Crac Tesi, assolto Perugini
COSENZA Assoluzioni e una pioggia di riduzioni di pena. Sono gli esiti della sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro sull’inchiesta sul crac della società Tesi di Cosenza che vedeva sul banco deg…

COSENZA Assoluzioni e una pioggia di riduzioni di pena. Sono gli esiti della sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro sull’inchiesta sul crac della società Tesi di Cosenza che vedeva sul banco degli imputati tra gli altri anche l’ex sindaco di Cosenza, Salvatore Perugini. Ed è proprio l’ex inquilino di Palazzo dei Bruzi ad uscire completamente “pulito” da tutti i capi d’accusa a lui addebitati. Per Perugini, infatti, i giudici d’Appello hanno decretato l’assoluzione piena anche dell’ultimo capo d’imputazione per il quale – in primo grado – l’ex primo cittadino si era visto dichiarare la prescrizione a differenza degli altri per i quali già era stato assolto.
Invece si sono visti ridurre la pena Filomena Pometti, l’assessore dei Lavori pubblico di Cosenza Michelangelo Spataro, Francesco Capocasale, Michele Montagnese, Gianluca Bilotta e Luigi Vacca. A loro i giudici della corte d’Appello hanno combinato una condanna a 2 anni e 4 mesi. Pena ridotta a due anni e due mesi di reclusione per l’assessore al Bilancio di Cosenza Luciano Vigna, Antonio Gargano e Antonio Viapana.
Mentre a Filomena Pometti, Michelangelo Spataro, Francesco Capocasale, Michele Montagnese, Gianluca Bilotta e Luigi Vacca i giudici d’Appello hanno revocato la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per la durata di cinque anni.
Arriva anche la conferma delle assoluzioni già decise dal giudice di primo grado per Nicola Costantino, Renato Pastore, Saverio Fascì, Francesca Gaudenzi, Pietro Macrì e Pasquale Citrigno.
IL CRAC DI TESI Nell’inchiesta, condotta dalla Procura di Cosenza, si sosteneva che gli imputati – a vario titolo – avrebbero causato in concorso fra loro il fallimento della società Tesi. Secondo l’accusa, in particolare gli imputati nelle loro funzioni di componenti del consiglio di gestione e del consiglio di sorveglianza dell’azienda avrebbero omesso di adottare le misure obbligatorie previste dall’articolo 2447 del codice civile, in presenza di perdite che si sarebbero verificate nel 2004, 2005 e 2006. Inoltre, avrebbero provocato il dissesto della società, commettendo il delitto di false comunicazioni sociali e, uno degli imputati avrebbe distratto i beni del patrimonio sociale. Tesi ha chiuso i battenti con un passivo fallimentare pari a oltre 4 milioni e mezzo di euro e stando alle accuse, gli indagati nelle suddette qualità, individualmente e collegialmente, con dolo e per effetto di operazioni dolose, con condotte commissive ed omissive ne sarebbero stati gli artefici. Ora, dopo la sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro, non è escluso il ricorso in Cassazione. Soltanto con la decisione della Suprema Corte si potrà mettere la parola fine su questa triste vicenda.
A difendere gli imputati c’erano tra gli altri gli avvocati Pietro Perugini, Nicola Carratelli, Ugo Celestino, Ninì Feraco, Vincenzo Adamo, Pierpaolo Principato, Sergio Sangiovanni, Mario Bonavita, Aurelio Sicilia, Giuseppe Muscolino e Felice Foresta.