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Regione, i desideri di Gentile agitano il centrodestra

REGGIO CALABRIA Dicevano che si sarebbe fatto da parte con discrezione, che avrebbe ceduto l’incarico senza fare storie, che desiderava fare semplicemente il consigliere. E invece no: Pino Gentile vu…

Pubblicato il: 04/07/2017 – 11:45
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Regione, i desideri di Gentile agitano il centrodestra

REGGIO CALABRIA Dicevano che si sarebbe fatto da parte con discrezione, che avrebbe ceduto l’incarico senza fare storie, che desiderava fare semplicemente il consigliere. E invece no: Pino Gentile vuole tenersi la poltrona di vicepresidente di Palazzo Campanella fino alla fine della legislatura e non sembra intenzionato a cambiare idea. I piani di Forza Italia, dunque, si complicano e non poco, tra difficoltà interne irrisolte e la nuova “grana Gentile”, che pone il problema dei rapporti con Ncd. Il rinnovo dell’Ufficio di presidenza del consiglio regionale è previsto per la prossima settimana. Ma per capire meglio la posta in gioco dobbiamo fare un balzo all’indietro fino al 2015, ai tempi in cui i rapporti tra il centrosinistra di Oliverio e gli alfaniani erano all’insegna della non-opposizione. Un’alleanza tacita che aveva prodotto, malgrado Ncd potesse contare solo su tre consiglieri, l’elezione di Gentile alla vicepresidenza grazie ai voti decisivi della maggioranza. Per Forza Italia, il gruppo d’opposizione numericamente più forte, l’incursione di Oliverio in una decisione che, per prassi, spetta alla minoranza era stata percepita come una vera e propria scorrettezza istituzionale. Mimmo Tallini, designato dagli azzurri per quell’incarico, non ha mai digerito lo sgarbo. Il rinnovo, dunque, potrebbe rappresentare l’occasione per il suo riscatto, anche perché, nel frattempo, i rapporti tra Pd e Ncd sono cambiati. A Catanzaro gli alfaniani di Pietro Aiello e Baldo Esposito hanno siglato una vittoriosa alleanza con il centrodestra di Abramo (e quindi con Fi), mandando in soffitta il patto di non belligeranza alla Regione. Non considerare i desideri di Gentile, dunque, potrebbe compromettere i rapporti tra due forze mai così vicine fino a oggi. E questo i forzisti lo sanno bene.

FERRO O TALLINI? Il problema, però, non è solo Gentile. Perché anche in Fi le idee non sono chiare, tutt’altro. «Sì, Tallini deve essere in qualche modo “ripagato” dopo il doppio gioco subito a inizio legislatura, ma come la mettiamo con Wanda Ferro?», spiega uno dei maggiorenti azzurri. Il nodo, non facile da sciogliere, è proprio questo: come escludere dalla vicepresidenza l’ex candidata governatrice, ingiustamente esclusa da una legge-truffa dal consiglio regionale, per due anni e mezzo costretta a reclamare i propri diritti tra Tar e Corte costituzionale, e infine riammessa a Palazzo Campanella senza uno straccio di incarico istituzionale né un posto in una delle cinque commissioni? I rapporti tra Tallini e Ferro sono sempre stati ottimi, ma entrambi vogliono andare fino in fondo per ottenere quel che, a loro modo di vedere e in circostanze diverse, gli è stato tolto. Serve, insomma, una mediazione politica, di partito.
Ieri il coordinamento di Fi, riunito a Lamezia, ha raggiunto un accordo di massima sul modo di procedere, cioè con una candidatura unitaria, ma non sul nome. Jole Santelli, la coordinatrice calabrese dei berlusconiani, ha quindi deciso di affidare la mediazione ai due capigruppo di Fi e Casa delle libertà, Alessandro Nicolò e Francesco Cannizzaro. Il tempo stringe, per questo i primi incontri dovrebbero avvenire da qui a qualche giorno. Ma non è detto che la risoluzione della contesa risolva tutte le tensioni nel centrodestra. Anche Mario Magno, subentrato da qualche mese a Nazzareno Salerno (arrestato nell’ambito dell’operazione “Robin Hood”), reclama spazio: pure lui ambisce alla vicepresidenza, ma potrebbe anche “accontentarsi” di uno dei due posti da segretario-questore riservati alla minoranza. Quella casella, però, è attualmente occupata da Giuseppe Graziano (Cdl), che non ci pensa nemmeno a ritornare a fare il consigliere “semplice”. Senza contare che, se la vicepresidenza dovesse andare a Fi, le altre postazioni dovrebbero essere ripartite tra gli altri gruppi d’opposizione.        

MAGGIORANZA IN SONNO Ma l’attivismo (finora inconcludente) del centrodestra non fa il paio con quello del centrosinistra. Dalle parti del Pd, in sintesi, è tutto fermo. Le certezze sono poche. Una di queste è la riconferma del presidente Nicola Irto, a cui sono state anche perdonate le dichiarazioni critiche nei confronti dei colleghi di maggioranza pronunciate all’indomani dello scandalo sul tentativo, fallito, di ripristinare forme di vitalizio per i consiglieri regionali («un progetto di legge né prioritario, né utile»). L’altro punto fermo riguarda la “non interferenza” del Pd rispetto alle scelte della minoranza. Una neutralità ribadita da tutti i capigruppo di maggioranza durante l’ultima riunione e suggellata dallo stesso Oliverio. Per il resto, tanti punti interrogativi. Giuseppe Neri, il segretario-questore del centrosinistra, dovrebbe essere riconfermato, mentre non è ancora chiaro il destino di Francesco D’Agostino, che nel luglio 2016 si è “autosospeso” dalla vicepresidenza dopo essere stato accusato (operazione “Alchemia”) di essere il prestanome di un’azienda in realtà di proprietà di un clan della Piana di Gioia Tauro. Tutti, nel Pd e gruppi satelliti, aspettano una indicazione di massima di Oliverio. Che finora ha preferito il silenzio.

Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it 

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