Da Franco Germanò, ex assessore ai lavori pubblici della Giunta Scopelliti, oggi Commissario del Movimento nazionale per la sovranità, in merito al nostro servizio “Reggio, gli amici al bar e i lavori pubblici”, riceviamo la precisazione che segue:
È da premettere, preliminarmente, che l’incontro è avvenuto nella mattinata del 18 luglio scorso, quindi in una data che non è certamente compatibile (essendo anteriore di molti giorni alla revoca dell’assessore Marcianò) con la prospettata ipotesi, evidentemente diffamatoria, che si stesse discutendo su come «incrociare una figura idonea a sostituire la Marcianò nel delicato settore dei lavori pubblici».
Da una testata giornalistica che ho sempre ritenuto seria, affidabile e puntuale nella verifica di qualunque notizia “giunta” in redazione, mi sarei atteso che, prima di tracciare ipotesi fantasiose e calunniatrici della mia storia personale e politica, avesse proceduto a una attenta e scrupolosa ricerca dei motivi di tale incontro e del perché lo stesso sia avvenuto in un bar.
Informo, infatti, il direttore e l’intera redazione del giornale di essere dipendente della Regione Calabria, e più precisamente sono funzionario tecnico presso il settore “Gestione e valorizzazione del patrimonio immobiliare”, sede di Reggio Calabria. Per ragioni legate alla mia attività, era sorta la necessità di un approfondimento legato alla possibile concessione, con le procedure previste dal Regolamento approvato dalla giunta regionale, di una parte dei locali del Ciapi di Catona, di proprietà della Regione Calabria. Il tutto in una logica di complessiva valorizzazione di quell’immobile, da anni lasciato al degrado e all’incuria e rispetto al quale si sta lavorando in sinergia tra la parte tecnica (appunto il mio ufficio) e la parte politica per provare a definire un percorso che possa consentire una migliore e più efficace fruizione di quegli spazi, anche in relazione a ipotesi di future destinazioni d’uso. Ed è solo per questo motivo, per analizzare cioè lo stato dell’arte, che nella mattina del 18 luglio avviene l’incontro “incriminato” che si svolge in quel bar perché, assieme ad altri colleghi, mi trovavo a svolgere un sopralluogo nei locali, anche essi abbandonati da anni, dell’ex Autoparco in Via S. Caterina, situati proprio accanto al bar in questione.
Solo successivamente giunse, e non certo per incontrare me, Nino De Gaetano. Questi i fatti rispetto ai quali naturalmente esistono prove testimoniali e fattuali. Resta l’amarezza per vedere infangato il proprio nome con insinuazioni di bassa lega nel mentre, invece, svolgevo con scrupolosità il mio dovere d’ufficio. Per me parlano i miei trascorsi, la mia vita, i miei valori e non è consentito ad alcuno di provare a spargere dubbi e veleni. L’indignazione è tanta, al pari della consapevolezza che per me la politica è da sempre un impegno da onorare alla luce del sole, senza inciuci e nel rispetto dei ruoli.
Franco Germanò
In attesa di ospitare, qualora arrivassero, anche le versioni di Romeo e De Gaetano, qualche asettica considerazione su quella sopra esposta da Germanò. Prendiamo atto che era, quello al bar, l’incontro tra un funzionario della Regione Calabria e un amministratore regionale, poi allargato a un mancato assessore regionale e a un mancato consigliere comunale. Di solito gli incontri di lavoro si svolgono negli uffici ma effettivamente nell’attuale stagione per esaminare le pratiche di lavoro si promuovono incontri nei bar, al ristorante, dentro una pompa di benzina, in qualche agriturismo. Insomma, i tempi cambiano.
Prendiamo atto anche che i funzionari della Regione Calabria non interloquiscono con gli assessori regionali ma con i consiglieri, o almeno con quelli che “tessono” i rapporti attorno al governatore. Non ci risulta, infatti, che Sebi Romeo, oltre al ruolo di capogruppo regionale del Pd, abbia anche la delega al patrimonio immobiliare. Men che meno riteniamo abbiano competenza in materia gli altri due “casuali” commensali, Nino De Gaetano in primis. Ma questi sono affari del presidente Oliverio e del vicepresidente Viscomi, che ci risulterebbe essere delegato al patrimonio immobiliare dell’ente Regione.
Tranquillizziamo, invece, Franco Germanò sulle intenzioni che animano l’articolo: non si vuole diffamare nessuno, solo legittima curiosità professionale. Ci imputa, nella sua lettera, di avere ecceduto in “fantasia”. Siamo colpevoli dell’esatto contrario: la nostra pur non limitata fantasia non si era spinta fino al ritenere che quello immortalato nella foto fosse un incontro di lavoro tra un dirigente regionale, dal robusto impegno politico nella destra, e il capogruppo del maggior partito di centrosinistra alla Regione.
(Pa.Po.)
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