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Gratteri: «I clan cogestiscono interi pezzi della Calabria»

La lezione del procuratore capo di Catanzaro al master di Intelligence dell’Unical. «Ora è la ‘ndrangheta a decidere sindaci e comporre liste. È necessario cambiare le norme. Contatti con il terror…

Pubblicato il: 18/04/2018 – 17:13
Gratteri: «I clan cogestiscono interi pezzi della Calabria»

RENDE La ‘ndrangheta è stato un fenomeno poco compreso fino all’operazione “Crimine” del 2010, non solo per la sottovalutazione dello Stato ma anche perché l’organizzazione criminale ha sempre cercato punti di contatto con le istituzioni. Lo ha affermato, è scritto in una nota, il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri nel corso di una lezione al Master in Intelligence dell’Università della Calabria.
Infatti, a differenza della mafia, che si è posta in condizione di sfida, ha aggiunto, «la ‘ndrangheta ha ricercato reciproci vantaggi. Il salto di qualità – ha proseguito – è avvenuto con la Santa, che ha consentito di intensificare i contatti con il potere, attraverso logge massoniche deviate non riconosciute dalle organizzazioni ufficiali. In questo modo la ‘ndrangheta, si è potuta sostituire al potere legale, condizionando la partecipazione elettorale e la vita amministrativa, in una sorta di cogestione della cosa pubblica che riguarda gran parte della nostra regione». Gratteri ha quindi evidenziato che le leggi Bassanini emanate negli anni 90 per semplificare l’attività amministrativa eliminando i
controlli esterni, hanno fatto proliferare la mafia. «Adesso – ha ricordato – è direttamente la ‘ndrangheta in diversi casi che decide i sindaci e compone le liste, perché l’organizzazione vota e fa votare in quanto ha bisogno di gestire e avere consenso». In merito ai Comuni sciolti per mafia, Gratteri ha sostenuto che «la legge non è assolutamente adeguata e va cambiata prevedendo commissari a tempo pieno con poteri straordinari tali da licenziare i dipendenti e annullare le gare d’appalto. Le norme devono cambiare fino a quando non sarà più conveniente delinquere».
Rispondendo alle domande degli studenti, Gratteri ha poi parlato del punto debole dei porti, dove passa gran parte della cocaina. Per esempio, ha detto, «Rotterdam ha 17 chilometri di banchina e Santos in Brasile 35: in condizioni del genere, viste le dimensioni, la corruzione dilaga. L’anno scorso sono state sequestrate 8 tonnellate di cocaina nel porto di Gioia Tauro, dove quattro famiglie pretendono il 20% del valore della cocaina che transita. I sequestri sono stati possibili perché in Italia ci sono leggi appropriate e si svolgono indagini specifiche».
Alla domanda di come si contrasti il crimine all’estero, Gratteri ha evidenziato che l’Unione Europea è piena di esponenti della ‘ndrangheta perché non c’è uniformità nella legislazione. Ha poi dato la sua interpretazione al bisogno di mafia che sembra emergere dai territori e da alcuni settori dell’economia. Per il procuratore «non è solo richiesta di protezione ma anche desiderio di arricchimento personale e di potere».
CONTATTI CON IL TERRORISMO «Non ci sono indagini significative dalle quali emergano contatti, perché la mafia non ha alcuna convenienza a stabilire collegamenti con il mondo del fondamentalismo islamico, al cui contrasto sono concentrate le polizie di tutto il mondo». Così il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ha risposto ad una domanda degli studenti dell’Università della Calabria in merito ad eventuali rapporti tra ‘ndrangheta e terrorismo.

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