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L’ultimo giro di giostra del trio delle meraviglie

Di solito si dice che l’unione fa la forza. Non in Calabria e non nel Pd calabrese. Qui l’unione fa la debolezza, l’ipocrisia, la doppiezza, il tradimento dei patti con gli elettori e con i cittadi…

Pubblicato il: 16/08/2017 – 17:28
L’ultimo giro di giostra del trio delle meraviglie

Di solito si dice che l’unione fa la forza. Non in Calabria e non nel Pd calabrese. Qui l’unione fa la debolezza, l’ipocrisia, la doppiezza, il tradimento dei patti con gli elettori e con i cittadini. Qui l’unione punta solo alla conquista di un potere effimero, destinato a durare, se durerà, una manciata di mesi.
Poi saranno spazzati via i Magorno, gli Oliverio, i Romeo e quanti con loro sottoscrivono in queste settimane l’ultimo accordo. E come loro verranno spazzati via i tanti eunuchi della politica: troppo vili sia per sottoscrivere un accordo di potere che per tentare di contrastarlo. Così nella Calabria dei primati orribili, qualcuno giochicchia a fare il presidente di una giunta regionale evaporanda e qualcun altro il segretario regionale di un partito diventato punto di riferimento per le peggiori oligarchie degli affari.
Chi non giochicchia affatto è la massomafia, mai così padrona del campo, e chi, presiedendo un gruppo consiliare che sforna pietanze precotte altrove, detta le regole del gioco fruendo di un’autoreferenzialità inspiegata solo perché inspiegabile, almeno con le parole della politica. Coniglio Mannaro, al secolo Ernesto Magorno, dopo mesi passati a ordire trappoloni contro Oliverio adesso firma con lui un accordo di potere che dovrebbe garantirgli la vittoria in qualche congresso provinciale e la tutela della poltrona di segretario regionale. Oliverio ci sta, nella misura in cui  tenere in piedi un partito fantoccio gli consente di avere copertura alla sua poco raccomandabile conduzione dell’Ente che ormai gestisce in maniera assolutamente sganciata da ogni rappresentazione democratica.
E intanto ecco la Calabria che ci consegnano, stando solo alle ultime performance a loro ascrivibili: mare sporco, denaro pubblico sprecato, ulteriore accentramento burocratico in capo a due o tre fedelissimi che ormai, tra direzioni generali e commissariamenti vari, gestiscono da soli i quattro quinti delle competenze regionali. E ancora, contenzioso con le Province fuori controllo, paralisi degli enti strumentali, interventi a pioggia nel settore della cultura dove tutto va bene ma solo nella misura in cui va bene a “madama la marchesa”.
Aprire il libro del consiglio regionale riserva anche sorprese peggiori. Tutti si attendevano una sessione speciale per far luce sulle gravi accuse del consigliere Orlandino Greco, secondo le quali vengono alterati i risultati del voto dei consiglieri. E poi c’e’ da rinnovare lo scadutissimo Ufficio di Presidenza. E invece? Invece si finisce sui giornali di mezzo mondo per avere l’Assemblea più festaiola di sempre: 73 giorni di ferie al netto di quelli già trascorsi a non fare un… niente. Al punto che anche dalla segreteria nazionale del Pd arrivano critiche su una vacanza infinita, mal digeribile in tempi di lotta ai vitalizi e ai costi della politica. Un dato, le critiche della direzione nazionale del Pd, che da solo dovrebbe spingere Coniglio Mannaro a togliere il disturbo, visto che da Roma vedono, e censurano, quel che lui da Diamante non vede e tollera. E tollera anche altro con una disinvoltura capace di rincretinire pure Einstein, basta pensare al voto di scambio di Amantea o ai voti passati sottobanco dal Pd per salvare la giunta di centrodestra a Lamezia Terme, in sede di approvazione del bilancio.
Ma sì, lasciateglielo fare questo ultimo giro di giostra al trio delle meraviglie, che si dilettino un altro poco sulla pelle dei calabresi. Magorno col suo Big Jim con pisello al peperoncino e testa di Luca Lotti. Oliverio mentre, novello Guglielmo Tell, tende l’arco e prende la mira… ma non trova nessuno disposto a mettersi sulla testa non tanto una mela ma neanche una zucca gigante. Seby Romeo a battere un “ciak si gira” dietro l’altro, assiso alla poltrona che fu di Francis Ford Coppola.
Una compagnia di giro che pare abbia ispirato il miglior De Andrè:

“Alta sui naufragi
dai belvedere delle torri
china e distante sugli elementi del disastro
dalle cose che accadono al disopra delle parole
celebrative del nulla
lungo un facile vento
di sazietà
di impunità”.

 

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