CATANZARO Il racconto di un dramma personale e familiare e di una somma ingiustizia sul piano umano e politico, e poi l’orgoglio socialista che non tramonta mai. Emoziona e appassiona la presentazione del libro “Non vergognatevi di me” (“Sono innocente”) del giornalista e scrittore Antonio Chieffallo, che ha voluto ripercorrere l’odissea del papà Leopoldo, già presidente della Provincia di Catanzaro e assessore regionale, arrestato nel 1993 nell’ambito di un’inchiesta sulla famosa “strada che non c’è”, la Medio Savuto e infine scagionato dopo quattro anni di tormenti giudiziari, politici, e soprattutto personali.
UNA STORIA ESEMPLARE Un libro sicuramente scomodo, duro ma anche molto intenso, quello di Antonio Chieffallo, che si snoda sul doppio crinale dell’aspetto familiare e di quello politico con un inevitabile intreccio dei due elementi che caratterizza anche il dibattito, svolto nella sala consiliare della Provincia di Catanzaro e moderato dal docente universitario Nicola Fiorita, che come Antonio Chieffallo si pota dentro una struggente storia personale e familiare. C’è anche, in sala, il protagonista, Leopoldo Chieffallo, storico sindaco di San Mango d’Aquino ma in passato leader del Psi calabrese, presidente della Provincia di Catanzaro dal 1985 al 1990 e poi assessore regionale: una carriera politica destinata a traguardi ancora più alti ma drammaticamente interrotta il 20 dicembre di 25 anni fa con un arresto che si inevitabilmente si inquadra nel contesto di quel tempo, l’indistinto “tintinnar delle manette” e l’altrettanto indistinto furore giudiziario, mediatico e popolare che si porta via tutti, colpevoli e però anche innocenti.
L’OMAGGIO POLITICO A stento trattiene le lacrime, Leopoldo Chieffallo, nel ricevere l’abbraccio di tanti compagni socialisti e colleghi politici convenuti per l’occasione e soprattutto nel ricevere dalle mani dell’attuale presidente della Provincia, Enzo Bruno, una targa omaggio. «A 35 anni di distanza Leopoldo Chieffallo – rimarca Bruno portando anche i saluti del governatore Mario Oliverio – qui è ancora il presidente, significa che ha lasciato il segno ed è amatissimo, del resto le tracce della sua azione sono ancora concrete. Leopoldo è una persona perbene la cui storia ci porta a riflettere sul tema degli errori giudiziari e dei guasti della logica dello “sbattere il mostro in prima pagina”, anche se – spiega Bruno – qualcosa sta cambiando su questo versante».
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IL CONFRONTO Il dibattito entra nel vivo con l’introduzione di Fiorita, che evidenzia il coraggio di Antonio Chieffallo nel realizzare un libro dalle mille suggestioni, a partire dal titolo, che riprende un appunto – “Non vergognatevi di me, sono innocente!” – che il padre Leopoldo indirizzò alla sua famiglia dal carcere. «Il libro – aggiunge Fiorita – è un diario intimo ma anche una finestra su un’intera stagione politica, ma a me preme evidenziare soprattutto l’enorme conflitto interiore che vive Antonio Chieffallo, cresciuto con l’ideale della giustizia ma che vede il padre colpito dalla deriva di un certo modo di fare giustizia». Antonio Chieffallo, anch’egli omaggiato con una targa dal Bruno, spiega i motivi che l’hanno portato a scrivere un testo così impegnativo: «Il dramma che abbiamo vissuto con la mia famiglia è un dramma umano ma anche politico, di portata esistenziale perché non solo venne colpito un innocente ma venne distrutto il sogno socialista con il quale sono cresciuto. E il mio intento è anche far riflettere i lettori sul rischio della gogna, che oggi, con l’uso distorto dei social, ha assunto contorni ancora più violenti».
LE TESTIMONIANZE Com’era prevedibile, la riflessione portata avanti dai vari relatori allarga i confini del confronto al tema dei complicati rapporti tra politica e magistratura. L’avvocato Aldo Casalinuovo, figlio del “padre nobile” del Psi calabrese Mario, già ministro e stella polare e morale per tanti socialisti di Calabria compreso Chieffallo, si dice «colpito dal titolo, che esprime la forza di Leopoldo di rivendicare la sua storia, e colpito da un aspetto particolare che nel libro emerge chiaramente, cioè la cattiveria, con la descrizione di questo blitz in una casa nel periodo di Natale e del poliziotto che ai Chieffallo fa domande con tono di sfida. E poi – spiega Casalinuovo – in sottofondo c’è il tema della debolezza della politica, tema quanto mai attuale oggi». Tuona Saverio Zavettieri, più volte parlamentare del Partito socialista e compagno di viaggio di Leopoldo Chieffallo: «La sua – rimarca – è stata la cronaca di un arresto annunciato, perché in quel tempo c’era la caccia ai socialisti calabresi per indebolire tutti i socialisti. La sua storia è illuminante soprattutto oggi perché c’è in Parlamento una maggioranza giustizialista che va arginata. La riforma della giustizia la deve fare il potere legislativo altrimenti – osserva Zavettieri – si rischia di comprimere la giustizia e quindi la democrazia». E infine l’avvocato Giancarlo Pittelli, che fu nel pool difensivo di Leopoldo Chieffallo: «Il libro è la testimonianza di una vicenda umana, che Antonio racconta con un dolore che non è unito alla rabbia, ed è un suo merito, ma è anche la testimonianza di un’epoca, perché – afferma Pittelli – il 1993 è stato lo spartiacque tra civiltà e barbarie con l’abbandono della cultura della giurisdizione a causa di un perverso intreccio tra certa magistratura e certa stampa».
IL SALUTO DI CHIAFFALLO A chiudere, un commosso Leopoldo Chieffallo, che ha ringraziato tutti i presenti osservando: «La mia è una storia personale ma è anche una storia politica, la storia di una visione dello sviluppo della Calabria e dell’area centrale della Regione, bruscamente e ingiustamente interrotta».
a. cant.
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