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Chiusa l'inchiesta sulla cosca Marrazzo

CATANZARO Chiuse le indagini dell’inchiesta antimafia “Six Towns” condotta dalla Dda di Catanzaro e che lo scorso 18 ottobre portò a 36 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di capi, gregar…

Pubblicato il: 23/06/2017 – 14:45
Chiusa l'inchiesta sulla cosca Marrazzo

CATANZARO Chiuse le indagini dell’inchiesta antimafia “Six Towns” condotta dalla Dda di Catanzaro e che lo scorso 18 ottobre portò a 36 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di capi, gregari e affiliati alla cosca di ‘ndrangheta facente capo alla famiglia Marrazzo, attiva nella provincia di Crotone e con ramificazioni nella provincia di Cosenza e in Lombardia.
Sono 50 le persone alle quali i magistrati Domenico Guarascio e Fabiana Rapino, sostituti della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo, hanno notificato la conclusione delle indagini. Si tratta di Francesco Adamo, Rosario Aiello, Antonio Bibiani, Domenico Bitonti, Luigi Bitonti, Saverio Bitonti, Antonio Balconà, Ignazio Bozzaotra, Luigi Buono, Cristian Decicco, Valentino De Francesco, Salvatore De Marco, Di Biase Maria Caterina, Giovanni Di Certo, Maurizio Fontana, Saverio Gallo, Antonio Guzzo, Davide Iannice, Mationo Iona, Fabio Lopez, Giovanni Madia, Agostino Marrazzo, Giovanni Marrazzo, Giovannino Mosca, Angelo Oliveri, Carlo Oliverio, Francesco Oliverio, Vincenzo Oliverio, Naim Ben Monji Ouni, Silvana Pagliaro, Antonio Parise, Rosario Parise, Mario Rizza, Francesco Rocca, Francesco Salerno, Antonio Serra, Giovanni Spadafora, Giovanni Spina Iaconis, Ilario Spina Ianconis, Pasquale Talarico, Pietro Tassone, Pasquale Torromino, Antonio Tursi, Benedetto William Urso, Carmine Ventrone, Giovanni Battista Lombardo.
Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, omicidio, detenzione illegale di armi da fuoco, tentata estorsione, estorsione, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
L’ASSOCIAZIONE MAFIOSA L’associazione mafiosa appartenente al locale di Belvedere Spinello, con le ‘ndrine distaccate di Rocca di Neto, Caccuri, Castel Silano, San Giovanni in Fiore, Cerenzia, è attiva nella Val di Neto, nel territorio Crotonese. Al vertice della cosca vi sono Agostino, Giovanni e Sabatino Marrazzo, collocati nella cosiddetta Società maggiore con la dote di “santisti”. Referente della ‘ndrina, secondo gli inquirenti, è Agostino Marrazzo che dirige anche le attività criminali degli altri sodali, un’attività che divide con Giovanni, detto “Giannino” insieme al quale si relaziona, tra le altre cose, anche per risolvere problemi territoriali legati alla sfera di influenza delle varie consorterie. Ruolo di “contabile” della cosca fino al 2010 è stato ricoperto da Sabatino Marrazzo il quale avrebbe parte attiva nelle strategie finanziarie del sodalizio grazie a conoscenze personali all’interno degli organi istituzionali. Sabatino Marrazzo si sarebbe attivato concretamente anche nelle riunioni con esponenti di altre cosche del crotonese per realizzare società destinate al controllo delle fonti di energie rinnovabili nella provincia di Crotone.
A dare man forte alle attività finanziarie della cosca vi è Giovanni Battista Lombardo che avrebbe gestito operazioni economiche nell’interesse del gruppo criminale. Accusato di essere partecipe dell’associazione anche Rosario Antonio Aiello, sostituto commissario della Polizia in servizio alla Questura di Crotone. È accusato di avere comunicato ai sodali notizie coperte da segreto d’ufficio, garantendo in una occasione lo stato di irreperibilità di Francesco Oliverio. In altre occasioni aveva avvertito la cosca circa imminenti operazioni a loro carico.
GLI OMICIDI Francesco Oliverio, oggi collaboratore di giustizia, e Pietro Tassone sono accusati dell’omicidio di Tommaso Misiano e Gaetano Benincasa fatti fuori il 18 luglio 2008 a Rocca di Neto all’interno di un bar, con una pistola 9 X 21. Quattro colpi d’arma da fuoco attingevano mortalmente le vittime. Il movente: mantenere l’egemonia della cosca da parte di Oliverio.
A Marrazzo Agostino viene contestato l’omicidio di Franco Iona, avvenuto nel 1999 a Belvedere Spinello. Omicidio avvenuto per predire gli attacchi che Iona avrebbe progettato a danno di Marrazzo e di altri affiliati. La vittima venne raggiunta da due colpi mortali di fucile calibro 12. A Francesco Oliverio e Antonio Blaconà viene contestato l’omicidio di Antonio Silletta avvenuto il 30 dicembre 2006. Oliverio avrebbe comandato il delitto perché Silletta non riconosceva la sua leadership. Blaconà avrebbe attirato la vittima in un tranello uccidendola con due colpi di fucile calibro 12 a canne mozze.
Sempre al collaboratore Oliverio viene imputato l’omicidio di Vittorio Salvatore Ferraro, ucciso sotto la sua abitazione il 26 agosto 2006 perché recalcitrante rispetto al cambio al vertice del locale di Belvedere Spinello.
Il 29 agosto 2006 a San Giovanni In Fiore veniva fatto fuori Paolo Conte. Lo aveva deciso Francesco Oliverio per uno scambio di favori con il locale di Petilia Policastro. Niente armi questa volta ma la ferocia di colpi sulla testa con il manico di un’ascia. Il corpo è stato poi bruciato.
È sempre Oliverio che si accolla, come mandante, l’omicidio di Giuseppe Loria, avvenuto il 3 settembre 2005. Condotto in un luogo isolato sparato in testa e gettato in un burrone. Scopo dell’omicidio: l’affermazione del potere intimidatorio del mandante poiché Loria era accusato di agire in maniera autonoma rispetto al vertice del locale.

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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