei casi: 87 intimidazioni (il 19% del totale nazionale) avvenute in 51 Comuni tra il Pollino e lo Stretto. Non è un caso dunque che Avviso Pubblico abbia scelto Polistena, nel Reggino, per la “Prima Marcia Nazionale degli Amministratori sotto tiro” a cui il 24 giugno 2016 hanno partecipato oltre 100 amministratori locali provenienti da ogni parte d’Italia.
I NUMERI PROVINCIA PER PROVINCIA Con gli 87 atti intimidatori censiti in Calabria nel 2016 si registra un aumento del 70% rispetto ai 51 casi del 2015. In particolare due province, Reggio Calabria e Cosenza, sono rispettivamente al primo e al terzo posto fra quelle maggiormente colpite su tutto il territorio nazionale.
«La provincia di Reggio Calabria, notoriamente cuore pulsante della ‘ndrangheta, è la più bersagliata d’Italia – si legge nel rapporto – con i suoi 32 atti intimidatori distribuiti in 16 Comuni. Nel mirino è finito soprattutto il Comune capoluogo, il più colpito a livello nazionale, reduce da uno scioglimento per infiltrazioni mafiose decretato nel 2012». Nel dossier vengono citate le lettere minatorie indirizzate al sindaco Giuseppe Falcomatà e le intimidazioni subite dall’assessore comunale ai Lavori pubblici Angela Marcianò e dal presidente del Parco nazionale dell’Aspromonte Giuseppe Bombino.
In provincia di Cosenza, invece, sono 25 gli atti intimidatori registrati nel 2016, distribuiti in 13 Comuni.
Al terzo posto c’è il Vibonese (settima provincia su scala nazionale), dove Avviso Pubblico ha censito 16 atti intimidatori in 11 Comuni.
Quindi la provincia di Catanzaro, dove nel 2016 si sono registrati 11 casi distribuiti in 8 Comuni. Nel dossier vengono citate le intimidazioni al consigliere regionale Arturo Bova, le lettere minatorie sinviate ai vertici della Lamezia Multiservizi e i mezzi adibiti alla raccolta rifiuti e al trasporto pubblico incendiati a Girifalco.
Fa eccezione in Calabria la provincia di Crotone, dove sono stati censiti “solo” 3 casi nell’arco dello scorso anno.
L’ELENCO DEI COMUNI Nella provincia di Reggio, oltre che nel capoluogo si sono registrati atti intimidatori anche Sant’Ilario dello Ionio, Siderno, Gioiosa Jonica, Gerace, Martone, Caulonia, Polistena, Melito Porto Salvo, San Pietro di Caridà, Palizzi, Bagaladi, Galatro, Rosarno, Bruzzano Zeffirio, Riace.
Nel Cosentino, invece, i casi censiti riguardano Cosenza, Rende, Villapiana, Fuscaldo, Cerchiara, Altomonte, Longobucco, Santa Maria del Cedro, Aiello Calabro, Cariati, Cetraro, Rossano, Crosia. In provincia di Vibo Valentia, oltre al capoluogo, sono citati nel dossier anche Zaccanopoli, San Gregorio d’Ippona, Briatico, Dinami, Soriano Calabro, Tropea, Ricadi, Stefanaconi, Zambrone, Cessaniti.
Nel Catanzarese le intimidazioni registrate si sono verificate a Catanzaro, Amaroni, Lamezia Terme, Sant’Andrea Apostolo dello Jonio, Chiaravalle Centrale, Girifalco, Motta Santa Lucia, Germaneto.
A Crotone, Isola Capo Rizzuto e Torre Melissa invece i casi registrati nel Crotonese.
NON SOLO MINACCE MAFIOSE «A minacciare – si legge nel dossier di Avviso Pubblico – non sono soltanto le organizzazioni criminali di tipo mafioso. Anzi, secondo quanto riportato nelle più recenti relazioni ufficiali degli organi preposti alla repressione, le cosche preferiscono ricorrere alla corruzione piuttosto che all’esercizio dell’intimidazione e della violenza. Strumenti certamente non scomparsi, ma che vengono utilizzati solo come extrema ratio».
s. pel.
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